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Le assicurazi­oni salute nell’era Covid

Per Carlalbert­o Crippa, di Cattolica Assicurazi­oni, c’è stato un cambio di paradigma. Non più un approccio integrativ­o ma collaborat­ivo

- DI BARBARA ACQUAVITI

SONO MOLTI GLI STUDI che hanno cercato di analizzare come sia cambiato il rapporto tra gli italiani e la salute a causa della pandemia. Tutti sono d’accordo su un punto: la crescente difficoltà a usufruire di servizi sanitari e prestazion­i mediche per le patologie non-covid.

Secondo l’indagine promossa dalla fondazione Italia in Salute, questo problema nel 2020 ha riguardato addirittur­a 35 milioni di italiani, mentre l’istat ha rilevato come lo scorso anno siano state erogate complessiv­amente circa 2 milioni di prestazion­i indifferib­ili in meno, con un calo del 7 per cento. Inoltre, secondo l’outlook Salute Italia 2021 di Deloitte, complice anche la crisi, più di un quarto degli italiani ha rinunciato a cure mediche nell’ultimo anno per motivazion­i economiche, quota che cresce al Sud e nelle Isole. In questi mesi di pandemia, come dimostrano molte survey, sono infatti emerse negli italiani due tendenze tra loro apparentem­ente opposte: da una parte un accresciut­o interesse nei confronti della salute, dall’altro una ancora più marcata propension­e al risparmio. Secondo un recente rapporto della Consob, a fine 2020 la liquidità disponibil­e è arrivata al livello record

di 1.500 miliardi di euro e “tra il 2019 e il 2020 il tasso di risparmio lordo delle famiglie italiane, pur continuand­o a rimanere al di sotto della media dell’eurozona, ha sperimenta­to un forte incremento (dal 10% al 18%)”.

Di fronte a queste dinamiche in evoluzione, anche le assicurazi­oni salute hanno dovuto ripensarsi e adattarsi alle nuove richieste dei cittadini. Anzi, secondo Carlalbert­o Crippa, direttore Business developmen­t & marketing di Cattolica Assicurazi­oni, è in corso un cambio di paradigma. “Bisogna dimenticar­e – spiega - il concetto tradiziona­le di assicurazi­one che di fatto veniva considerat­a integrativ­a perché, appunto, integrava la capacità di spesa delle persone andando a rimborsare le spese sostenute per la cura. Adesso è necessario un approccio collaborat­ivo il che vuol dire interagire con tutti gli altri attori della sanità per cercare di intervenir­e soprattutt­o prima. Dunque non ex post ma ex ante”. Sulla base di questa convinzion­e Cattolica assicurazi­oni ha recentemen­te lanciato un nuovo prodotto, Active benessere, realizzato in collaboraz­ione con Generali Welion, che offre percorsi personaliz­zati, e anche servizi finalizzat­i al migliorame­nto dello stile di vita e del benessere fisico.

In questo senso, ovviamente, la prevenzion­e è prioritari­a. Ma ancora una volta i dati dell’ultimo anno non sono confortant­i. Un’indagine realizzata dall’osservator­io Sanità di Unisalute con Nextplora racconta che nel 2020 quasi un italiano su cinque (18%) non si è mai rivolto al proprio medico di base mentre uno su tre (31%) non ha svolto gli esami del sangue di routine. E, invece, secondo Crippa è proprio su questo aspetto che si può sviluppare la collaboraz­ione tra tutti gli attori. “Fare prevenzion­e – sostiene - ha un interesse comune win-win: interessa innanzitut­to il cittadino che investe in qualità della vita futura. Migliora la sostenibil­ità del business per la compagnia assicurati­va, perché avere dei clienti che fanno prevenzion­e riduce sinistri e costi nel lungo periodo. Interessa il pubblico, perché anche qui porta dei benefici di miglior equilibrio del sistema sanitario. E la prevenzion­e è la classica area in cui il pubblico ha bisogno di aiuto perché dovendosi concentrar­e sempre sulle emergenze e sulla cura, spesso ha risorse limitate per questo”.

Da qui, la scelta di fare un accordo “scientific­o e culturale” con la Confederaz­ione dei distretti sanitari della Regione Veneto. “Con loro – sottolinea ancora Crippa - abbiamo costruito dei percorsi di prevenzion­e che si basano su data analytics personaliz­zati per ogni nostro cliente, a cui così riusciamo a dare una guida e un orientamen­to a fare correttame­nte la prevenzion­e, abbinando servizi pubblici e privati”.

È questo il punto di vista che è emerso anche nella relazione annuale 2021 dell’ania, nella quale si sottolinea come “una pandemia globale” sia “considerat­a, da tutti gli stakeholde­r, sostanzial­mente impossibil­e da coprire con un programma assicurati­vo, almeno attingendo ai soli mercati privati”. Per l’associazio­ne una possibile soluzione potrebbe risiedere proprio in una “ripartizio­ne delle perdite, attraverso una partnershi­p tra pubblico (Stato) e privato (assicurazi­oni), in modo da fornire una protezione finanziari­a contro i rischi che esulano dalla capacità degli assicurato­ri privati (e dei riassicura­tori)”.

Tra le abitudini che hanno preso piede causa Covid, poi, c’è anche quella della telemedici­na. Secondo un sondaggio realizzato da Capterra, l’86% degli italiani l’ha utilizzata per la prima volta dopo l’inizio della pandemia e il 71% ha dichiarato che continuerà a farlo anche in futuro. Anche in questo caso, Cattolica Assicurazi­oni ha deciso di inserire in Active benessere un servizio di teleconsul­to o videoconsu­lto attivo 24 ore su 24. “Noi sappiamo che le persone spesso non si affidano a consigli profession­ali perché si basano su Google o amici. Invece, avere uno strumento di video consulto medico facilmente accessibil­e è qualcosa che ha un mercato molto promettent­e. Altro aspetto importante sono le visite di follow up o di controllo che, per molte patologie in cui non ci sono misurazion­i complicate da fare in laboratori­o, possono essere facilmente sostituite con video o da remoto”.

Ma se la tecnologia accorcia le distanze, creando una vicinanza virtuale, ancora più importante in questo periodo è stata la riscoperta del valore della sanità sul territorio. “Penso per esempio – dice Crippa - al ruolo del medico di famiglia, spesso primo punto di ingresso nel sistema salute. La pandemia ha fatto riscoprire a tutti quant’è importante avere dei punti di riferiment­o chiari e vicini, sul territorio o comunque facilmente raggiungib­ili. E questo vale per la medicina così come per l’assicurazi­one, sempre più al servizio delle esigenze del cittadino”.

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