Un iceberg per la sanità
ALMENO QUATTRO MILIONI DI ITALIANI CON DIABETE E UN MILIONE DI ‘INVISIBILI’
UNA SORTA DI ICEBERG, con una vasta area ancora sommersa. Le persone con diagnosi di diabete in Italia, infatti, “al momento sono poco più di 4 milioni. Si tratta di pazienti noti, che corrispondono - in base all’ultima rilevazione che abbiamo fatto - al 6,7% della popolazione. Ma si stima che per ogni 2-3 diabetici noti, ve ne sia uno non noto. Questo vuol dire che c’è almeno un altro milione di persone con valori glicemici che li qualificherebbero come diabetici ma che ancora non lo sa”. A guidarci alla scoperta di questa malattia complessa, e delle novità per il suo trattamento, è Agostino Consoli, presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), ordinario di Endocrinologia presso il dipartimento di Medicina e scienze dell’invecchiamento dell’università G. d’annunzio di Chieti. La forma più diffusa di diabete, il tipo 2, specialmente all’esordio “può essere completamente asintomatica. Il soggetto non avverte nulla. Per cui, a meno che non si sottoponga a misurazione della glicemia o dell’emoglobina glicata, non se ne accorgerà. Questo è il motivo per cui nelle persone che non presentano familiarità o fattori di rischio importanti, sopra i 40 anni si consiglia di effettuare un controllo della glicemia almeno una volta ogni 2-3 anni”, raccomanda l’esperto.
Ma come ha influito Covid-19 sulle nuove diagnosi? “Intanto diciamo che per il diabete di tipo 2 qualche mese di ritardo nella diagnosi sostanzialmente non muta il decorso della malattia. Tanto che non possiamo dire quasi mai con certezza da quanto tempo si è sviluppata la malattia. Ma, detto questo, Covid-19 ha avuto un impatto devastante sul follow up delle persone con diabete, esattamente come sul follow up di tutte le persone con malattie croniche. Patologie che sono state spazzate via da una malattia trasmissibile e acuta che ha soppiantato l’interesse e assorbito le risorse del sistema sanitario. Abbiamo perso un buon
60% delle prestazioni ambulatoriali, ma a oggi le abbiamo recuperate quasi completamente”. Se il tipo 2 riguarda il 90% dei casi, un 8-10% di pazienti è affetto da diabete di tipo 1. Una patologia che esordisce spesso in età pediatrica ma può manifestarsi anche in seguito. Quali sono i sintomi? “Il soggetto inizia a dimagrire, a bere molto e a urinare copiosamente. Diabete, infatti, vuol dire ‘passare attraverso’, e - spiega Consoli - si riferisce all’emissione di urine. Diabete mellito vuol dire emissione abbondante di urine dolci”. Fino a 100 anni fa era una malattia mortale: “Il diabete di tipo 1 non trattato porta alla chetosi, l’utilizzo eccessivo di grassi invece che di zuccheri. E ciò acidifica il sangue”. Con una serie di spiacevolissime conseguenze.
Da quando è stata scoperta l’insulina “il diabete di tipo 1 è diventata una malattia che si cura, in maniera sempre più efficace”. Dalla ricerca sono arrivate, infatti, “insuline sempre più efficienti ed efficaci, con una somministrazione più semplice e pratica. Sono arrivate anche tecnologie e dispositivi in grado di assicurare una somministrazione continua e mirata: raccogliendo i dati di sensori che misurano in continuo la glicemia nel sottocute, oggi alcuni modelli di microinfusore di insulina sono in grado di regolare l’infusione sulla base dei livelli di glicemia. E, dopo anni di attesa, siamo vicini ormai a una sorta di pancreas artificiale. E’ vero, dobbiamo comunque informare il sistema di quanti carboidrati stiamo mangiando o se facciamo attività fisica intensa, ma si tratta di un enorme passo avanti tecnologico, specie per quanto riguarda la riduzione del rischio di ipoglicemie”.
L’ipoglicemia è una delle più frequenti complicanze del trattamento farmacologico del diabete: si tratta di un rapido abbassamento dei livelli di glucosio nel sangue, più frequente nell’ora prima di pranzo e nella parte centrale della notte. I sintomi includono palpitazioni, tremore, ansia, giramenti di testa, confusione, fino alla perdita di conoscenza.
Covid-19 ha avuto un impatto devastante sul follow up delle persone con diabete, esattamente come sul follow up di tutte le persone con malattie croniche. Soppiantando l’interesse e assorbendo le risorse del Ssn”
Ma quanto costa un paziente con diabete di tipo 2? “Dipende molto dal tipo di terapia, tenendo conto che il costo comprende, oltre al farmaco, anche il monitoraggio della glicemia, le visite, gli esami e lo screening per le varie complicanze. L’ultima analisi dei costi ha calcolato che, circa 10 anni fa, un soggetto con diabete di tipo 2 senza complicanze costava intorno a 2.500 euro all’anno, ma in caso di complicanze la spesa incrementava in proporzione al numero di quelle presenti”. In questo costo solo una percentuale modesta, 7-10%, è imputabile al farmaco: la spesa maggiore “è quella per il ricovero in ospedale, seguono le visite di controllo e le complicanze”, assicura il presidente Sid.
“Se la glicemia alta non fosse nociva per i vasi, piccoli e grandi, potremmo fare a meno di curare il diabete di tipo 2. Ma se lasciamo libera la glicemia, aumenta il rischio di complicanze vascolari a danno di occhi, reni, sistema cardiovascolare e sistema nervoso”. Le persone con diabete mellito, infatti, corrono il pericolo di sviluppare malattie degli occhi: la più frequente e temibile è la retinopatia diabetica, che, se non curata tempestivamente, può portare alla cecità. Fra le novità della ricerca, “possiamo citare diverse molecole relativamente nuove, che consentono trattamenti di maggiore efficacia, specialmente rispetto al peso corporeo. Voglio ricordare in particolare una classe di molecole, chiamate SGLT2 inibitori (o gliflozine), che abbassano lo zucchero nel sangue promuovendo la sua emissione con le urine e che e si stanno dimostrando molto utili anche nei non diabetici nel ridurre il rischio di scompenso cardiaco e la progressione di insufficienza renale”.
Ma i farmaci non sono tutto. Per il diabetico, raccomanda lo specialista, “è fondamentale il passaggio a uno stile di vita più sano. Dunque l’interruzione della sedentarietà e l’abitudine al movimento, che può essere anche la passeggiata col cane tutti i giorni o andare a ballare tre volte a settimana. Importante anche un’alimentazione più sana, prediligendo i cibi della dieta mediterranea, meglio se con pane e pasta integrali, molta verdura e molto pesce, poca carne rossa e formaggi stagionati”. Il “cibo di re” è anche un grande classico: “Una fetta di pane integrale con olio extravergine di oliva, pomodoro e basilico”, chiosa Consoli.