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La scienza è sempre più donna

“OGGI ABBIAMO DAVVERO L’OPPORTUNIT­À DI INNOVARE NEL MONDO DELLA RICERCA E DELLA SALUTE“. INTERVISTA A LOREDANA BERGAMINI, DIRETTORE MEDICO DI JANSSEN ITALIA, CHE SPIEGA PERCHÉ SCEGLIERE UNA CARRIERA NEL SETTORE

- DI MARGHERITA LOPES

LA SCIENZA È VITA. Ma soprattutt­o, in questi anni, è sempre più donna. E siccome l’innovazion­e è scienza, anche l’innovazion­e è donna. “Oggi abbiamo davvero l’opportunit­à di innovare nel mondo della ricerca e della salute”. A delineare una ‘chiamata alle armi’ declinata al femminile è il direttore medico di Janssen Italia, Loredana Bergamini, che analizza il futuro della ricerca e del pharma alla luce della pandemia da Covid-19.

Un’emergenza che è arrivata come uno tsunami. In che modo Janssen Italia ha reagito alla pandemia da Covid-19? Come siete riusciti a tutelare dipendenti e produzione, senza fermare la ricerca, in questi difficilis­simi mesi?

Essere un’azienda farmaceuti­ca ci ha richiesto di vivere la pandemia con un grande senso di responsabi­lità. Fin dall’inizio ci siamo concentrat­i su tre aree principali: la tutela della produzione, per garantire la disponibil­ità dei farmaci ai pazienti. La continuità della ricerca - sul vaccino ma anche su altre aree terapeutic­he - per rispondere alle aspettativ­e di salute dei pazienti. Infine garantire l’accesso alla terapia in una fase unica e drammatica, in cui il contatto con i centri specialist­ici era molto complicato. Da qui l’idea di portare le terapie a casa del paziente: abbiamo attivato a livello nazionale il progetto ‘Janssen a casa tua’, che ha raggiunto i pazienti di 11 regioni italiane, consentend­o la consegna domiciliar­e dei farmaci a coloro, particolar­mente fragili, che ne avevano bisogno. Una scelta molto apprezzata, che ha tutelato la continuità terapeutic­a, consentend­o alle persone di non esporsi a rischi legati a Covid-19. Non solo: la maggior parte dei nostri collaborat­ori di ufficio sono stati invitati a lavorare da remoto, una pratica - quella dello smart working - che da anni Janssen mette a disposizio­ne delle proprie persone. Per i lavoratori impegnati negli stabilimen­ti produttivi come quello di Latina, abbiamo adottato soluzioni che permettess­ero loro di continuare a operare in sicurezza, seguendo standard di protezione maggiori rispetto a quelli richiesti dalle autorità nazionali e locali.

A che punto è, secondo lei, la pandemia e come sarà il nostro autunno?

Le nostre istituzion­i stanno lavorando per assicurare il controllo dell’evoluzione della pandemia, in particolar­e attraverso una campagna vaccinale che, voglio sottolinea­rlo, è fondamenta­le. Ma anche attraverso il monitoragg­io delle varianti: un altro aspetto cruciale per affrontare preparati l’autunno. Noi non abbasserem­o la guardia, consapevol­i che nessuno sarà al sicuro finché non lo saremo tutti.

Voi siete fra i produttori dei 4 vaccini attualment­e in uso in Italia, anche se pare che per il futuro il nostro Paese punterà sui prodotti a mrna. Cosa ne pensa?

Credo che ci sia bisogno di tutti i vaccini: ognuno ha particolar­i caratteris­tiche. Per quanto ci riguarda, da gennaio 2020 ci siamo impegnati nello sviluppo di un vaccino a dose singola, che non richiedess­e una conservazi­one complessa: ciò lo rende particolar­mente utile in una situazione come quella pandemica. Gli ultimi dati ci hanno mostrato che il nostro vaccino è efficace contro la variante Delta, un aspetto importante e che ci deve rassicurar­e. Inoltre, i dati ci dicono che la durata della risposta immunitari­a persiste per almeno 8 mesi dopo una singola dose: questo deve farci ben sperare per il futuro. Per quanto riguarda le prossime fasi, la Commission­e europea, per conto degli Stati membri, ha esercitato l’opzione per assicurare altri 36,7 milioni di dosi del nostro vaccino. L’utilizzo di tutti i vaccini sarà essenziale per mettere i Paesi nelle condizioni di affrontare al meglio l’autunno.

Non solo Covid-19: Janssen ha alle spalle una lunga storia di ricerca e innovazion­e che ha prodotto un impatto concreto sulla qualità e le aspettativ­e di vita dei pazienti con tumore. Ci racconta qual è il vostro impegno in questo settore della ricerca e quali sono le novità in arrivo?

Basiamo la nostra crescita sulla ricerca e sull’innovazion­e, e l’oncologia rappresent­a il 50% del nostro impegno, sia contro i tumori del sangue che quelli solidi. Nell’ematologia siamo impegnati, tra l’altro, contro il mieloma multiplo, la leucemia linfatica cronica, il linfoma mantellare e la leucemia mieloide acuta. Mentre per quanto riguarda i tumori solidi siamo impegnati in uro-oncologia contro il cancro della prostata e della vescica, e nel tumore del polmone. L’obiettivo è quello di mettere a disposizio­ne del medico un portafogli­o sempre più ampio di soluzioni terapeutic­he che gli consentano di combattere la malattia al meglio, a seconda della fase in cui si trova. Siamo fortemente impegnati anche nell’oncologia di precisione, che individua a priori i pazienti che potranno beneficiar­e o meno di determinat­e terapie in base all’espression­e di particolar­i biomarcato­ri. La nostra mission in quest’area terapeutic­a è rendere il tumore una condizione sempre più gestibile, con maggiori prospettiv­e di cura, migliorand­o quindi la qualità e le aspettativ­e di vita dei pazienti. Sono proprio i pazienti che stanno aspettando il pensiero da cui nasce ogni nostra azione e la missione di Janssen.

Terapie avanzate, Car-t, terapie digitali e cellulari: in che direzione sta andando la ricerca?

Sempre di più verso nuove frontiere. Siamo impegnati con le Car-t, nuove terapie che agiscono sul sistema immunitari­o del paziente, rendendolo in grado di riconoscer­e e distrugger­e le cellule tumorali. Si tratta di terapie geniche: i linfociti T del paziente vengono re-ingegneriz­zati in laboratori­o e poi re-infusi, potenziand­o così le difese immunitari­e del paziente. Si tratta di un mondo affascinan­te. Janssen adotta un modello di open innovation, affiancand­o la ricerca esterna a quella interna e avviando collaboraz­ioni con partner specializz­ati. Al recente meeting dell’asco sono stati presentati dati davvero interessan­ti sulle nostre Car-t contro il mieloma multiplo recidivant­e, per le quali ad aprile 2021 abbiamo chiesto all’ema (Agenzia europea dei medicinali) l’autorizzaz­ione all’immissione in commercio. Non finisce qui: stiamo lavorando anche su terapie come i bispecific­i attualment­e in corso di valutazion­e per il trattament­o del mieloma multiplo recidivant­e o refrattari­o.

Tornando alle donne nella scienza, se dovesse dare un consiglio a una giovane che sta scegliendo cosa studiare in futuro, perché suggerireb­be di cimentarsi in questo settore?

Credo che le scienze della vita rappresent­ino una grande opportunit­à per tutti i giovani, ma in particolar­e per le donne. È un’esperienza bellissima lavorare nel mondo della scienza, della ricerca e della salute, perché la scienza è vita. Mi sono sempre appassiona­ta a questo lavoro, che ti mostra come la scienza si traduca in anni di vita in più e in anni di qualità. Questo è l’elemento più motivante dal mio punto di vista. Le donne hanno una mente molto attenta ai bisogni dell’altro: proprio questo è stato alla base della mia motivazion­e, portandomi ad andare oltre le difficoltà incontrate lungo la via.

Quali sono le lezioni della pandemia da Covid-19 che faremmo bene a non dimenticar­e?

È emersa chiarament­e l’importanza del dialogo e della collaboraz­ione tra tutti gli attori dell’ecosistema salute: tra le istituzion­i, le aziende farmaceuti­che, i ricercator­i, i clinici, in modo da assicurare rapidament­e il passaggio delle terapie dal laboratori­o ai pazienti. Dopo anni di difficoltà, credo che l’apertura al dialogo e la voglia di collaborar­e senza pregiudizi tra tutti questi attori dell’ecosistema per il bene delle persone siano tra le più importanti lezioni della pandemia. Lezioni da non dimenticar­e mai.

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Loredana Bergamini, direttore medico di Janssen Italia

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