La chiave è il territorio
Barbara Terenghi, Chief sustainability officer di Edison, illustra l’impegno della società per l’ambiente e il ruolo della rendicontazione non finanziaria
L’ultimo grande obiettivo è arrivato a giugno, quando Edison ha annunciato di puntare ad accelerare la crescita nelle fonti rinnovabili con l’obiettivo di portare la capacità eolica e fotovoltaica dall’attuale 1,1 GW a 4 GW al 2030, anno per il quale i piani prevedono investimenti totali per 3 mld di euro. Ma in un mondo alle prese con la crisi climatica gli obiettivi sull’energia pulita sono un argomento in continuo divenire. Ad esempio, il piano per la transizione verde Fit for 55 dell’ue: definito il più ambizioso di sempre, avrà l’effetto di alzare ancora più l’asticella in termini di doveri ‘sostenibili’. Edison, secondo Barbara Terenghi, Chief sustainability officer della società, ha già gli strumenti per farsi trovare pronta. Come giudica il piano Fit for 55 dell’ue?
Il piano ha destato moltissima attenzione e riscontri non univoci, perché è un piano di politica industriale, quindi ha un forte impatto sulla struttura e la competitività dei settori. Vanno quindi fatte delle scelte di policy ponderate. Va costruita una rete di consenso molto più ampia che sia un elemento di traino per tutte le economie in via di sviluppo. La responsabilità d’altronde è delle nazioni più ricche: il G20 rappresenta più dell’80% delle emissioni mondiali.
Gli obiettivi climatici di Edison sono in linea con quanto previsto dalle indicazioni Ue?
Sicuramente i nostri obiettivi sono in linea con le indicazioni europee. Vedo diversi elementi che ci trovano in grande sintonia. Le rinnovabili. Le attività sull’efficienza energetica, in particolare per i clienti industriali. I temi del green gas, che sono una parte fondamentale della nostra attività. Edison storicamente ha fatto delle scelte molto lungimiranti. Siamo entrati nell’eolico 15 anni fa. È una storia di lungo corso che continua. Più recentemente abbiamo fatto una scelta ancora più importante: uscire definitivamente dall’oil&gas, e questo ha avuto una valenza di riposizionamento verso un modello di sviluppo sostenibile. Non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello economico. Negli ultimi anni il valore dell’oil&gas è diventato piuttosto volatile e inizia a essere un business piuttosto incerto. Le agenzie di rating si sono accorte del nostro riposizionamento. Standard&poor’s ha alzato il rating della società a BBB con outlook stabile, da BBB- con outlook positivo, valutando positivamente la strategia di Edison di disimpegno dalle attività ad alta intensità di capitale e volatilità come quelle dell’upstream petrolifero, per focalizzarsi sulle energie rinnovabili e sulle attività downstream.
Lavorate da anni sulla rendicontazione di sostenibilità. Anche questo ha rappresentato un vantaggio?
Edison presenta una dichiarazione non finanziaria ormai da anni. Farlo ha aiutato a capire cosa ci sia dietro a questo tipo di rendicontazioni, nel concreto. Ci ha aiutato a comprendere quali siano i nostri punti di forza in tema di sostenibilità. Edison ha identificato nel suo comitato esecutivo la matrice di ‘materialità’ aziendale per ogni progetto, per capire quale sia il suo valore nella strategia dell’azienda. Le
“EDISON STORICAMENTE HA FATTO DELLE SCELTE MOLTO LUNGIMIRANTI. SIAMO ENTRATI NELL’EOLICO 15 ANNI FA. È UNA STORIA DI LUNGO CORSO CHE CONTINUA” BARBARA TERENGHI CHIEF SUSTAINABILITY OFFICER DI EDISON
cose che rientrano nella dichiarazione non finanziaria sono rilevanti solo se sono materiali: altrimenti, tenendo in conto aspetti del tutto complementari, si perderebbe il vero valore aggiunto di un’iniziativa sostenibile.
Abbiamo inquadrato la sostenibilità in un sistema di governance solido, lavorando su una riflessione sistemica e di prospettiva. Gli ambiti caratterizzanti sono diversi: l’azione che compiamo sul clima ad esempio, un tema chiave che si innesta sulle nostre strategie industriali. Abbiamo fatto scelte importanti sulla generazione, e ci siamo posti l’obiettivo di arrivare a 4 GW di capacità eolica e fotovoltaica nel 2030. Senza dimenticare l’idroelettrico, un asset da 1 GW. Edison in 15 anni ha abbattuto di più di due terzi le emissioni dirette di gas serra CO2. Poi lavoriamo sui temi del territorio e delle risorse naturali. Il capitale naturale è un tema a cui siamo molto vicini. Già nel 2020 noi ci siamo dati un obiettivo di protezione dei territori al 2023: mappare 200 siti valutandone la vulnerabilità in termini di biodiversità.
Che sforzo richiedono le iniziative sulla biodiversità? E come si inseriscono nella rendicontazione?
Innanzitutto la protezione della biodiversità si può fare solo con i territori. Un esempio: il percorso turistico “Tracciolino”, tra Verceia e Novate Mezzola, in Valchiavenna, dove Edison è presente con i suoi impianti idroelettrici. Edison ha ceduto il “Tracciolino” in comodato d’uso alla Comunità montana locale, che lo ha riqualificato e messo in sicurezza. Lungo 12 km, il Tracciolino è un sentiero costruito negli anni ’30 per collegare la Diga della Moledana e le opere accessorie dell’impianto idroelettrico Edison di Campo situate in Val Codera e in Val dei Ratti con un piccolo treno decauville. Corre a un’altezza di 920 metri ed è considerato una spettacolare opera d’ingegneria, grazie ai suoi passaggi scavati nella roccia, alle gallerie e ai paesaggi mozzafiato. Il progetto di biodiversità non è un progetto solo scientifico, insomma: vive della partecipazione del territorio e infatti è stato oggetto di condivisione con le scuole del territorio e con la comunità. Sulla biodiversità quello su cui ci stiamo impegnando è la costruzione di un modello più sistemico, un protocollo di azione scalabile ai vari livelli dell’azienda. Questi progetti devono essere legati alla preventiva dichiarazione del loro impatto, per poter entrare nella rendicontazione aziendale.
Tra i vostri obiettivi ci sono anche quelli di sostenibilità sociale e quelli per clienti e territori: come si uniscono a quelli ambientali?
Abbiamo fatto una scelta di prossimità, con l’istituzione di più di 600 punti di contatto con i clienti entro il 2021. Abbiamo una strategia digitale importante, ma anche la forte certezza che i touch point fisici siano un indicatore di responsabilità. E poi abbiamo anche 2000 professionisti installatori sul territorio, il che comporta un grande impegno anche dal punto di vista della formazione. Lavoriamo poi sulla valorizzazione della diversità in tutte le sue forme. Inoltre, è l’interdipendenza fisica che ci porta a essere presenti e responsabili dal punto di vista ambientale. Basti pensare all’aiuto che forniamo nelle emergenze come gli eventi alluvionali, ma anche nel quotidiano ad esempio col sostegno alle associazioni sportive, alle iniziative turistiche. Il territorio, ancora una volta, è la chiave.