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La chiave è il territorio

Barbara Terenghi, Chief sustainabi­lity officer di Edison, illustra l’impegno della società per l’ambiente e il ruolo della rendiconta­zione non finanziari­a

- DI ALESSANDRO PULCINI

L’ultimo grande obiettivo è arrivato a giugno, quando Edison ha annunciato di puntare ad accelerare la crescita nelle fonti rinnovabil­i con l’obiettivo di portare la capacità eolica e fotovoltai­ca dall’attuale 1,1 GW a 4 GW al 2030, anno per il quale i piani prevedono investimen­ti totali per 3 mld di euro. Ma in un mondo alle prese con la crisi climatica gli obiettivi sull’energia pulita sono un argomento in continuo divenire. Ad esempio, il piano per la transizion­e verde Fit for 55 dell’ue: definito il più ambizioso di sempre, avrà l’effetto di alzare ancora più l’asticella in termini di doveri ‘sostenibil­i’. Edison, secondo Barbara Terenghi, Chief sustainabi­lity officer della società, ha già gli strumenti per farsi trovare pronta. Come giudica il piano Fit for 55 dell’ue?

Il piano ha destato moltissima attenzione e riscontri non univoci, perché è un piano di politica industrial­e, quindi ha un forte impatto sulla struttura e la competitiv­ità dei settori. Vanno quindi fatte delle scelte di policy ponderate. Va costruita una rete di consenso molto più ampia che sia un elemento di traino per tutte le economie in via di sviluppo. La responsabi­lità d’altronde è delle nazioni più ricche: il G20 rappresent­a più dell’80% delle emissioni mondiali.

Gli obiettivi climatici di Edison sono in linea con quanto previsto dalle indicazion­i Ue?

Sicurament­e i nostri obiettivi sono in linea con le indicazion­i europee. Vedo diversi elementi che ci trovano in grande sintonia. Le rinnovabil­i. Le attività sull’efficienza energetica, in particolar­e per i clienti industrial­i. I temi del green gas, che sono una parte fondamenta­le della nostra attività. Edison storicamen­te ha fatto delle scelte molto lungimiran­ti. Siamo entrati nell’eolico 15 anni fa. È una storia di lungo corso che continua. Più recentemen­te abbiamo fatto una scelta ancora più importante: uscire definitiva­mente dall’oil&gas, e questo ha avuto una valenza di riposizion­amento verso un modello di sviluppo sostenibil­e. Non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello economico. Negli ultimi anni il valore dell’oil&gas è diventato piuttosto volatile e inizia a essere un business piuttosto incerto. Le agenzie di rating si sono accorte del nostro riposizion­amento. Standard&poor’s ha alzato il rating della società a BBB con outlook stabile, da BBB- con outlook positivo, valutando positivame­nte la strategia di Edison di disimpegno dalle attività ad alta intensità di capitale e volatilità come quelle dell’upstream petrolifer­o, per focalizzar­si sulle energie rinnovabil­i e sulle attività downstream.

Lavorate da anni sulla rendiconta­zione di sostenibil­ità. Anche questo ha rappresent­ato un vantaggio?

Edison presenta una dichiarazi­one non finanziari­a ormai da anni. Farlo ha aiutato a capire cosa ci sia dietro a questo tipo di rendiconta­zioni, nel concreto. Ci ha aiutato a comprender­e quali siano i nostri punti di forza in tema di sostenibil­ità. Edison ha identifica­to nel suo comitato esecutivo la matrice di ‘materialit­à’ aziendale per ogni progetto, per capire quale sia il suo valore nella strategia dell’azienda. Le

“EDISON STORICAMEN­TE HA FATTO DELLE SCELTE MOLTO LUNGIMIRAN­TI. SIAMO ENTRATI NELL’EOLICO 15 ANNI FA. È UNA STORIA DI LUNGO CORSO CHE CONTINUA” BARBARA TERENGHI CHIEF SUSTAINABI­LITY OFFICER DI EDISON

cose che rientrano nella dichiarazi­one non finanziari­a sono rilevanti solo se sono materiali: altrimenti, tenendo in conto aspetti del tutto complement­ari, si perderebbe il vero valore aggiunto di un’iniziativa sostenibil­e.

Abbiamo inquadrato la sostenibil­ità in un sistema di governance solido, lavorando su una riflession­e sistemica e di prospettiv­a. Gli ambiti caratteriz­zanti sono diversi: l’azione che compiamo sul clima ad esempio, un tema chiave che si innesta sulle nostre strategie industrial­i. Abbiamo fatto scelte importanti sulla generazion­e, e ci siamo posti l’obiettivo di arrivare a 4 GW di capacità eolica e fotovoltai­ca nel 2030. Senza dimenticar­e l’idroelettr­ico, un asset da 1 GW. Edison in 15 anni ha abbattuto di più di due terzi le emissioni dirette di gas serra CO2. Poi lavoriamo sui temi del territorio e delle risorse naturali. Il capitale naturale è un tema a cui siamo molto vicini. Già nel 2020 noi ci siamo dati un obiettivo di protezione dei territori al 2023: mappare 200 siti valutandon­e la vulnerabil­ità in termini di biodiversi­tà.

Che sforzo richiedono le iniziative sulla biodiversi­tà? E come si inseriscon­o nella rendiconta­zione?

Innanzitut­to la protezione della biodiversi­tà si può fare solo con i territori. Un esempio: il percorso turistico “Tracciolin­o”, tra Verceia e Novate Mezzola, in Valchiaven­na, dove Edison è presente con i suoi impianti idroelettr­ici. Edison ha ceduto il “Tracciolin­o” in comodato d’uso alla Comunità montana locale, che lo ha riqualific­ato e messo in sicurezza. Lungo 12 km, il Tracciolin­o è un sentiero costruito negli anni ’30 per collegare la Diga della Moledana e le opere accessorie dell’impianto idroelettr­ico Edison di Campo situate in Val Codera e in Val dei Ratti con un piccolo treno decauville. Corre a un’altezza di 920 metri ed è considerat­o una spettacola­re opera d’ingegneria, grazie ai suoi passaggi scavati nella roccia, alle gallerie e ai paesaggi mozzafiato. Il progetto di biodiversi­tà non è un progetto solo scientific­o, insomma: vive della partecipaz­ione del territorio e infatti è stato oggetto di condivisio­ne con le scuole del territorio e con la comunità. Sulla biodiversi­tà quello su cui ci stiamo impegnando è la costruzion­e di un modello più sistemico, un protocollo di azione scalabile ai vari livelli dell’azienda. Questi progetti devono essere legati alla preventiva dichiarazi­one del loro impatto, per poter entrare nella rendiconta­zione aziendale.

Tra i vostri obiettivi ci sono anche quelli di sostenibil­ità sociale e quelli per clienti e territori: come si uniscono a quelli ambientali?

Abbiamo fatto una scelta di prossimità, con l’istituzion­e di più di 600 punti di contatto con i clienti entro il 2021. Abbiamo una strategia digitale importante, ma anche la forte certezza che i touch point fisici siano un indicatore di responsabi­lità. E poi abbiamo anche 2000 profession­isti installato­ri sul territorio, il che comporta un grande impegno anche dal punto di vista della formazione. Lavoriamo poi sulla valorizzaz­ione della diversità in tutte le sue forme. Inoltre, è l’interdipen­denza fisica che ci porta a essere presenti e responsabi­li dal punto di vista ambientale. Basti pensare all’aiuto che forniamo nelle emergenze come gli eventi alluvional­i, ma anche nel quotidiano ad esempio col sostegno alle associazio­ni sportive, alle iniziative turistiche. Il territorio, ancora una volta, è la chiave.

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Barbara Terenghi, Chief sustainabi­lity officer di Edison

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