Battere il cancro
UN OBIETTIVO AMBIZIOSO MA NON IMPOSSIBILE. STRATEGIE E PRIORITÀ EMERSE IN UN INCONTRO ORGANIZZATO DA FORTUNE ITALIA. E LA NECESSITÀ DI RIVEDERE I FONDI PER I FARMACI INNOVATIVI
BATTERE IL CANCRO è possibile. È un obiettivo molto ambizioso ma raggiungibile, se politica, istituzioni, medicina, imprese e associazioni di pazienti riusciranno a collaborare per disegnare un futuro dell’oncologia fatto di interventi concreti che prevengano una nuova pandemia: quella dei tumori.
“Il rischio che ciò possa avvenire c’è - ha detto il presidente eletto dell’associazione italiana di oncologia medica (Aiom) Saverio Cinieri, intervenendo all’evento ‘Battere il cancro è possibile’, organizzato da Fortune Italia - dal momento che si contano, ad esempio, 55mila casi di cancro alla mammella ogni anno e si riscontra un aumento dell’incidenza di cancro a tutte le età, oltre alla diminuzione dell’età di insorgenza del tumore”. Ma è anche vero che non siamo stati a guardare. Abbiamo investito nella ricerca e siamo riusciti a sviluppare terapie sempre più efficaci e personalizzate. Anche in Italia. Come ha ricordato il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, “nel nostro Paese sono stati aperti oltre 200 studi clinici in oncologia e i nuovi farmaci hanno cambiato molto la qualità della vita dei pazienti, come nel caso delle nuove terapie orali che aiutano molto nella compliance” e, quindi, nell’outcome clinico che si riflette sulla
200 IN STUDI ONCOLOGIA CLINICI APERTI IN ITALIA
464 MILIONI DI EURO LO SFONDAMENTO DEL TETTO DEL FONDO PER I FARMACI INNOVATIVI ONCOLOGICI
190 MILIONI DI EURO RIMASTI NEL FONDO PER I FARMACI INNOVATIVI NON ONCOLOGICI
qualità di vita dei pazienti oncologici.
Per riuscire a sconfiggere il cancro però è fondamentale stilare una lista di priorità su cui agire, sostengono gli esperti. L’UE ne ha scelte cinque, ha evidenziato il presidente dell’eu Commission’s mission board for cancer, Walter Ricciardi: “La comprensione del cancro, la prevenzione, la diagnosi e il trattamento, la qualità di vita e l’accesso equo alle cure”, con il comune denominatore del “coinvolgimento diretto dei cittadini affinché riconoscano l’importanza della ricerca scientifica”. E anche l’italia potrà giocare un ruolo importante per “un’armonia interna”. Che significherebbe anche “un’omogeneità di inserimento diretto dei farmaci innovativi oncologici nei prontuari terapeutici di tutte le Regioni”, secondo Patrizia Popoli, presidente della Commissione tecnico scientifica di Aifa. Molte le priorità da affrontare. “La riforma degli standard dell’assistenza territoriale al fine di utilizzare al meglio le risorse”, secondo la segretaria generale di Cittadinanzattiva, Anna Lisa Mandorino.
“La presa in carico del paziente lungo tutto il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) e l’accompagnamento in tutti i setting assistenziali”, a detta del direttore scientifico della Rete oncologica Campania, Sandro Pignata. La “riforma della remunerazione dell’intero Pdta per evolvere da una sanità dei consumi a una sanità degli esiti”, per il direttore generale dell’istituto tumori Pascale di Napoli, Attilio Bianchi. Un altro nodo da affrontare senza ulteriori ritardi è quello della diagnostica. Per l’accesso ai farmaci innovativi “è sempre più necessario effettuare diagnosi molecolari precise”, ha sottolineato Cinieri. “La grande sfida sarà proprio quella dell’appropriatezza diagnostica e prescrittiva dei farmaci innovativi”, ha aggiunto il presidente della Ficog, Carmine Pinto. Tutte cose che si potranno realizzare solo utilizzando al meglio i big data, secondo il direttore del Cergas Bocconi, Francesco Longo. “Tenere monitorato tutto il Pdta consente di poter intervenire in qualunque momento la realtà si discosti da quanto previsto - ha spiegato - a partire dalla mancata compliance o da nodi del percorso non agiti”. E che richiederanno finanziamenti adeguati e ben allocati, “flessibili e non più a silos, prevedendo anche una valutazione degli investimenti non nell’arco di mesi, ma di almeno due-tre anni”, ha chiesto Scaccabarozzi. Del resto i fondi dedicati ai farmaci innovativi, “istituiti con l’intento politico di tutelare queste cure innovative attraverso una provvista finanziaria di tutela, senza limiti di tempo, sono andati sempre più saturandosi in termini di capienza”, ha messo in luce Angela Adduce, dirigente generale della Ragioneria dello Stato. Infatti “nel 2020 il fondo per gli innovativi oncologici si è dimostrato insufficiente per più di 464 milioni di euro (oltre i 500 milioni di tetto), mentre quello degli innovativi non oncologici non è stato utilizzato per circa
190 milioni”, ha precisato Claudio Jommi del Cergas Bocconi. L’idea di ammodernare questa capienza finanziaria è comune a tutti gli interlocutori, politici e non. Il problema è capire come. Per l’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin, membro Pd della commissione Bilancio della Camera, “occorre una grande rivoluzione in termini di governance dei fondi”. Secondo Adduce “i due fondi vanno uniti o rimodulati, sempre tenendo presente il tetto massimo complessivo di un miliardo di euro (500 milioni per il fondo dei farmaci innovativi oncologici e 500 milioni per il fondo degli innovativi non-oncologici)”, finanche pensando a un aumento della dotazione finanziaria, su cui però non si espone, perché è una “decisione prettamente politica”. Altra ipotesi è una revisione della durata dello status di innovativo finché non ci siano farmaci alternativi. Possibilista il senatore Dem Antonio Misiani, membro della commissione Bilancio, che indica la “necessità di procedere per gradi, partendo dall’unificazione dei due fondi”. Un ruolo cruciale sarà anche quello di Aifa, che a detta di Adduce “dovrebbe essere più coraggiosa nella definizione della durata dell’innovatività” dei farmaci. E che dovrebbe attualizzare la propria attività evolvendo verso “una via di mezzo tra la Food and Drug Administration americana e l’ente regolatorio israeliano”, ha auspicato Lorenzin. Un ultimo interrogativo riguarda la sostenibilità: le terapie avanzate potranno trovare una quadra con il rispetto delle risorse disponibili e dei tempi necessari ai pazienti per accedere ai farmaci innovativi? Sì, “purché la spesa per la sanità sia intesa come investimento e non come costo”, ha chiosato Antonio Zennaro, membro leghista della commissione Finanze. Una delle sfide per poter utilizzare al meglio le risorse del Pnrr sarà, infatti, “riuscire a canalizzarle anche sulle startup innovative e sulle iniziative imprenditoriali nascenti anche in ambito accademico”.