L’arte vista come un videogioco
TECNOLOGIA AVANZATA, la realtà aumentata, per valorizzare il potenziale dei beni culturali italiani. Materiale e digitale che si mescolano, il virtuale che diventerà un elemento quotidiano della vita di tutti, con il continuo avanzamento della tecnologia. Mare Group è un colosso (tra le prime 30 pmi innovative in Italia) che offre servizi integrati per la realizzazione di processi di innovazione tecnologica, oltre che organizzativa e gestionale. Esperienza ventennale, fatturato da 22 mln di euro per il 2020 (le stime entro il 2024 arrivano a 35 mln di euro, con personale stimato in 400 persone), uffici in Campania (la sede è a Pomigliano d’arco), in altre regioni italiane, poi in Brasile, in Cina, in Repubblica Ceca e in Slovacchia. Uno dei marchi di punta di Mare Group (la fusione è avvenuta qualche anno fa) è Spinvector, startup di soluzioni e ambienti virtuali interattivi, applicazioni e installazioni per beni culturali, lanciata circa 20 anni fa da tre ingegneri di Benevento. Lì è partita l’intuizione strategica, ovvero applicare la tecnologia dei videogiochi a un settore come l’arte, tra installazioni a Milano, Roma, Siena, contenuti in 3D, in realtà aumentata. “È ancora un binomio da perfezionare, da lanciare, ovvero valorizzare il patrimonio artistico attraverso l’hi-tech, l’extended reality - spiega Giovanni Caturano, uno dei fondatori di Spinvector e ora Chief innovation officer di Mare Group non intendiamo il virtuale come scimmiottamento della realtà, vogliamo utilizzarlo per permettere cose che nella realtà non si possono fare, come spostare gli oggetti, con o senza vincoli fisici. Ma soprattutto l’obiettivo è portare chi fa parte del mondo artistico, dallo storico all’archeologo, a creare autonomamente prodotti in realtà aumentata, a crescere dal punto di vista tecnologico”. Nel suo processo di avvicinamento tra realtà aumentata, produzioni in 3D e l’arte, Spinvector è stata tra gli attori protagonisti dei progetti Remiam - Rete dei musei intelligenti avanzata multimedialità - e Paun (Parco archeologico urbano di Napoli), realizzati per il Databenc (Distretto ad alta tecnologia per i beni culturali della Regione Campania). Per il primo, gli sviluppatori hanno lavorato su un set di gioielli d’artista, messi a disposizione da artigiani napoletani, costruendo un processo di virtualizzazione non invasivo, poi declinato in tre modalità di interazione: web, mobile e virtual reality. Il sistema supera i limiti fisici di un’esposizione dal vivo, consentendo di prendere i gioielli, manipolarli e ingrandirli per osservarne i dettagli e perfino scomporli in diverse parti. Invece per il progetto Paun è stato prodotto un prototipo che consente la composizione di un modello (in scala) di una nave antica, realizzato a partire della scansione laser del reperto originale. Assemblando i pezzi del prototipo in ordine si visualizzano poi immagini virtuali che cambiano in base ai movimenti dell’utente, e per esempio ci si può ritrovare sulla nave in mare aperto, oppure sul ponte della nave, salpando verso la costa. “Si crea un effetto magia - aggiunge Caturano - un’esperienza emozionale unica, che è poi uno degli obiettivi principali dell’interazione tra tecnologia avanzata e arte”.
Spinvector (Mare Group) usa la realtà aumentata per valorizzare il potenziale dei beni culturali