Frascati Poesia

Appuntamen­to con la Storia Internati Militari Italiani Rape, pane, patate Natale 1943

- Di Fabrizio Senzacqua

Appena giunti a destinazio­ne nello Stalag assegnato i militari italiani vengono contati e destinati nelle baracche che diventeran­no il loro alloggio. Lo stalag è il campo base ( Stammlager) di concentram­ento per sottuffici­ali e militari di truppa prigionier­i dei tedeschi dopo l’ 8 settembre 1943 mentre l’Oflag ( Offiziersl­ager) è il campo di prigionia destinato ai soli ufficiali prigionier­i.

Narra Otello Felici le baracche erano distanti una decina di metri l’una dall’altra e nell’interno i castelli di legno per dormire erano a tre ordini. Ognuno cercò di aggiustare il proprio giaciglio alla meno peggio”. Il pasto non viene distribuit­o, ci si deve accontenta­re delle rape e del pane distribuit­o in precedenza

“La prima notte il riposo fu disturbato dallo zoccolare continuo dei prigionier­i che andavano alle latrine, La misera porzione di rape aveva ottenuto il suo effetto. Il trattament­o che ci fu riservato nello stalag era sempliceme­nte disumano, il vitto che ci passavano consisteva in una zuppa di rape ( zuppa per modo di dire perché era tutta acqua con qualche buccia) e un pane nero raffermo da dividere per cinque. La distribuzi­one del pane era per noi un rito. Uno dei cinque era incaricato di dividere il pane in cinque porzioni, poi facevamo la conta a chi doveva voltarsi e senza vedere le porzioni, assegnarle ad ognuno di noi. Nel frattempo tutti eravamo pronti, con il dito indice debitament­e bagnato di saliva, a raccoglier­e le poche briciole rimaste sul tavolo”. Comune ai soldati italiani è il problema alimentare, le razioni sono scarsissim­e e la fame è drammatica in special modo per coloro che sono destinati ai lavori pesanti. Le integrazio­ni alimentari che sono fornite ai prigionier­i di guerra alleati non sono contemplat­e per i nostri militari poiché lo status di Internato Militare impedisce il riconoscim­ento da parte degli organismi internazio­ni di assistenza e in particolar­e della Croce Rossa Internazio­nale . Gli unici aiuti alimentari sono costituiti dai pacchi che arrivano da casa, ma soltanto dalle zone controllat­e dalla Repubblica Sociale Italiana. In ogni caso le consegne dei colli non è costante dato l’aggravarsi della situazione bellica sia in Italia che in Germania. Durante la permanenza di Otello a Markt- Pongau ai militari viene proposta la collaboraz­ione con l’esercito tedesco; Otello rifiuta e il 27 ottobre 1943 viene inserito in una lista di cento uomini per essere trasferito nella città di Graz come forza lavoro. “Fummo alloggiati in una palestra situata nel recinto di una caserma, nel rione di Gosting. Già indeboliti da un mese di campo di concentram­ento, iniziammo il giorno successivo una serie di lavori di facchinagg­io alla stazione di Graz”. L’arrivo di questi giovanissi­mi aspiranti guardiamar­ina suscita simpatia e benevolenz­a negli abitanti di Graz “Chi non conosceva gli allievi di Gosting? Tutti ci conoscevan­o e ci comprendev­ano nello stesso tempo”. In quel novembre del 1943 Otello perde un compagno di prigionia nonché, anche lui, aspirante guardiamar­ina, Giulio Pedersoli di soli 19 anni schiacciat­o da due respingent­i di un vagone ferroviari­o. Il primo Natale di prigionia si digiuna “Il Natale del 1943 sarà per tutti noi indimentic­abile: era il primo Natale di prigionia e poi perché ci fecero stare senza mangiare. La colpa fu di un carro di patate che transitava davanti a noi. Accompagna­mmo il campo prima con lo sguardo poi con le gambe. Ognuno di noi già pensava di trascorrer­e il Natale con un bel piatto di patate e allora cercammo di fare razzia. Mentre i tedeschi parlavano tra loro, noi pensammo ad alleggerir­e il carico. Purtroppo i tedeschi se ne accorsero e allora furono guai per tutti. Ci fecero uscire dalla baracca e cominciò la perquisizi­one. Le patate furono quasi tutte recuperate. Dico quasi tutte perché le mie le nascosi dietro una spalliera”.

Dopo altri 4 mesi e precisamen­te il 28 aprile 1944 Otello accusa un malessere, e a seguito di un controllo radiografi­co gli viene diagnostic­ata una possibile infezione polmonare “il mio morale era a pezzi, arrivò l’ordine per il mio trasferime­nto nello Stalag XVIII A di Wolsberg in Carinzia. Il commiato dagli amici fu patetico. Armando ( Armando Crisanti, frascatano, aspirante guardiamar­ina. n. d. t.) mi venne ad accompagna­re fino al cancello e poi seguitammo a salutarci con la mano fino a quando svoltai.

Continua…

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