Fuoristrada e motocross d'epoca

STORIE DI PROTOTIPI

Motom Cross 160 4T

- Testo: Oscar Malugani Foto: Daniela Confalonie­ri

Questa è la storia di un prototipo realizzato all’inizio degli anni Sessanta dalla Casa motociclis­tica milanese, Motom e destinato alla Guardia di Finanza. Finito in una concession­aria della Valtellina per testarlo all’uso in fuoristrad­a, è rimasto lì, a Delebio (in provincia di Sondrio) fino ai giorni nostri. Per caso ci siamo imbattuti in questa storia

che vi racconta la famiglia Del Fedele

Ogni moto ha la sua storia: bella o brutta che sia, significan­te o insignific­ante, sta di fatto che dietro ogni modello si cela sempre una storia. Quella di questo Motom 160 elaborato Cross è piuttosto singolare.

Circa un anno fa, ci siamo diretti in Valtellina per fotografar­e un paio di moto poi pubblicate sulla nostra rivista. Prima degli scatti riservati alle due Cagiva Merlin 350 di cui vi abbiamo raccontato sul numero di maggio/ giugno 2020, l’amico Renato Del Fedele di Delebio (in provincia di Sondrio) ci aveva mostrato le moto che fanno parte della sua collezione. Sono soprattutt­o da Trial, in particolar­e Fantic Motor, ma quando l’abbiamo seguito nel suo deposito, abbiamo scoperto anche ciò che rimaneva della concession­aria di famiglia aperta dal padre, Ivo nel 1970. Dopo quasi quarant’anni di attività, la concession­aria è stata chiusa nel 2009, e tra le varie cose che sono state conservate da Renato a memoria storica del lavoro di famiglia, c’è anche la moto protagonis­ta del servizio. La nostra attenzione è stata, infatti, catturata da questo Motom 160 derivato dal modello stradale ‘Delfino’ che veniva prodotto negli anni Cinquanta.

Trattasi di prototipo perché non ci risulta che la Casa milanese

fondata nell’immediato secondo dopoguerra dalla famiglia De Angeli-Frua, abbia mai prodotto in serie modelli da Cross partendo dallo stradale ‘Delfino’. Di quest’ultimo ha sicurament­e il telaio, ma ci hanno incuriosit­o soprattutt­o le ruote artigliate e il colore giallo-verde; di curiosità in curiosità, portandola alla luce del sole per vederla meglio e più da vicino, abbiamo altresì scoperto che questa moto ha sul serbatoio la decalcoman­ia con la scritta

Cross. Il mezzo appare tutto originale, non è stato rivernicia­to e non sono state applicate altre decalcoman­ie.

Volevamo saperne di più… e a quel punto abbiamo inviato qualche scatto fotografic­o fatto al volo con

il cellulare, a un ex dipendente della Motom, che a lungo ha lavorato in quella fabbrica assistendo alla nascita dei vari modelli che hanno fatto la storia di questa Casa motociclis­tica. Alla vista di quegli scatti, anche il nostro interlocut­ore è rimasto incuriosit­o. Più che altro è rimasto esterrefat­to, perché non ricordava che in azienda fosse stato realizzato un modello del genere. Ha riconosciu­to, però, troppi particolar­i riconducib­ili alla Casa milanese e ha iniziato a pensare che si trattasse di un esemplare unico adattato all’uso in fuoristrad­a. A questo punto ci ha chiesto di fotografar­e anche il numero di telaio, e di fronte al nuovo scatto, il nostro interlocut­ore ci ha messo sulla strada giusta per saperne di più su questo Motom 160, dicendoci che, con molta probabilit­à, si tratta di un prototipo realizzato dalla Casa milanese all’inizio degli anni Sessanta e destinato alla Guardia di finanza. Il numero del telaio stampiglia­to ‘2’ ci ha indotto a chiamare questo mezzo Motom 160 Cross ‘Proto’.

Mentre stavamo osservando con attenzione alcuni particolar­i, nel vecchio magazzino è comparso anche il capo famiglia, Ivo (classe 1940) che di fronte al nostro inaspettat­o interessam­ento, ci ha raccontato brevemente la storia di questo Motom Cross.

“Era uno dei due esemplari che il reparto esperienze Motom aveva realizzato per destinarli alla Guardia di Finanza; ecco spiegata la scelta del colore verde-giallo che rispecchia quello del Gruppo sportivo delle Fiamme Gialle - ci ha spiegato Ivo Del Fedele - L’unica cosa non originale è la corona di trasmissio­ne, perché gliel’ho montata di diametro più ampio per andare facilmente in montagna e sui sentieri”.

Ci siamo quindi imbattuti in un’autentica rarità, conservata più o meno casualment­e, ma arrivata fino ai giorni nostri. “Questo è un motoveicol­o dell’inizio degli anni Sessanta, realizzato partendo dal modello stradale di serie Motom 160 Delfino, che la Casa milanese mise in produzione verso la metà degli anni Cinquanta”, ha proseguito Ivo, mentre il figlio Renato ci spiegava come fosse arrivato nella concession­aria di famiglia, ricordando ciò che gli ha sempre raccontato suo padre. “L’avevano portato da noi in officina per fare dei test sulle strade della Valtellina utilizzand­olo, quindi, anche in fuoristrad­a; probabilme­nte il progetto Motom Cross non è decollato ed è stato abbandonat­o, così come è stato dimenticat­o da noi questo prototipo, rimasto qui per tutto questo tempo. Certo, col passare degli anni è invecchiat­o anche lui, ma ci fa piacere che oggi sia il protagonis­ta di questo servizio”.

Particolar­i sono i parafanghi alti, la sella corta e il manubrio con il traversino; il motore è stato potenziato per avere qualche cavallo in più, senza però dimenticar­e che il modello di serie risale alla metà degli anni Cinquanta, quando le potenze erano abbastanza contenute. Particolar­e poi la doppia bobina,

che in caso di mancanza di corrente, dava la possibilit­à di avviare di nuovo il motore, e la griglia di chiusura posta sul lato destro del carter motore, che serviva durante l’attraversa­mento dei guadi. “Abbiamo conservato tutto di questo mezzo, anche le gomme da Cross, che gli danno un tocco di originalit­à, e le manopole dell’epoca - ha proseguito Renato Del Fedele - A lungo è rimasto abbandonat­o a se stesso, anche esposto alle intemperie, ma nonostante il suo stato attuale, è tutto conservato. Tempo fa una persona si è fatta avanti per acquistarl­o, ma per adesso né io, né tanto meno mio padre, abbiamo intenzione di separarci da questo mezzo. Potrebbe interessar­e ai collezioni­sti Motom, visto che si tratta di una rarità, finita nelle nostre mani soprattutt­o

grazie alla lungimiran­za di mio padre; per adesso, però, la nostra idea è quella di rimetterlo in funzione, per sentire di nuovo il rombo di quel motore udito, l’ultima volta, una decina di anni fa. Una bella sistemata renderebbe questo prototipo Motom ancora più interessan­te”, ha concluso Renato.

Partiti alla volta della Valtellina per fotografar­e le due Cagiva Merlin 350 già pubblicate, ci aveva fatto piacere rincasare con quest’altra storia da raccontare: la storia di una moto che avrebbe dovuto indossare le stellette della Guardia di Finanza.

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