L’ANALISI DI STEPHEN PHILLIPS, DIRECTOR GENERAL DI INVESTHK
PER COMPRENDERE le principali dinamiche economiche in corso nella Regione abbiamo parlato con Stephen Phillips: britannico, vive e lavora ad Hong Kong dal 1989 e, dopo esperienze di vertice nel China britain business council e nell’eu China business association, dal 2017 è Director general di Investhk, il dipartimento del governo di Hong Kong dedicato a facilitare l’investimento estero nell’ex colonia britannica.
Credo che il tema GBA non sia ancora ‘esploso’ a livello mediatico e non sia quindi ancora del tutto visibile e compreso, almeno in Italia, anche a causa del sostanziale isolamento di Hong Kong e della Cina negli ultimi due anni, che ha reso più difficile comprendere a distanza cosa sta succedendo. Ma, alla velocità con cui si procede in
Asia, in due anni si possono verificare cambiamenti importanti, nonostante le
difficoltà dovute a Covid. Partiamo da qui e da quali opportunità ci possono essere per le tipiche medie aziende italiane o europee.
In linea generale il progetto GBA presenta analogie con il progetto dell’unione europea. Si tratta di ottimizzare le strette connessioni che già ci sono tra le 11 città coinvolte con l’obiettivo di rilasciarne pienamente il potenziale economico, facilitando gli scambi e i movimenti di persone, beni e capitali nell’area. Ovviamente ogni città ha le sue specificità e i suoi punti di forza, il che permette anche di rispondere a diverse esigenze del mercato. Le opportunità sono molto significative sia sul piano B2C che su quello B2B. Se guardiamo al lato consumer, si tratta di un mercato importante, l’area ha una popolazione di 86 milioni di persone, genera circa il 12% del Pil cinese, è in crescita, ed è proiettata a essere la sesta economia mondiale nel 2030. Siamo quindi di fronte a una grande economia di tipo europeo. Il consumatore ha un potere di acquisto in continuo aumento ed è sempre più sofisticato e interessato a prodotti e servizi di alta qualità: c’è quindi un ventaglio di possibilità per molti settori, dalle ‘basic necessities’ fino ai luxury goods, e naturalmente anche per i servizi, finanziari e non solo. Sul piano B2B oggi la GBA è sede di alcuni dei più innovativi colossi cinesi del tech e di startup orientate a tecnologie d’avanguardia. Shenzhen e Hong Kong sono centri di innovazione competitivi a livello internazionale e le aziende occidentali possono trovare grandi spazi per partnership di business e collaborazioni sia nella Regione che nei mercati globali. Spostando il focus dalle aziende ai professionisti, credo che un altro elemento di interesse sia anche legato al fatto che la GBA è affamata di talenti di alta qualità e quindi ci sono opportunità interessanti per sviluppare la propria carriera in Cina e nei mercati asiatici.
La GBA è un concept intrigante che, per quanto sia ancora nelle fasi iniziali, credo richieda anche un cambio di prospettiva da molti punti di vista, ad esempio potrebbe avere un impatto
sulle strategie aziendali e sui set up organizzativi per affrontare i mercati asiatici e la Cina in particolare. In genere Hong Kong e Singapore sono considerate le sedi tradizionali dell’headquarter regionale, mentre Shanghai è tipicamente la branch dedicata al mercato cinese, anche se diverse multinazionali oggi stanno provando a spostare lì il quartier generale asiatico. Lo sviluppo della GBA può offrire l’opportunità di entrare in Cina in modo diverso, ad esempio il Sud della Cina potrebbe essere gestito da Hong Kong o le funzioni aziendali potrebbero non essere più nella stessa sede.
Sì, questo è un ottimo punto. L’high speed rail ha trasformato nell’ultimo decennio il panorama cinese, cambiando in tutto il Paese il modo con cui si gestisce il business, che tradizionalmente era strutturato geograficamente, provincia per provincia. Questo è ancora più vero in GBA dove il network di città essenzialmente si avvia a diventare un unico mercato. Un punto fondamentale è la densità di questo mercato, perché ci sono 86 milioni di persone che vivono in un territorio in cui il tempo di viaggio tra la maggior parte delle città è di circa un’ora grazie ai treni ad alta velocità, i ponti e le infrastrutture, il che significa che è un mercato la cui gestione e il cui sviluppo sono efficienti, produttivi. Prendi anche solo Hong Kong come esempio, una città mercato di oltre 7 milioni di persone, che spesso è già sufficiente almeno come punto di partenza per molte pmi: spostando il focus sulla GBA il potenziale del business ovviamente si decuplica. È un grande cambiamento filosofico da entrambi i lati, per la domanda e per l’offerta, che, ancora, rimanda al caso dell’unione europea. Si devono riuscire a superare gli interessi individuali di zone e città per guardare il quadro generale offrendo modelli nuovi: per un’azienda potrebbe essere ottimale avere la sede in una città, puntare alla base di consumatori di un’altra e potrebbe convenire che il centro logistico per gestire l’ecommerce sia in un luogo ancora diverso.
Mi sembra che negli ultimi anni anche Hong Kong si sia evoluta in modo un po’ diverso rispetto al passato: da un posizionamento tradizionale come ‘shopping Mecca’ e centro finanziario internazionale verso una direzione più tech e R&D. Cosa sta generando questo cambiamento e come vedi la relazione tra Hong kong e Shenzhen in ambito startup ed innovazione? Mi sembra che Shenzhen sia prevalentemente cinese mentre Hong Kong più internazionale…
È vero, negli ultimi quattro anni Hong Kong si è sviluppata molto velocemente in questa direzione, non solo nelle aree più visibili come intelligenza artificale, robotica o fintech ma anche in molti altri settori consumer related, dal tessile ai materiali, la green technology, la decarbonizzazione delle supply chain, la digitalizzazione sempre più spinta dell’industria creativa, lo sport gaming e così via. L’evoluzione nasce da diversi fattori. Le politiche governative sono state di supporto e le difficili condizioni economiche, dalle proteste alla pandemia, hanno obbligato molte aziende a pensare in modo diverso, rendendosi contro che era necessario adottare la tecnologia per tenere il passo con la concorrenza, soprattutto quella cinese. Tutte queste cose insieme nello stesso momento hanno contribuito al trend in corso. Prevalentemente però il driver è commerciale, per rispondere a quello di cui il mercato ha bisogno anche alla luce dei cambiamenti portati dalla pandemia sia nei canali B2C che in quelli B2B. Per quanto riguarda l’ecosistema startup, sì, credo tu abbia ragione, l’ambiente su Shenzhen è prevalentemente cinese, anche se non esclusivamente, mentre l’ecosistema di Hong Kong è più internazionale per natura, per storia della città. Diventerà un unico ecosistema? Credo ci saranno crescenti connessioni sicuramente ma il punto è relativo al concetto fondan
te della GBA: parte della ‘magia’ sta anche nel fatto che ci sono ingredienti molto diversi, e serve l’abilità a prendere il meglio da ognuno di loro per creare il risultato migliore.
Non abbiamo toccato il tema costi…
È chiaro che la visione della Cina come Paese low cost per manufacturing e operations è una storia del passato, oggi è certo più attraente il livello sofisticato ed efficiente delle supply chain piuttosto che il risparmio sui costi. Certamente ci sono ancora differenze tra una zona e l’altra: ad esempio le strutture di costo degli stabilimenti produttivi in Shenzhen non sono uguali a quelle che trovi dall’altro lato del Pearl River Delta. E, spostandosi sul lato consumer, la struttura generale dei costi retail a Shenzhen non è molto diversa da quella di Shanghai mentre lo è ancora in altre città, dove comunque crescerà in linea con lo sviluppo futuro. Ma anche a livello consumer la partita non si gioca sul low cost ma sulla customer base che puoi trovare in GBA. Se osservi la demografia di Shenzhen trovi consumatori mediamente più giovani e più professional di Shanghai e questo impatta sul tipo di consumi e sui prezzi che il mercato è disponibile a pagare.
Sulle infrastrutture e sulla tecnologia si è fatto e si sta facendo molto lavoro, dove vedi necessari i prossimi passi?
Il prossimo passo deve essere un maggior coordinamento tra le diverse città, serve un lavoro congiunto di promozione a livello internazionale. Una delle cose su cui stiamo lavorando è la creazione di uno steering group tra i rappresentanti delle 11 città coinvolte nel progetto con l’obiettivo di presentarci in modo integrato al mercato. Vorremmo proporci ad esempio a una media azienda italiana e dire: per riuscire a raggiungere i tuoi obiettivi di business in Cina dovresti fare queste cose su Hong Kong e queste altre, ad esempio, a Foshan. Il fine ultimo è offrire un’unica proposta, coordinata, invece di lasciare le aziende andare in giro a ‘fare shopping’, che è molto più complesso e meno efficiente. È chiaro che le 11 città possono essere al tempo stesso partner e concorrenti tra loro a seconda delle situazioni, detto questo però l’approccio deve essere customer centric in modo da offrire ai singoli clienti quello di cui hanno bisogno.
Come dicevo prima è un grande cambiamento filosofico, guardare al quadro generale prima che all’interesse particolare.
E come vedi l’evoluzione di Hong Kong in questo scenario?
Lo sviluppo economico futuro di Hong Kong sarà certamente legato a una crescente connessione col resto della GBA, con un ruolo strategico nella regione, ma anche con i Paesi Asean specialmente. Questa evoluzione si colloca all’interno di dinamiche più ampie tra Est e Ovest che stanno ridefinendo i tradizionali centri di gravità dello sviluppo economico globale rispetto agli equilibri tradizionali. È molto importante per le aziende europee non perdere di vista gli elementi oggettivi del business, riuscire ad avere la sensazione per tempo dei cambiamenti in atto e di dove i trend economici si stanno indirizzando. Nella Greater Bay Area ci sono città, magari poco note a livello internazionale, che stanno evolvendo in direzione di un city cluster che sarà sempre più importante a livello globale nei prossimi anni. Non cogliere per tempo questi sviluppi può far perdere delle occasioni.