Una città laboratorio
Gli ingredienti per lavorare a un paradigma di vera rigenerazione. A colloquio con Emma Taveri, assessore al Turismo, marketing territoriale e creatività di Brindisi
ÈPASSATO UN ANNO E MEZZO dal primo lockdown, diciotto mesi che nel comparto travel significano tanto. È tempo di bilanci e prospettive per l’inbound “classico” e per i nuovi turismi locali, soprattutto adesso: l’autunno è infatti il periodo dei principali appuntamenti di settore in Italia (TTG a Rimini, Buy tourism online a Firenze, Borsa mediterranea del turismo archeologico a Paestum) e in Europa (World travel market a Londra). Molte delle coordinate cui le analisi standard facevano fino a poco tempo fa riferimento paiono tuttavia obsolete: vale per le distanze (lo short range ha visto proliferare opzioni frammentate e inedite, il mid range s’è contratto su poche solide rotte, per quello long è semplicemente troppo presto) e per le durate di soggiorno, un caos calmo di tempi diversi con cui confrontarsi. Emma Taveri è esperta di destination management e da marzo 2021 guida l’assessorato al
Turismo, marketing territoriale e creatività di Brindisi (sua città natale). “Molto è cambiato, è vero. A modificarsi di più e più in fretta sono state le modalità di interazione con le destinazioni. Un’accelerazione che ha diverse componenti, alcune hanno a che fare con le esigenze e le opportunità che il remote working ha suggerito di cogliere e imposto di ripensare”. Per anni è sembrato inevitabile guardare a tre fondamentali per anticipare e leggere l’evoluzione dell’industria dei viaggi: il segmento MICE, le
tendenze per quelli di nozze, i flussi dei repeaters (e poi dei senior travellers). Una tripletta di proxy verticali non sufficiente ma necessaria a farsi un’idea sugli scenari a venire. Preistoria? “I target evolvono e mutano insieme al contesto e vanno aggiornati di continuo. È presto per parlare di cicli, del resto anche novità come le staycation hanno seguito percorsi diversi da quelli immaginati ai rispettivi e recenti esordi. Ci hanno creduto in tanti, penso per esempio a Malta e Barbados. E anche noi abbiamo visto in questa frontiera un territorio da esplorare e iniziare a costruire col sea working. La prima campagna ha confermato un nuovo trend di viaggio ibrido vacanza-lavoro e uno slancio per la città che in questo è stata pioniera. Non è un tema da affrontare con superficialità e il marketing non è sufficiente: abbiamo avviato un percorso condiviso per costruire una nuova proposta e una destinazione accogliente per i potenziali visitatori. Connettività e collegamenti sono fondamentali e Brindisi ha un aeroporto, spazi di lavoro più o meno convenzionali, in città e fuori. Oltre al sea working abbiamo immaginato il sea work & life balance, un equilibrio vita-lavoro per migliorare la produttività grazie a un ‘blue space’ composto da tante attività ed eventi legati al mare accanto alla proposta culturale ed enogastronomica di qualità. Ogni esperienza insegna parecchio e una delle cose che abbiamo compreso da subito è che il ruolo della comunità non può essere solo di contesto ma una parte attiva del processo. Il Sud può (e secondo me dovrebbe) mutuare alcune best practice d’impostazione scandinava ché a quelle latitudini la value proposition si rivolge in primo luogo ai residenti, considerandoli un po’ anche dei viaggiatori locali. Sembra retorico ma non lo è, tutt’altro. È forse più retorico perseverare su certe narrazioni superate e non al passo coi tempi”. La promozione di un territorio spesso passa per due prismi, il mantra dell’autentico inossidabile e l’inedito tout court. Non sempre però vanno a braccetto, a scapito di una visione organica in cui è proprio la risultante tra questi atout a conferire identità e riconoscimento condiviso. “Infatti. E quando succede capita di rado con le realtà urbane. È invece proprio da quelle che secondo me possono partire azioni di coinvolgimento e interazione viaggiatori-residenti più interessanti”. Siamo pronti ad andare oltre l’hype dei micro-borghi superdigitali e dell’outdoor iper-immersivo? “Ogni realtà ha le proprie peculiarità e certe destinazioni possono ambire a proporsi come nuovi hub, delle valley ibride, se sanno intercettare le nuove esigenze e ripensare gli spazi di accoglienza. Brindisi è una meta che racconta in modo autentico il cambiamento in atto.
Una città laboratorio composta da una comunità ‘aumentata’ di grande valore se pensiamo ai residenti sommati ai rientranti attuali e potenziali che riportano idee, esperienza e innovazione. Rigenerazione urbana, design e architettura, sostenibilità sono sempre più importanti nelle ricerche di viaggi e oltre alle mete più classiche diventano interessanti destinazioni nate dalla rinascita culturale: Favara con Farm cultural park ne è l’esempio. Siamo felici che Brindisi oggi possa essere scelta anche come meta in cui lasciarsi ispirare dal “cambiamento possibile”. A inseguire le nicchie di digital nomad et similia si rischia però di incamminarsi su percorsi che fanno fatica a garantire una massa critica minima in tempi certi. “Sì e no. Alcuni segmenti marginali mostrano più stabilità di quanto sembri e possono comunque innescare, se opportunamente intercettati e governati, dinamiche di ampio respiro per altri viaggiatori. È arrivato il momento di cavalcare, con la giusta miscela di prudenza e di entusiasmo visionario, un paradigma turistico di vera rigenerazione. Parte da azioni a corto raggio, nel tempo e nello spazio, e si propone di contribuire a migliorare il life-balance di tutti. Cittadini, amministratori e viaggiatori”.