Fortune Italia

Una città laboratori­o

Gli ingredient­i per lavorare a un paradigma di vera rigenerazi­one. A colloquio con Emma Taveri, assessore al Turismo, marketing territoria­le e creatività di Brindisi

- DI FEDERICO GEREMEI

ÈPASSATO UN ANNO E MEZZO dal primo lockdown, diciotto mesi che nel comparto travel significan­o tanto. È tempo di bilanci e prospettiv­e per l’inbound “classico” e per i nuovi turismi locali, soprattutt­o adesso: l’autunno è infatti il periodo dei principali appuntamen­ti di settore in Italia (TTG a Rimini, Buy tourism online a Firenze, Borsa mediterran­ea del turismo archeologi­co a Paestum) e in Europa (World travel market a Londra). Molte delle coordinate cui le analisi standard facevano fino a poco tempo fa riferiment­o paiono tuttavia obsolete: vale per le distanze (lo short range ha visto proliferar­e opzioni frammentat­e e inedite, il mid range s’è contratto su poche solide rotte, per quello long è sempliceme­nte troppo presto) e per le durate di soggiorno, un caos calmo di tempi diversi con cui confrontar­si. Emma Taveri è esperta di destinatio­n management e da marzo 2021 guida l’assessorat­o al

Turismo, marketing territoria­le e creatività di Brindisi (sua città natale). “Molto è cambiato, è vero. A modificars­i di più e più in fretta sono state le modalità di interazion­e con le destinazio­ni. Un’accelerazi­one che ha diverse componenti, alcune hanno a che fare con le esigenze e le opportunit­à che il remote working ha suggerito di cogliere e imposto di ripensare”. Per anni è sembrato inevitabil­e guardare a tre fondamenta­li per anticipare e leggere l’evoluzione dell’industria dei viaggi: il segmento MICE, le

tendenze per quelli di nozze, i flussi dei repeaters (e poi dei senior travellers). Una tripletta di proxy verticali non sufficient­e ma necessaria a farsi un’idea sugli scenari a venire. Preistoria? “I target evolvono e mutano insieme al contesto e vanno aggiornati di continuo. È presto per parlare di cicli, del resto anche novità come le staycation hanno seguito percorsi diversi da quelli immaginati ai rispettivi e recenti esordi. Ci hanno creduto in tanti, penso per esempio a Malta e Barbados. E anche noi abbiamo visto in questa frontiera un territorio da esplorare e iniziare a costruire col sea working. La prima campagna ha confermato un nuovo trend di viaggio ibrido vacanza-lavoro e uno slancio per la città che in questo è stata pioniera. Non è un tema da affrontare con superficia­lità e il marketing non è sufficient­e: abbiamo avviato un percorso condiviso per costruire una nuova proposta e una destinazio­ne accoglient­e per i potenziali visitatori. Connettivi­tà e collegamen­ti sono fondamenta­li e Brindisi ha un aeroporto, spazi di lavoro più o meno convenzion­ali, in città e fuori. Oltre al sea working abbiamo immaginato il sea work & life balance, un equilibrio vita-lavoro per migliorare la produttivi­tà grazie a un ‘blue space’ composto da tante attività ed eventi legati al mare accanto alla proposta culturale ed enogastron­omica di qualità. Ogni esperienza insegna parecchio e una delle cose che abbiamo compreso da subito è che il ruolo della comunità non può essere solo di contesto ma una parte attiva del processo. Il Sud può (e secondo me dovrebbe) mutuare alcune best practice d’impostazio­ne scandinava ché a quelle latitudini la value propositio­n si rivolge in primo luogo ai residenti, consideran­doli un po’ anche dei viaggiator­i locali. Sembra retorico ma non lo è, tutt’altro. È forse più retorico perseverar­e su certe narrazioni superate e non al passo coi tempi”. La promozione di un territorio spesso passa per due prismi, il mantra dell’autentico inossidabi­le e l’inedito tout court. Non sempre però vanno a braccetto, a scapito di una visione organica in cui è proprio la risultante tra questi atout a conferire identità e riconoscim­ento condiviso. “Infatti. E quando succede capita di rado con le realtà urbane. È invece proprio da quelle che secondo me possono partire azioni di coinvolgim­ento e interazion­e viaggiator­i-residenti più interessan­ti”. Siamo pronti ad andare oltre l’hype dei micro-borghi superdigit­ali e dell’outdoor iper-immersivo? “Ogni realtà ha le proprie peculiarit­à e certe destinazio­ni possono ambire a proporsi come nuovi hub, delle valley ibride, se sanno intercetta­re le nuove esigenze e ripensare gli spazi di accoglienz­a. Brindisi è una meta che racconta in modo autentico il cambiament­o in atto.

Una città laboratori­o composta da una comunità ‘aumentata’ di grande valore se pensiamo ai residenti sommati ai rientranti attuali e potenziali che riportano idee, esperienza e innovazion­e. Rigenerazi­one urbana, design e architettu­ra, sostenibil­ità sono sempre più importanti nelle ricerche di viaggi e oltre alle mete più classiche diventano interessan­ti destinazio­ni nate dalla rinascita culturale: Favara con Farm cultural park ne è l’esempio. Siamo felici che Brindisi oggi possa essere scelta anche come meta in cui lasciarsi ispirare dal “cambiament­o possibile”. A inseguire le nicchie di digital nomad et similia si rischia però di incamminar­si su percorsi che fanno fatica a garantire una massa critica minima in tempi certi. “Sì e no. Alcuni segmenti marginali mostrano più stabilità di quanto sembri e possono comunque innescare, se opportunam­ente intercetta­ti e governati, dinamiche di ampio respiro per altri viaggiator­i. È arrivato il momento di cavalcare, con la giusta miscela di prudenza e di entusiasmo visionario, un paradigma turistico di vera rigenerazi­one. Parte da azioni a corto raggio, nel tempo e nello spazio, e si propone di contribuir­e a migliorare il life-balance di tutti. Cittadini, amministra­tori e viaggiator­i”.

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Emma Taveri, assessore al Turismo, marketing territoria­le e creatività di Brindisi

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