Fuoristrada e motocross d'epoca
STORIE DI PROTOTIPI
Motom Cross 160 4T
Questa è la storia di un prototipo realizzato all’inizio degli anni Sessanta dalla Casa motociclistica milanese, Motom e destinato alla Guardia di Finanza. Finito in una concessionaria della Valtellina per testarlo all’uso in fuoristrada, è rimasto lì, a Delebio (in provincia di Sondrio) fino ai giorni nostri. Per caso ci siamo imbattuti in questa storia
che vi racconta la famiglia Del Fedele
Ogni moto ha la sua storia: bella o brutta che sia, significante o insignificante, sta di fatto che dietro ogni modello si cela sempre una storia. Quella di questo Motom 160 elaborato Cross è piuttosto singolare.
Circa un anno fa, ci siamo diretti in Valtellina per fotografare un paio di moto poi pubblicate sulla nostra rivista. Prima degli scatti riservati alle due Cagiva Merlin 350 di cui vi abbiamo raccontato sul numero di maggio/ giugno 2020, l’amico Renato Del Fedele di Delebio (in provincia di Sondrio) ci aveva mostrato le moto che fanno parte della sua collezione. Sono soprattutto da Trial, in particolare Fantic Motor, ma quando l’abbiamo seguito nel suo deposito, abbiamo scoperto anche ciò che rimaneva della concessionaria di famiglia aperta dal padre, Ivo nel 1970. Dopo quasi quarant’anni di attività, la concessionaria è stata chiusa nel 2009, e tra le varie cose che sono state conservate da Renato a memoria storica del lavoro di famiglia, c’è anche la moto protagonista del servizio. La nostra attenzione è stata, infatti, catturata da questo Motom 160 derivato dal modello stradale ‘Delfino’ che veniva prodotto negli anni Cinquanta.
Trattasi di prototipo perché non ci risulta che la Casa milanese
fondata nell’immediato secondo dopoguerra dalla famiglia De Angeli-Frua, abbia mai prodotto in serie modelli da Cross partendo dallo stradale ‘Delfino’. Di quest’ultimo ha sicuramente il telaio, ma ci hanno incuriosito soprattutto le ruote artigliate e il colore giallo-verde; di curiosità in curiosità, portandola alla luce del sole per vederla meglio e più da vicino, abbiamo altresì scoperto che questa moto ha sul serbatoio la decalcomania con la scritta
Cross. Il mezzo appare tutto originale, non è stato riverniciato e non sono state applicate altre decalcomanie.
Volevamo saperne di più… e a quel punto abbiamo inviato qualche scatto fotografico fatto al volo con
il cellulare, a un ex dipendente della Motom, che a lungo ha lavorato in quella fabbrica assistendo alla nascita dei vari modelli che hanno fatto la storia di questa Casa motociclistica. Alla vista di quegli scatti, anche il nostro interlocutore è rimasto incuriosito. Più che altro è rimasto esterrefatto, perché non ricordava che in azienda fosse stato realizzato un modello del genere. Ha riconosciuto, però, troppi particolari riconducibili alla Casa milanese e ha iniziato a pensare che si trattasse di un esemplare unico adattato all’uso in fuoristrada. A questo punto ci ha chiesto di fotografare anche il numero di telaio, e di fronte al nuovo scatto, il nostro interlocutore ci ha messo sulla strada giusta per saperne di più su questo Motom 160, dicendoci che, con molta probabilità, si tratta di un prototipo realizzato dalla Casa milanese all’inizio degli anni Sessanta e destinato alla Guardia di finanza. Il numero del telaio stampigliato ‘2’ ci ha indotto a chiamare questo mezzo Motom 160 Cross ‘Proto’.
Mentre stavamo osservando con attenzione alcuni particolari, nel vecchio magazzino è comparso anche il capo famiglia, Ivo (classe 1940) che di fronte al nostro inaspettato interessamento, ci ha raccontato brevemente la storia di questo Motom Cross.
“Era uno dei due esemplari che il reparto esperienze Motom aveva realizzato per destinarli alla Guardia di Finanza; ecco spiegata la scelta del colore verde-giallo che rispecchia quello del Gruppo sportivo delle Fiamme Gialle - ci ha spiegato Ivo Del Fedele - L’unica cosa non originale è la corona di trasmissione, perché gliel’ho montata di diametro più ampio per andare facilmente in montagna e sui sentieri”.
Ci siamo quindi imbattuti in un’autentica rarità, conservata più o meno casualmente, ma arrivata fino ai giorni nostri. “Questo è un motoveicolo dell’inizio degli anni Sessanta, realizzato partendo dal modello stradale di serie Motom 160 Delfino, che la Casa milanese mise in produzione verso la metà degli anni Cinquanta”, ha proseguito Ivo, mentre il figlio Renato ci spiegava come fosse arrivato nella concessionaria di famiglia, ricordando ciò che gli ha sempre raccontato suo padre. “L’avevano portato da noi in officina per fare dei test sulle strade della Valtellina utilizzandolo, quindi, anche in fuoristrada; probabilmente il progetto Motom Cross non è decollato ed è stato abbandonato, così come è stato dimenticato da noi questo prototipo, rimasto qui per tutto questo tempo. Certo, col passare degli anni è invecchiato anche lui, ma ci fa piacere che oggi sia il protagonista di questo servizio”.
Particolari sono i parafanghi alti, la sella corta e il manubrio con il traversino; il motore è stato potenziato per avere qualche cavallo in più, senza però dimenticare che il modello di serie risale alla metà degli anni Cinquanta, quando le potenze erano abbastanza contenute. Particolare poi la doppia bobina,
che in caso di mancanza di corrente, dava la possibilità di avviare di nuovo il motore, e la griglia di chiusura posta sul lato destro del carter motore, che serviva durante l’attraversamento dei guadi. “Abbiamo conservato tutto di questo mezzo, anche le gomme da Cross, che gli danno un tocco di originalità, e le manopole dell’epoca - ha proseguito Renato Del Fedele - A lungo è rimasto abbandonato a se stesso, anche esposto alle intemperie, ma nonostante il suo stato attuale, è tutto conservato. Tempo fa una persona si è fatta avanti per acquistarlo, ma per adesso né io, né tanto meno mio padre, abbiamo intenzione di separarci da questo mezzo. Potrebbe interessare ai collezionisti Motom, visto che si tratta di una rarità, finita nelle nostre mani soprattutto
grazie alla lungimiranza di mio padre; per adesso, però, la nostra idea è quella di rimetterlo in funzione, per sentire di nuovo il rombo di quel motore udito, l’ultima volta, una decina di anni fa. Una bella sistemata renderebbe questo prototipo Motom ancora più interessante”, ha concluso Renato.
Partiti alla volta della Valtellina per fotografare le due Cagiva Merlin 350 già pubblicate, ci aveva fatto piacere rincasare con quest’altra storia da raccontare: la storia di una moto che avrebbe dovuto indossare le stellette della Guardia di Finanza.