La plastica in mare diventa una risorsa
Ogyre è la prima startup a vocazione sociale a fare del suo core business il ‘fishing for litter’
OGNI ANNO FINISCONO IN ACQUA 11 milioni di tonnellate di plastica, che mettono a rischio la vita di 1,4 milioni di specie che vivono sott’acqua. Risolvere il problema è complicato ma si può: oltre a produrre sempre meno plastica è necessario che gli oceani si svuotino di quella già sommersa. Tutti questi rifiuti, infatti, “impattano in particolar modo sul settore della pesca per oltre 61 milioni di euro l’anno”. Così come dice Antonio Augeri, co-founder insieme ad Andrea Faldella, di Ogyre, la prima startup a vocazione sociale a fare del suo core business il ‘fishing for litter’, ovvero un modello virtuoso che punta a ripulire i mari dalla plastica grazie all’aiuto dei pescatori. Sono loro, infatti, tra i più colpiti dal problema e che vedono ogni giorno plasticamente – è il caso di dirlo – la montagna di rifiuti che circonda il pesce che poi arriva sulle nostre tavole. “Il fishing for litter – afferma Augeri – non è altro che la raccolta dei rifiuti durante la normale attività di pesca: coinvolgiamo i pescherecci per farci aiutare a riportare a terra la plastica raccolta dalle reti, per una media di 60 kg al mese per ciascuna barca. In cambio, li remuneriamo e li solleviamo da qualsiasi onere (di responsabilità ed economico) che deriva dallo smaltimento. Sì, perché il problema è che in Italia la ‘pesca’ dei rifiuti è ostacolata dalle normative vigenti, che assimilano i rifiuti marini ai rifiuti speciali; di conseguenza i costi e la responsabilità penale sono a carico dei pescatori, tanto che spesso questi ultimi sono costretti a ributtarli in mare invece di riportarli a terra. Ed è qui che interveniamo noi, per supportare economicamente e logisticamente i pescatori nel recupero e nello smaltimento dei rifiuti”. La startup ha creato così un modello circolare virtuoso che permette di creare costumi da bagno, attraverso il riciclo della plastica, raccolta con il contributo di alcune Ong e volontari. I modelli realizzati hanno il valore aggiunto di essere ‘plastic-positive’, prodotti con un filato ricavato dalla plastica. Il progetto, partito ad aprile 2021, vede già coinvolti come apripista, i porti di Cesenatico, Goro e Porto Garibaldi (Ferrara) con 7 pescherecci partner attivi che solo nell’ultimo mese di attività hanno raccolto oltre 300 kg di rifiuti.