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I campi di fiori del Mulino Bianco

Barilla ha voluto che il 3% della superficie coltivata a grano diventasse area di interesse ecologico

- DI MORENA PIVETTI

FIORI GIALLI, ROSA E VIOLA a perdita d’occhio hanno colorato a giugno la campagna a Manzolino, nel modenese, e a Castelnuov­o Sotto, nel reggiano: ettari di fertile terreno agricolo della Pianura padana coperti di corolle variopinte, brulicanti di api e bombi e risonanti dei loro ronzii in volo. Eppure, non siamo in Olanda e i fiori non sono in vendita. A volerli, per creare aree di interesse ecologico in nome della sostenibil­ità, è stata la Barilla che nella Carta del Mulino - le regole che detta agli agricoltor­i da cui compra il grano tenero per confeziona­re biscotti e merendine - prevede che una fascia di terreno equivalent­e al 3% della superficie coltivata venga seminata con un “mix di piante a fiore, leguminose e/o specie di altre famiglie di piante nettarifer­e”.

Vietato l’impiego di prodotti chimici, permesso solo uno sfalcio, dopo la fioritura: “Queste aree – specifica la carta - non essendo trattate e avendo una fioritura progressiv­a e prolungata, permettono l’insediamen­to d’insetti impollinat­ori, di predatori naturali dei parassiti e di animali di vario genere e favoriscon­o così la biodiversi­tà dell’agroecosis­tema”. Tutto a beneficio delle api e della loro protezione, come mostra la pubblicità del Mulino Bianco trasmessa di recente in tv.

“Barilla ha scelto di andare sul mercato con prodotti sostenibil­i e rispettosi dell’ambiente e la filiera agricola si attiene a disciplina­ri stringenti per contenere le emissioni di CO2 e risparmiar­e acqua – racconta Antonio Mantovani, responsabi­le d’area di Modena e Reggio Emilia dei Consorzi agrari d’italia, Cai - ‘Sacrificar­e’ un pezzo di terra ai fiori per un contadino è difficile, il primo anno il progetto ha stentato a decollare, hanno aderito in pochi. Il secondo anno siamo entrati noi, in partnershi­p con le aziende: abbiamo messo a disposizio­ne i terreni

di proprietà intorno ai nostri stabilimen­ti, quasi 12 ettari situati nel raggio di 10 chilometri dai campi coltivati a grano, per concentrar­e in due aree comuni le fasce seminate a fiori, come consente la regola tre. In questo modo una quarantina di aziende nei due territori ha scelto di partecipar­e, per un totale di 350 ettari e

2.500 tonnellate di grano prodotto. Pro-quota ci hanno conferito i semi. Gli agricoltor­i godono così del vantaggio economico di vedere l’intera produzione comprata in anticipo da Barilla, naturalmen­te ai prezzi della quotazione di mercato”.

Consorzi Agrari d’italia riunisce quattro consorzi pre-esistenti – Emilia Romagna, Adriatico, Tirreno e Centro-sud - e copre sette Regioni, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Toscana, Molise, Puglia e Lazio, 28 province per 70mila clienti totali. “I primi ad abbracciar­e il progetto della Barilla sono stati gli agricoltor­i emiliano-romagnoli. I nostri tecnici-agronomi tengono monitorati i campi per garantire che tutte le dieci regole della Carta del Mulino vengano rispettate”, aggiunge Mantovani. Regole che hanno prodotto un altro effetto positivo: ora, al limite dei campi fioriti di Manzolino e Castelnuov­o Sotto, apicoltori del luogo hanno insediato nuove arnie per le api, che possono moltiplica­rsi senza essere aggredite dai pesticidi. E produrre miele, creando valore.

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