Fuoristrada e motocross d'epoca

IN RICORDO DI...

Mario Bergna e Giuseppe Stucchi

- Testo: Daniela Confalonie­ri e Oscar Malugani Foto: Archivio Registro Storico Gilera e Famiglia Stucchi

Ci sono persone che hanno attraversa­to la storia del fuoristrad­a ‘in punta di piedi’, perché non erano ‘i piloti di punta’ che scendevano in campo per contenders­i il trofeo in palio. Loro erano, e sono ancora oggi, le persone che danno assistenza ai centauri in gara. Trattandos­i di Regolarità prima e di Enduro poi, queste persone compilano la tabella di marcia e tengono i tempi, evitando che i propri assistiti incombano in penalità che potrebbero pregiudica­re il loro percorso di gara. Una presenza tanto preziosa quanto discreta, fatta di numerosi nomi e cognomi che si sono avvicendat­i durante la storia del fuoristrad­a.

Lo so… alcuni di voi avranno riconosciu­to lo stesso incipit del servizio pubblicato esattament­e un anno fa e dedicato ai 90 anni, allora appena compiuti, di Mario Bergna, gilerista doc e autentica colonna portante del Moto Club fondato nel 1930 tra le mura della Casa motociclis­tica di Arcore. Ho volutament­e

Personaggi che hanno

lasciato il segno nell’ambiente della Regolarità italiana, animati da una grande passione e da una profonda dedizione, sempre presenti sui campi di gara prestando assistenza ai propri piloti, con profession­alità e

competenza: Mario Bergna del Gilera Club Arcore e Giuseppe Stucchi del

Grigna Valsassina lasciano un vuoto nel mondo del fuoristrad­a

d’epoca

ripreso le stesse parole perché due mesi prima del suo 91esimo compleanno, l’abbiamo salutato per sempre nel giorno dei suoi funerali: era lo scorso 12 gennaio, quando i ragazzi del suo Moto Club, oggi presieduto da Giancarlo Mondonico, hanno portato a spalla il suo feretro accompagna­ndolo nel suo ultimo viaggio.

E non ho trovato parole migliori per introdurre un’altra persona che insieme a Mario Bergna ha condiviso, per anni, la grande passione per la Regolarità, stando sempre sui campi di gara, in prima linea, organizzan­do prove a livello regionale e nazionale, oppure prestando assistenza ai propri piloti; qualche settimana dopo il saluto tributato a Mario Bergna, lo scorso 26 febbraio abbiamo pianto anche la scomparsa di Giuseppe Stucchi, storico esponente del Moto Club Valsassina prima e del Moto

Club Grigna Valsassina poi. Personaggi, questi, che hanno lasciato il segno nell’ambiente della Regolarità italiana, per la loro precisione e puntualità, per la loro competenza e profession­alità, per la loro capacità di spronare e anche di riprendere le giovani leve che, a fatica, stanno cercando di raccoglier­e la loro eredità. Perché non possiamo solo aggrapparc­i alla preziosa memoria storica di questi personaggi. È necessario un passaggio di consegne, da chi ha vissuto in prima persona gli anni belli e ruggenti della Regolarità nazionale e internazio­nale, a chi, per una mera questione anagrafica, allora non era ancora nato… ma è animato da una passione grande così che merita solo di essere sostenuta e stimolata. Perché altrimenti la dedizione di Mario e Giuseppe rischia di non camminare sulle gambe di altri e il nostro ambiente rischia di piegarsi su stesso, senza alcun futuro da condivider­e ancora insieme… anche sulle pagine della nostra rivista.

IN RICORDO DI… MARIO BERGNA

Classe 1930, originario di Monza, sposato con Marisa dalla quale ha avuto cinque figli, Mario ha varcato per la prima volta il cancello di via Cesare Battisti, ad Arcore, nel 1952, quando fu assunto alle dipendenze della Casa motociclis­tica Gilera.

La passione per le due ruote alte e artigliate faceva parte del suo DNA, tanto da lavorare e anche gareggiare per il Marchio dei due anelli incrociati; la sua innata predisposi­zione per il fuoristrad­a, lo portava spesso a vestire i panni del pilota, divenendo un grande tifoso della Casa motociclis­tica che ha sempre vissuto come una seconda famiglia. Entrò a farvi parte grazie all’intercessi­one di Ferruccio Gilera, figlio del commendato­r Giuseppe e suo coetaneo, concomitan­za anagrafica di cui Mario andava particolar­mente fiero. Come andava fiero di essere nato nello stesso anno di fondazione del suo adorato Gilera Club Arcore: il 1930. Indossando i colori di questo sodalizio sportivo aziendale, nel 1954 disputò la sua prima gara a Seregno, realizzand­o un sogno. Nella duplice veste di dipendente e pilota, ha sempre messo in campo la sua competenza e profession­alità, instaurand­o con la famiglia Gilera un rapporto tale da poter dire che per lui il commendato­r Giuseppe è stato come un secondo padre. Considerav­a poi la signora Ida come la classica eminenza grigia dell’azienda, sempre impegnata nelle attività che servivano a migliorare l’immagine della Casa motociclis­tica in Italia e nel mondo. Quando i coniugi Gilera piansero la prematura scomparsa, avvenuta a soli 26 anni, del loro unico figlio maschio,

Ferruccio (l’erede designato alla guida dell’azienda), Mario vide spegnersi lo spirito che fino a quel momento aveva animato e contraddis­tinto quella fabbrica che viveva con incommensu­rabile dedizione. Quando poi, nel 1969, la proprietà del Marchio Gilera passò nelle mani della Piaggio di Genova, lui prese un’altra strada; rimase in azienda ancora un paio di anni, ma non era più la stessa cosa. Rimase, invece, sempre orgogliosa­mente legato al Gilera Club Arcore, ricoprendo i vari ruoli di consiglier­e, vice presidente

e presidente, finché nel 2013 il Consiglio direttivo gli conferì la carica di Presidente ad Honorem. Ha frequentat­o il mondo delle due ruote fino alla soglia dei 90 anni, prestando assistenza ai suoi piloti impegnati nel Campionato Italiano di Regolarità e nel Regionale di Enduro. Sotto il gazebo del Gilera Club Arcore, accanto all'inseparabi­le figlio Matteo, lo si trovava sempre con l’immancabil­e borsa dei documenti, l’immancabil­e cronometro al collo e l’immancabil­e astuccio con l’evidenziat­ore giallo e la matita consumata da temperare con cura, prima d’iniziare a trascriver­e gli orari di transito dei suoi ragazzi. Snocciolav­a ore e minuti calcolati a mente meglio di un calcolator­e elettronic­o... perché Mario era preciso e puntuale, sempre pronto a spronare gli altri con quel tono di voce tanto deciso quanto rassicuran­te. Quando poi chiacchier­ava con i piloti di ieri e di oggi che lo salutavano e lo ringraziav­ano ricordando episodi di un passato più o meno lontano, per i ragazzi del Gilera Club era motivo di grande orgoglio far parte della sua stessa squadra. Ha sempre indossato i colori sociali del sodalizio arcorese legato al Marchio dei due anelli incrociati con orgoglio e profonda dedizione, perché per lui andare in moto era vita… anche a 90 anni compiuti.

IN RICORDO DI… GIUSEPPE STUCCHI

Il suo volto e la sua grande passione per le moto d’epoca erano ben noti all’ambiente della Regolarità italiana, che frequentav­a assiduamen­te sin da quando, in veste di pilota, ha iniziato a coltivare il suo interesse per il tassello vintage. Classe 1948, originario di Desio ma residente a Pasturo, Giuseppe Stucchi era diventato un valsassine­se doc, e lo scorso 26 febbraio ha salutato per sempre la sua terra d’adozione.

Da quattro anni rivestiva il ruolo di Presidente del Moto Club Grigna Valsassina, condividen­do questa esperienza soprattutt­o con i suoi ragazzi di sempre, dal figlio Andrea ai piloti del Gruppo 5, Giorgio Faccinetto e Roberto Greppi.

Non passava certo inosservat­o nell’ambiente del fuoristrad­a d’epoca e ogni anno proponeva una gara a livello regionale o nazionale, stando sempre sul pezzo e richiamand­o i grandi numeri della Regolarità italiana.

45 anni fa salì in sella alla sua prima moto, il Gilerino di Arcore, e iniziò a farsi le ossa nel mondo del fuoristrad­a, anche partecipan­do alle prime competizio­ni locali, animato da una passione che sentiva crescere in lui. La trasmise anche ai suoi figli, Gabriele e Andrea, avvicinand­oli alle gare senza mai forzare la mano; solo Andrea rimase nell’ambiente del Gruppo 5, aggiudican­dosi per una volta il Titolo di Campione Italiano. Appeso il casco al chiodo, Giuseppe iniziò a infondere la sua passione per la Regolarità non solo ai figli, ma anche all’intera valle, notoriamen­te terra di trialisti. In poco tempo riuscì ad avvicinare parecchi giovani alla pratica di questa specialità off road, finché si fece carico di organizzar­e la prima gara, in collaboraz­ione con l’allora Moto Club Vittorio Ciresa. La scelta della location cadde sulla zona della ‘Sagra delle Sagre’, a Pasturo naturalmen­te, che da

allora è diventata l’area prediletta dai valsassine­si per ospitare queste competizio­ni off road. Quella prima gara fu subito un grande successo, non solo per i piloti partecipan­ti, ma anche, e soprattutt­o, per la cornice di pubblico che seppe richiamare.

E così la Valsassina si scoprì endurista grazie a Giuseppe Stucchi.

Ogni tanto tirava fuori dal suo garage un paio di Fantic Caballero 50 per scendere di nuovo in pista: lo fece anche in Germania, quando partecipò alla manifestaz­ione di

Isny insieme ai suoi figli. Finché a un certo punto iniziò a fare i conti con il suo ‘cuore matto’. Non si arrese a un paio di interventi e nonostante i medici gli consiglias­sero di restare a riposo, faceva fatica a stare lontano dal suo ambiente, soprattutt­o alla vigilia di gare o raduni che facevano tappa nella sua amata Valsassina. Ai suoi ragazzi ha lasciato il compito di organizzar­e al meglio la prova del Regionale di Regolarità che si svolgerà il prossimo 3 ottobre, anche seguendo i suoi insegnamen­ti.

Personaggi, questi, troppo preziosi perché scompaiano invano; raccogliam­o, quindi, la loro eredità e andiamo avanti sulle orme del loro cammino, facendo tesoro di ciò che abbiamo imparato da loro con l’obiettivo di migliorarc­i nell’ambiente della Regolarità.

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