Fuoristrada e motocross d'epoca

IL RITRATTO

Manuel Soler

- Testo: Valentí Fontserè Foto: Archivio Giulio Mauri, rivista ‘Solo Moto’ e Archivio Manuel Soler

A soli 17 anni, divenne il più giovane Campione Spagnolo di Trial; vinse quattro Titoli nazionali consecutiv­i, dal 1974 al 1977, e per il talento mostruoso che portava in dote, fu ribattezza­to con questo nomignolo, che lo accompagnò

per tutta la sua carriera, conclusa a soli 25 anni. Lo scorso

20 gennaio il suo cuore sportivo che lo aveva portato in cima al mondo del Trial, lo ha tradito per sempre: se n’è andato così

Manuel Soler

Spagna 1976. ‘Tres Dies del Cingles’, sezione 12 La Roca… È il secondo giorno della gara spagnola che sta vedendo il Campione del mondo in carica, Yrjo Vesterinen e il pilota di casa, Manuel Soler lottare ‘con il coltello tra i denti’. Affrontano una tipica sezione del Cingles, con un ruscello pieno di sassi e un salitone finale con delle radici e tantissimo fango; in realtà, più che fango pare proprio sapone, ma si tratta del tipico fango rosso di questa zona. A ogni passaggio, la sezione è sempre

più difficile, soprattutt­o nella sua parte finale. Prima qualche pilota riusciva a salire, ma da mezz’ora abbondante, riescono a farlo solo i migliori interpreti della specialità, ma sempre con l’aiuto di parecchi piedi…

A metà salita, nei pressi del nastro che delimita il percorso, ci sono Vesterinen, il suo amico, nonché compagno di squadra nel Team Bultaco ‘A’, Charles Coutard e il Presidente del Moto Club Cingles, Ildefons Vilanova: i tre parlano della crescente difficoltà di questa salita, mentre i piloti sostengono che stia diventando impossibil­e. Vesterinen e Coutard aspettano il passagio del compagno Soler, dopodiché sarà il loro turno.

Il silenzio annuncia che Soler sta iniziando la zona un po’ più in basso: supera senza alcun problema la parte del torrente e sembra disegnare traiettori­e con il compasso tanto è preciso nella sua guida. Arriva al salitone: dà due colpi di gas, un terzo colpo allungando la seconda, un aiuto con il corpo ed ecco fatto… Soler riesce a salire a zero!

Il boato del pubblico è a dir poco assordante.

Vesterinen è stupito, Coutard non sa come abbia fatto, mentre Vilanova dice: “Vedete, avevo ragione: la sezione si può fare!”. Vesterinen, con la sua calma e freddezza, risponde a Vilanova: “Manuel l’ha fatto. Vero. Ma il discorso non è che ha fatto uno zero, bensì come l’ha fatto… così semplice che pare essere un insulto per gli altri”.

E se lo dice un tre volte Campione del mondo come Vesterinen, dev’essere stato proprio così.

Ildefons Vilanova mi aveva raccontato questo anedotto qualche anno fa, quando stavo preparando un articolo dedicato alla storia della ‘Tres Dies’. Purtroppo Manuel non c’è più. Un grande pilota e una grande persona ci ha lasciato troppo presto: a causa di un infarto, Soler è venuto a mancare il 20 gennaio scorso. Il suo cuore sportivo che lo aveva portato in cima al mondo del Trial, lo aveva avvisato qualche anno fa… Questa volta, però, lo ha tradito per sempre, strappando­lo all’affetto dei suoi cari e dei suoi estimatori a soli 63 anni, nella sua casa di campagna a Sant Quirze Safaja, a cinque minuti scarsi dalla partenza della ‘Tres Dies del Cingles’ a Mas Badó.

Manuel era un figlio d’arte: suo padre Juan Soler Bultó era, infatti, il nipote prediletto di Don Paco Bultó, fondatore della Casa motociclis­tica catalana, Bultaco. Juan Soler è stato anche il primo Campione di Catalunya di Trial nel biennio 1964-1965, quando ancora non esisteva il Campionato Spagnolo. In veste di socio cofondator­e della Bultaco, per molto tempo ha svolto il ruolo di Direttore Sportivo, ed anche per questo motivo il figlio Manuel si è avvicinato molto giovane alla pratica del Trial. Soprattutt­o da quando suo padre gli sistemò una moto speciale cucita su misura per lui: in sella a questo mezzo, il piccolo Manuel si rivelò ben presto un prodigio. In tante gare partecipò fuori concorso perché ancora troppo giovane, ma gli addetti ai lavori e gli appassiona­ti trialisti

si resero subito conto di aver di fronte un grande talento. Tanto che Pedro Taulé, noto concession­ario Bultaco di Barcellona e membro importante del Clan Bultaco, lo ribattezzò con il nomignolo ‘el Monstruito’, proprio per il talento mostruoso che portava in dote. Manuel Soler rimarrà per tutta la vita ‘el Monstruito’.

Ottenne la licenza Junior nel 1973 e da quell’anno iniziò a vincere tante gare. Nel 1974 si aggiudicò le otto prove del Campionato Spagnolo e a soli 17 anni, divenne il più giovane Campione Spagnolo di Trial, succedendo a suo cugino Ignacio ‘Yato’ Bultó che aveva dominato la competizio­ne nazionale dal 1969 al 1972 (nel 1973 vinse Fernando Muñoz). Manuel era inavvicina­bile e vinse quattro campionati spagnoli di seguito, finché sulla scena agonistica comparve un altro fuoriclass­e, Toni Gorgot. Manuel perse un pò di motivazion­i in Spagna e volle coltivare il sogno del Mondiale. Anche se non vinse più il Titolo nazionale, continuò a essere il pilota spagnolo più competitiv­o a livello internazio­nale. È ricordato soprattutt­o per essere stato il primo trialista iberico ad aver vinto una prova iridata, in Finlandia nel 1979; ci andò vicino

altre volte, ma ci riuscì finalmente ‘a casa sua’ battendo Yrjo Vesterinen.

Il 1980 avrebbe dovuto essere l’anno della sua definitiva consacrazi­one nel mondo del Trial, ma la stagione agonistica iniziò male, sia per lui, sia per tutto il Team Bultaco. La situazione finanziari­a della

Casa motociclis­tica catalana era pessima e le maestranze iniziarono a scioperare. A metà stagione, in Bultaco rimasero solo Bernie Schreiber e Manuel Soler, ma dopo l’ottima prestazion­e sfoderata nella prova iridata in Francia, con Schreiber primo e Soler secondo, anche loro furono costretti a cambiare casacca. All’inizio entrambi approdaron­o all’italiana Italjet: alla fine ci rimase solo Schreiber, mentre Soler passò alla Montesa, per antonomasi­a la Casa motociclis­tica rivale della Bultaco. Nonostante queste vicissitud­ini, Manuel riuscì a finire il Mondiale con un onorevole sesto posto. Si abituò ben presto alla nuova moto e iniziò a mettere in evidenza anche le sue capacità di collaudato­re; mise a punto, in particolar­e, il modello Cota 349 bianca, con il quale partecipò al Mondiale 1981. Questa fu la grande stagione di Manuel Soler. Vinse tante prove quante se ne aggiudicò il giovane iridiato Gilles Burgat e concluse il Mondiale al quinto posto. Ci furono risultati un pò sotto tono per problemi accusati dalla Montesa (che spiegeremo in un prossimo articolo), ma ciò nonostante vinse tre gare, in Spagna, Austria e Germania, contribuen­do al successo della Casa iberica nel Mondiale costruttor­i.

Nel 1982 Manuel partì carico per continuare la sua scalata al vertice del Campionato del Mondo e con l’amico e rivale Toni Gorgot, lanciarono l’offensiva spagnola e della Montesa alla conquista del Titolo iridato. Ma la lesione al ginocchio accusata tempo prima tornò a farsi sentire e Manuel fu costretto a sottoporsi a un intervento chirurgico, dopo aver disputato tre gare con ottimi risultati. Saltò il resto della stagione e passò alla Merlin, il Marchio creato dal cugino Ignacio Bultó che stava lanciando nel firmamento del Trial. Soler divenne il pilota numero uno del Team Merlin, affiancato da Renales e Freixas, ma i risultati non furono quelli sperati. Manuel era già un ‘vecchio’ pilota a soli 25 anni… soprattutt­o perché il Trial stava cambiando. Decise così di appendere il casco al chiodo, ma continuò a rimanere nell’ambiente.

Ricorderò sempre un pranzo al ‘Tramonti 1980’, un famoso ristorante italiano di Barcellona, luogo di ritrovo di tanti piloti. Ci sono andato con Manuel qualche anno fa. Quel giorno abbiamo parlato di tantissime cose. Lui era un uomo molto gentile, con un grande cuore e, allo stesso tempo, sapeva di essere un’icona nazionale del Trial. Ricordo che mi disse: “Sai, un giorno dovrei scrivere un libro… perché altrimenti tutte queste cose che so e che ho vissuto, rischiano di andare perdute”. Gli risposi:

“Se vuoi, tu racconti ed io faccio il resto”. “Dai, lo faremo”, fu la sua risposta.

Purtroppo non sarà così. Ci sentivamo e vedevamo ogni tanto, e dopo Natale, dovevo andare da lui nella sua casa di Sant Quirze, dove si era trasferito da poco: si trova a soli dieci minuti dalla nostra residenza di campagna, ma sono arrivato fuori tempo massimo… Il destino ce lo ha portato via lo scorso 20 gennaio, in silenzio, come quando affrontò il difficile salitone della ‘Tres Dies del Cingles’ del 1976, sezione 12… ammutolend­o tutti.

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