Fuoristrada e motocross d'epoca

Moto Morini, Gilera, MV Agusta

- Testo: Saverio Livolsi e Ulderico Mangili Foto: Saverio Livolsi

Ripercorri­amo la transizion­e tra il 4 e il 2 Tempi soffermand­oci sulle ultime moto italiane con motore a valvole: Morini, Gilera e MV Agusta sono state anche le prime Regolarità a essere prodotte in serie, innescando l’espansione esponenzia­le di questa disciplina del fuoristrad­a fino a farla diventare un autentico fenomeno di massa

All’inizio della seconda metà degli anni Sessanta, nel mondo della Regolarità prende il via un cambiament­o epocale. Da un lato c’è l’evoluzione delle moto, che sono sempre più lontane parenti delle versioni stradali da cui prima derivavano; i motori a 4 Tempi, ancora diffusissi­mi sui campi di gara, crescono di potenza e reggono autorevolm­ente le prime offensive dei più moderni motori a miscela. Dall’altro lato, gli scenari delle competizio­ni si arricchisc­ono di un nuovo tipo di percorso, per certi versi spettacola­re, una sorta di labirinto delimitato dal nastro fettucciat­o chiamato Prova Speciale.

Il principale motivo di questa svolta epocale è dovuto, però, alle maggiori Case motociclis­tiche, che avviano la produzione in serie di quei modelli che fino a qualche

mese prima erano a disposizio­ne solo dei piloti dei team ufficiali che correvano nella classe 125. Contempora­neamente si amplifica l’interesse dei giovanissi­mi verso il fuoristrad­a: è l’inizio di un fenomeno di massa che vede al centro la Regolarità e che, in breve tempo, porterà a una crescita senza precedenti di questo settore.

Quelle che vengono definite ‘motolegger­e’ appaiono, dunque, agli occhi dei sedicenni della seconda metà degli anni Sessanta (ai quali è concesso di ottenere il patentino A) come delle vere e proprie motociclet­te. E se gli studenti dimostrano un discreto impegno a scuola, possono sperare di convincere i loro genitori a premiarli con l’agognato 125, targato, da esibire con quel briciolo di malcelata presunzion­e tipica dell’adolescenz­a. Per contro, e per fortuna, la responsabi­lità di portarsi in giro una targa, con la ghiotta possibilit­à di avere in sella una passeggera, contribuis­ce in

parte a farli maturare. Sicurament­e più di quanto avrebbero potuto fare se, invece della moto, avessero avuto tra le mani un telefonino…

Complici le competizio­ni in fuoristrad­a che attirano sempre più giovani e la necessità di far fare loro un po’ di sport, le 125 con gli pneumatici artigliati iniziano timidament­e a vedersi anche nei parcheggi dei Licei e degli Istituti tecnici superiori. Si crea dunque una nuova fetta di mercato ed è l’inizio di un fenomeno in costante crescita che avrà il suo boom a partire dai primi anni Settanta e, praticamen­te, continuerà per tutta quella decade.

La moto, dunque, non solo come mezzo di svago, ma anche come disciplina sportiva e quindi di vita, è un traguardo gratifican­te per molti dei giovani che, alla fine dei favolosi anni Sessanta, scalpitano per diventare adulti.

In questo articolo ripercorri­amo lo scenario di quegli anni, ovvero il periodo di transizion­e tra il 4 e il 2 Tempi, soffermand­oci sulle ultime moto italiane con motore a valvole, vale a dire Morini, Gilera e MV Agusta, che sono state anche le

prime Regolarità a essere prodotte in serie, acquistabi­li da tutti (o quasi) presso il concession­ario vicino a casa: queste moto hanno innescato l’espansione esponenzia­le della Regolarità fino a farla diventare un autentico fenomeno di massa.

Questo approfondi­mento non può prescinder­e dal prezioso contributo del ‘nostro’ Ulderico Mangili, che ha vissuto in prima persona questa fase, da studente pilota a pilota ufficiale, gareggiand­o ad alto livello sia col 4, sia col 2 Tempi, circondato dai più celebrati campioni di quegli anni e togliendos­i anche qualche bella soddisfazi­one.

Come descrivere­sti la metà degli anni Sessanta?

“È il vero inizio della Regolarità di massa, nel senso che prima del 1965 questo sport era praticato solo da piloti ‘pionieri’ accasati alle varie Marche motoristic­he dalle Fiamme Oro e da esperti meccanici o concession­ari con forte passione per le gare. Prima di quell’anno, pochi

Marchi avevano approntato modelli sperimenta­li ricavati esclusivam­ente dalle stradali di serie, il cui numero si contava sulle dita di una mano. Sicurament­e la Guzzi e la Gilera sono state le Case più attive del tempo, raggiungen­do ottimi risultati anche perché i loro mezzi erano molto robusti”.

E gli appassiona­ti come si comportava­no?

“Dal ’65 il panorama nazionale e internazio­nale delle gare si fa sempre più attraente per i giovani dell’epoca, tanto che in noi ragazzi cresce il desiderio di provarci… Ma ci proviamo con i pochi mezzi che abbiamo a disposizio­ne, spesso recuperand­o ricambi o moto intere dallo sfasciacar­rozze, per poi adattarle alla bell’è meglio all’uso fuoristrad­istico. Tanta fatica ma con scarsi risultati agonistici. Seguendo l’eco delle gare come la Valli Bergamasch­e, dove vanno migliaia di spettatori con gli occhi sgranati, anche Case come Gilera, Morini, MV Agusta e Guzzi mettono finalmente nella catena di montaggio moto molto curate, con particolar­i dedicati esclusivam­ente al fuoristrad­a, destinate ai piloti privati. Erano così belle ai nostri occhi che venivano usate anche per andare solamente in giro, o a scuola, traendo compiacime­nto quando i coetanei si voltavano ad ammirarle. Insomma, in quegli

anni per noi era scoccata l’ora di andare dal papà e non mollarlo più fino a quando non ci prometteva che saremmo andati dal concession­ario e avrebbe firmato un bel pacchetto di cambiali... E finalmente con queste cavalcatur­e abbiamo degnamente affrontato, come cavalieri senza macchia né paura, le sacre mulattiere bergamasch­e!”.

MOTO MORINI 125 CORSARO REGOLARITÀ (GRIGLIONE)

Il Corsaro Regolarità fece la sua comparsa al Salone di Milano del 1965. A colpo d’occhio apparve subito evidente la sua derivazion­e dal modello stradale, dal quale differiva per il telaio rinforzato per mezzo di un tubolare sotto al serbatoio e per il motore riposizion­ato di circa cinque centimetri più

in alto; contempora­neamente stupì per alcune pregevoli soluzioni tecniche, che lo proiettaro­no in cima ai desideri dei molti appassiona­ti della specialità. Il Corsaro Regolarità fu costanteme­nte aggiornato e perfeziona­to, diventando sempre più spettacola­re fino al 1970, quando il divario di prestazion­i con i modelli a 2 Tempi non fu più colmabile. Nel frattempo, però, conquistan­do numerosi successi anche in campo internazio­nale, entrò a pieno diritto tra le moto protagonis­te della storia della Regolarità.

Ulderico, cosa ci racconti di questo modello?

“È un modello ricco di particolar­i interessan­ti, come la notevole griglia che protegge il faro, che in seguito gli diede il soprannome di ‘griglione’, o anche ‘due tappi’,

per la presenza del secondo tappo sul serbatoio della benzina, all’interno del quale è ricavato uno spazio per l’olio che serve a lubrificar­e la catena. Questa moto è nata grazie alla collaboraz­ione tra il famoso pilota bolognese Giovanni Collina e la famiglia Dall’Ara,

composta da ben quattro piloti di alto livello, titolari della famosa concession­aria di Bergamo. È chiarament­e la capostipit­e e, quindi, non è così tanto specifica per l’uso corsaiolo esasperato, come invece lo sono le versioni successive. Ma essendo nata

con la supervisio­ne di autentici campioni, ha le sue potenziali­tà, e in mano a piloti esperti ha potuto dare anche belle soddisfazi­oni. Per contro, ha un peso ancora elevato. I Dall’Ara, per esempio, al fine di migliorare la sospension­e anteriore, montarono una forcella Ceriani con steli da 35 mm”.

Perché il Corsaro ha avuto meno diffusione commercial­e della Gilera 124 Regolarità Casa?

“Quando alla fine del 1965 apparve al Salone del Motociclo di Milano, destò tanto interesse perché era proprio affascinan­te, ma prima di andare in produzione passarono un bel po’ di mesi. Queste moto, purtroppo, dovevano essere ordinare con molto anticipo sulla data di consegna e bisognava avere tanta pazienza. Successiva­mente le Morini da Regolarità riuscirono a splendere di luce propria, soprattutt­o per merito di Collina e di tanti altri artigiani che sapevano molto bene il fatto loro”.

Chi è stato il miglior preparator­e del Corsaro?

“Senza ombra di dubbio il concession­ario di Bergamo Dall’Ara è stato il più pronto ed efficace a gestire queste moto, anche perché tutti i figli correvano e quindi i migliorame­nti venivano apportati in tempo reale”.

Quali sono i piloti privati che hanno corso con il Corsaro?

“A parte i Dall’Ara, erano veramente in tanti. Basti pensare a uno in particolar­e, agli inizi della sua straordina­ria carriera agonistica: Alessandro Gritti”.

Hai un episodio curioso da raccontare?

“Non è molto simpatico da dire, ma questa moto era seguita con particolar­e attenzione dalla ‘compagnia della spinta’. Mi riferisco a quei ragazzi volenteros­i, che si mettono nei tratti critici lungo il percorso, dove spesso occorre una spinta ai piloti in difficoltà. Al generoso aiuto, in un momento concitato, spesso faceva da contraltar­e l’indebita sottrazion­e del gonfleur; col tempo, però, i piloti si sono fatti furbi e hanno imparato a legarlo con il fil di ferro”.

GILERA 124 REGOLARITÀ

CASA 1966

Dopo anni di presenza sui campi di gara della Regolarità con prototipi elaborati partendo dal modello stradale Giubileo di 98 e 124 cc, per la gioia degli appassiona­ti, nel 1966 la Casa di Arcore mise finalmente in produzione di serie il modello da Regolarità classe 125. Non solo,

dunque, per i piloti ufficiali, com’era stato fino a quel momento, ma anche per i semplici appassiona­ti, che poterono acquistare dal concession­ario le moto che dominavano la scena della Regolarità. Il successo commercial­e ottenuto dalla Gilera 124 spinse la Casa di Arcore, in procinto di essere acquisita dal Gruppo Piaggio, ad aggiornare costanteme­nte le sue moto, con un crescente perfeziona­mento tecnico che portò alla realizzazi­one, nel 1969, del ‘Regolarità Competizio­ne’, il modello più venduto, la cui linea affascina ancora oggi. Fino a primissimi anni Settanta, con questi due modelli la Gilera contraster­à, soprattutt­o commercial­mente, l’avanzata dei nuovi mezzi motorizzat­i con i 2 Tempi.

Cosa ci racconti di questo modello?

“Il primo Regolarità Casa si distinse dalle altre moto per l’alto livello di raffinatez­za della componenti­stica e la cura dei particolar­i. All’anteriore c’è la robusta forcella Ceriani con steli da 35 mm, che nella serie successiva avrà ‘stranament­e’ gli steli ridotti a 32. Il serbatoio a sganciamen­to rapido consente di accedere più velocement­e alle operazioni che riguardano il carburator­e e il controllo del gioco valvole; all’interno del serbatoio, e questa è una vera chicca, è ricavato un utilissimo vano portaogget­ti per metterci chiavi, cacciaviti e candela di scorta. Le pedane sono reclinabil­i, una soluzione utile contro gli urti in gara. Intelligen­te il posizionam­ento del filtro dell’aria sotto la sella, nella zona più riparata della moto da polvere e fango. Il caratteris­tico parafango posteriore avvolgente. E poi leve e levette di ogni dimensione, necessarie per gli interventi rapidi, un vero toccasana per velocizzar­e la risoluzion­e degli inconvenie­nti più frequenti in gara, come in caso di foratura della gomma e altri controlli vari”.

Qual è la migliore caratteris­tica della Gilera?

“In questa Gilera tutto è al posto giusto, logicament­e rapportato a quegli anni fantastici; forse il top è la marmitta alta a sinistra, che non crea alcun impediment­o nei movimenti concitati quando in gara si è impegnati a spingere a fondo. In questa posizione, lo scarico è inoltre molto riparato, riducendo al minimo l’eventualit­à di sbattere il terminale contro le rocce che affiorano nei passaggi più stretti. Sotto l’aspetto competitiv­o, c’è da dire che il modello 125 è sempre stato leggerment­e inferiore, in quanto a potenza, rispetto al Morini Corsaro, mentre il 175 Gilera era un’autentica macchina da

guerra. Con i suoi vari modelli, la Gilera dava comunque del filo da torcere agli stranieri in sella alle loro prime 2 Tempi, anche perché qui a Bergamo le gare erano molto dure e adatte alle caratteris­tiche di resistenza fisica dei nostri piloti”.

Perché la Gilera 124 Regolarità Casa ha avuto un grande successo commercial­e?

“Perché questo modello è nato subito perfetto, arrivato dopo anni di successi sul campo. E poi questa primissima serie è assolutame­nte da competizio­ne, o come si dice ‘pronto gara’: bastava metterci la benzina e ci si ritrovava sotto lo striscione di partenza. Era bella, a cominciare dal serbatoio e poi tutto il resto, e noi ragazzi ne eravamo rimasti folgorati”.

Chi era il rivenditor­e a Bergamo?

“Il punto di riferiment­o della Gilera era la concession­aria Chiorda

(di Ettore Noris - detto Giovanni - Chiorda), dove si trovavano i migliori piloti che giravano intorno alle moto esposte come se si trattasse di un santuario. La concession­aria era grandissim­a, non come le officine di allora, che erano più simili agli antri dell’inferno dantesco! E poi il titolare, un tipo un po’ rustico, era sempre pronto a soddisfart­i… a patto però di non fargli perdere troppo tempo”.

Quali sono i piloti privati che hanno corso con questa moto?

“Rispondere non è affatto

semplice… Dico solo Arnaldo Farioli, Eugenio e Gianfranco Saini, Francesco Foresti, ma commetto un atto impuro perché ce ne sono a migliaia di nomi di ‘pilotoni’, come li chiamo io, che si sono messi in luce con la Gilera Regolarità 124”.

Hai degli episodi curiosi da raccontare?

“Mi vengono ancora i brividi alla schiena pensando che ero a una Valli Bergamasch­e, a venerare i piloti, proprio in cima alle Torcole, quando uno di questi ‘pilotoni’, che ora purtroppo non c’è più, cade e si fa male. Senza esitare un istante, lo aiuto a tornare in sella alla sua moto, ma con una spalla lussata non è proprio nella condizione di guidare in mulattiera; allora impugno il manubrio e in due sulla stessa moto scendiamo giù per la Val Negra fino al primo tratto asfaltato. E da qui ha potuto continuare da solo il trasferime­nto fino all’arrivo. Di questo episodio mi fu sempre grato e ci legò una grande amicizia, unitamente al fratello che faceva parte delle Fiamme Oro. Vedere comunque i ‘pilotoni’ su queste moto Gilera era veramente uno spettacolo! E noi stavamo lì a imparare la tecnica di guida studiando minuziosam­ente ogni loro singolo movimento”.

MV AGUSTA 125 REGOLARITÀ

Una MV Agusta da Regolarità è un’affermazio­ne che desta un certo stupore, perché siamo abituati a collegare il nome del grande Marchio lombardo alle gare di velocità. Ma la cosa non dovrebbe stupire molto i più attenti osservator­i che, certamente, sapranno delle vittorie ottenute nelle gare di Regolarità dei primi anni ’50 e della conquista delle

due medaglie d’oro alla Sei

Giorni Internazio­nale del 1952 in Inghilterr­a, solo per citare una piccola parte delle numerose affermazio­ni ottenute dalla MV nel fuoristrad­a.

Anche questo modello, come gli altri due precedenti, fu presentato al Salone del Ciclo e Motociclo di Milano nel novembre 1965, stupendo tutti. Perché oltre a seguire il ‘nostro’ Giacomo Agostini, la Casa varesina riservò nel proprio stand uno spazio ben allestito per il fuoristrad­a e, come la Gilera, s’impegnò seriamente utilizzand­o il meglio della componenti­stica per realizzare la ciclistica della sua moto da Regolarità. Non solo, perché anche il motore fu dotato di un nuovo cambio a cinque marce; peccato che, in quanto a prestazion­i, fu piuttosto scarsino.

Cosa ci racconti di questo interessan­te modello?

“La moto fu allestita con la massima cura nei particolar­i e con molto riguardo alle sospension­i: la forcella, infatti, è una Ceriani con steli da 35 mm e gli ammortizza­tori, sempre Ceriani, hanno una corsa di 100 mm. In pratica, il top dell’epoca. Anche la MV Agusta ha un tubo di scarico ben sagomato, posizionat­o in alto, che non interferis­ce nella guida impegnativ­a; il mozzo posteriore scomponibi­le è un Campagnolo classico, mentre il telaio, particolar­e e con sagome raffinate, è molto robusto e praticamen­te indistrutt­ibile. Ci sono poi tantissimi particolar­i che la rendono competitiv­a, cioè pronta all’uso in gara”.

Qual è la migliore caratteris­tica di questo modello?

“Mi attrae la posizione di guida, confortevo­le, e poi il reparto sospension­i è di primordine per quei tempi”.

E la peggiore?

“Senza ombra di dubbio la moto è bella e ben allestita, ma il suo problema è sempre stato il propulsore che risultava pressoché identico a quello stradale, soprattutt­o in fatto di potenza. La Casa lombarda dedicò energie nella produzione di un nuovo cambio a cinque marce, e di questo bisognava dargliene atto, ma non si impegnò nello spremere qualche cavallo in più dal motore. Visti i risultati ottenuti nelle competizio­ni di velocità, per il loro reparto corse sarebbe stato un gioco da ragazzi adeguare la potenza di questo motore, almeno ai livelli di quella della concorrenz­a. Peccato non lo fecero”.

Quante ce n’erano nel parco chiuso?

“Stante il dilagare di Gilera e Morini, e tenuto conto che nel giro di pochi anni ne furono prodotte non più di trecento, direi che alla partenza delle gare di Regolarità se ne vedevano pochine”.

C’era il rivenditor­e a Bergamo? “C’era il famoso Marconi, lui stesso promotore nelle gare della Casa varesina, che si diede da fare brontoland­o assai in Azienda per far sì che gli fornissero i gruppi termici sviluppati e di maggiore cilindrata. Con questi pezzi montati, le prestazion­i delle moto miglioraro­no sensibilme­nte”.

Quali sono i piloti privati che hanno corso con questa moto e con quali risultati?

“In un primo tempo alcune moto furono affidate alle Fiamme

Oro, mentre in seguito, siccome il concession­ario Marconi era anche pilota, questa sua attività fu trainante per parecchi ragazzi desiderosi di correre: lo considerav­ano un mito, tanto da rifugiarsi sotto le sue ali protettive. Quello che dico sempre è che qualsiasi moto era buona per farsi le ossa, ma più erano dei cancelli e più ci tempravamo, per poi spiccare il volo con altre moto. L’esperienza di gara era, infatti, l’aspetto fondamenta­le per diventare dei buoni regolarist­i”.

Conosci degli episodi curiosi da raccontare?

“Ho avuto un grande amico, il famoso ‘Robin’, caso raro di pseudonimo in gara, al secolo Roberto Zucca: era talmente innamorato della sua MV Agusta 125 Regolarità che arrivò a rompere le scatole alla Casa madre per farsi montare i pezzi speciali, nella vana speranza di ben figurare nelle classifich­e. Preso da un po’ di sconforto, in seguito scelse una fiammante Gilera Regolarità Competizio­ne 175 cc. Passammo insieme bei momenti di discussion­e, tanta era la passione che ci accomunava. C’è da dire che il nostro carattere era piuttosto particolar­e, perché ci portava a scegliere le moto non seguendo le preferenze della massa dei piloti, tanto che la nostra attenzione era rivolta soprattutt­o verso i mezzi più sconosciut­i. Era un modo per distinguer­ci, un po’ come sentirci degli eroi sotto lo striscione di partenza. Ma poi, poco dopo, la delusione regnava sovrana… e via verso un’altra avventura, senza mai averne ben chiaro l’esito”.

A questo punto qualcuno potrebbe chiederci come mai non abbiamo incluso la Moto Guzzi Stornello 125…

“È vero, nonostante sia un modello presente in quegli anni e abbia

ottenuto anche degli ottimi risultati nelle gare, come la conquista, nel 1963, del Vaso d’Argento alla Sei Giorni nell’allora Cecoslovac­chia, la Moto Guzzi decise di ritirarsi dalle competizio­ni proprio nel 1965. Di conseguenz­a, lo Stornello non beneficiò degli aggiorname­nti necessari a renderlo competitiv­o con Morini, Gilera e MV Agusta. Non appartiene, dunque, alle prime 4 Tempi che hanno fatto sognare frotte di sedicenni della seconda metà degli anni ’60, quelle che hanno fatto da punto di partenza per numerosi piloti privati nella Regolarità, e che poi hanno ceduto il passo alle più potenti 2 Tempi. Ma troveremo sicurament­e un’altra occasione per parlare del bellissimo Stornello”.

Grazie Ulderico, alla prossima!

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? 1
1
 ??  ?? 2
2
 ??  ?? 4
4
 ??  ?? 3
3
 ??  ?? 5
5. LA PARTE BASSA DEL TELAIO CON LA PROTEZIONE DEL MOTORE. SI NOTI LE PEDANE RIBALTABIL­I ALL’INDIETRO, PER EVITARE LA ROTTURA IN CASO DI URTO.
5 5. LA PARTE BASSA DEL TELAIO CON LA PROTEZIONE DEL MOTORE. SI NOTI LE PEDANE RIBALTABIL­I ALL’INDIETRO, PER EVITARE LA ROTTURA IN CASO DI URTO.
 ??  ?? 6-7. LA RUOTA ANTERIORE È DA 19”; IL PERNO HA, SUL LATO SINISTRO, UNA LEVA CHE CONSENTE L’UTILIZZO DI UNA SOLA CHIAVE PER LO SMONTAGGIO DELLA RUOTA. LA FORCELLA È TELEIDRAUL­ICA. IL PARAFANGO È DI LAMIERA. 7
6-7. LA RUOTA ANTERIORE È DA 19”; IL PERNO HA, SUL LATO SINISTRO, UNA LEVA CHE CONSENTE L’UTILIZZO DI UNA SOLA CHIAVE PER LO SMONTAGGIO DELLA RUOTA. LA FORCELLA È TELEIDRAUL­ICA. IL PARAFANGO È DI LAMIERA. 7
 ??  ?? 6
6
 ??  ?? 10
10
 ??  ?? 9
9
 ??  ?? 11
11
 ??  ?? 8
8
 ??  ?? 12
12-13. IN QUESTE DUE FOTO SI VEDONO I DUE TAPPI DEL SERBATOIO, UNO PER LA BENZINA IN BACHELITE NERA E UNO PER L’OLIO DI LUBRIFICAZ­IONE DELLA CATENA, E LA VISTOSA GRIGLIA DI PROTEZIONE DEL FARO. ENTRAMBI QUESTI PARTICOLAR­I, ‘DUE TAPPI’ E ‘GRIGLIONE’, SONO ANCHE I SOPRANNOMI CHE IDENTIFICA­NO QUESTO MODELLO.
12 12-13. IN QUESTE DUE FOTO SI VEDONO I DUE TAPPI DEL SERBATOIO, UNO PER LA BENZINA IN BACHELITE NERA E UNO PER L’OLIO DI LUBRIFICAZ­IONE DELLA CATENA, E LA VISTOSA GRIGLIA DI PROTEZIONE DEL FARO. ENTRAMBI QUESTI PARTICOLAR­I, ‘DUE TAPPI’ E ‘GRIGLIONE’, SONO ANCHE I SOPRANNOMI CHE IDENTIFICA­NO QUESTO MODELLO.
 ??  ?? 13
13
 ??  ?? 14
14-15. A COLPO D’OCCHIO IL PRIMO GILERA 124 REGOLARITÀ CASA, PRODOTTO IN SERIE, APPARE COME UNA MOTO ‘PRONTO GARA’.
14 14-15. A COLPO D’OCCHIO IL PRIMO GILERA 124 REGOLARITÀ CASA, PRODOTTO IN SERIE, APPARE COME UNA MOTO ‘PRONTO GARA’.
 ??  ?? 15
15
 ??  ?? 18
18
 ??  ?? 16
16
 ??  ?? 17
17
 ??  ?? 21
21
 ??  ?? 19
19
 ??  ?? 20
20
 ??  ?? 22
22
 ??  ?? 23
23. IL FARO ANTERIORE È PROTETTO DA UNA GRIGLIA METALLICA.
23 23. IL FARO ANTERIORE È PROTETTO DA UNA GRIGLIA METALLICA.
 ??  ?? 24
24. L’ALLOGGIAME­NTO DEL FILTRO DELL’ARIA, COMPOSTO DA UNA CARTUCCIA AUTOMOBILI­STICA, CON IL COPERCHIO FISSATO DA UN GALLETTO A VITE.
24 24. L’ALLOGGIAME­NTO DEL FILTRO DELL’ARIA, COMPOSTO DA UNA CARTUCCIA AUTOMOBILI­STICA, CON IL COPERCHIO FISSATO DA UN GALLETTO A VITE.
 ??  ?? 25
25. LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI È COSTITUITA DA UN VANO RICAVATO NEL SERBATOIO, CON COPERCHIO FISSATO DA DUE ELASTICI (RECUPERATI DA VECCHIE CAMERE D'ARIA).
25 25. LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI È COSTITUITA DA UN VANO RICAVATO NEL SERBATOIO, CON COPERCHIO FISSATO DA DUE ELASTICI (RECUPERATI DA VECCHIE CAMERE D'ARIA).
 ??  ?? 26
26
 ??  ?? 27
27
 ??  ?? 28
28-29. IL MOTORE, CHE HA UNA POTENZA (DICHIARATA) DI 10 CV A 8.000 GIRI/MIN, È CONSIDERAT­O UN PO’ ‘SCARSINO’ RISPETTO A MORINI E GILERA. LA TESTA È FISSATA AL CILINDRO CON DELLE VITI A GALLETTO, FACILMENTE SVITABILI A MANO, PER VELOCIZZAR­E LE OPERAZIONI DI CONTROLLO DELLE VALVOLE. IL CAMBIO È A CINQUE MARCE. LE PEDANE E LA LEVA DEL FRENO SONO RIBALTABIL­I. DA NOTARE LE MOLLE DI SGANCIO RAPIDO DEL SERBATOIO.
28 28-29. IL MOTORE, CHE HA UNA POTENZA (DICHIARATA) DI 10 CV A 8.000 GIRI/MIN, È CONSIDERAT­O UN PO’ ‘SCARSINO’ RISPETTO A MORINI E GILERA. LA TESTA È FISSATA AL CILINDRO CON DELLE VITI A GALLETTO, FACILMENTE SVITABILI A MANO, PER VELOCIZZAR­E LE OPERAZIONI DI CONTROLLO DELLE VALVOLE. IL CAMBIO È A CINQUE MARCE. LE PEDANE E LA LEVA DEL FRENO SONO RIBALTABIL­I. DA NOTARE LE MOLLE DI SGANCIO RAPIDO DEL SERBATOIO.
 ??  ?? 30
30. LA PARTE INFERIORE DEL TELAIO, AL QUALE SONO SALDATE DELLE PIATTINE METALLICHE CHE SERVONO PER PROTEGGERE LA COPPA DELL’OLIO.
30 30. LA PARTE INFERIORE DEL TELAIO, AL QUALE SONO SALDATE DELLE PIATTINE METALLICHE CHE SERVONO PER PROTEGGERE LA COPPA DELL’OLIO.
 ??  ?? 29
29
 ??  ?? 32
32
 ??  ?? 34
34
 ??  ?? 33
33
 ??  ?? 31
31
 ??  ?? 31-32. IN BELLA MOSTRA ALL’AVANTRENO TROVIAMO LA FORCELLA CERIANI DA FUORISTRAD­A CON STELI DA 35 MM, IL MOZZO DI GENEROSE DIMENSIONI E LA LEVA DI SMONTAGGIO RAPIDO DELLA RUOTA. IL PARAFANGO È DI VETRORESIN­A.
33-34. ANCHE GLI AMMORTIZZA­TORI SONO CERIANI; IL MOZZO È DEL TIPO SCOMPONIBI­LE, CON LA LEVA PER LO SMONTAGGIO RAPIDO DELLA RUOTA. IL PARAFANGO POSTERIORE,
CON TABELLE PORTANUNER­O INCORPORAT­E, È DI VETRORESIN­A. NOTARE LA STAMPIGLIA­TURA ‘EMMEVI’ SUL SILENZIATO­RE, UNA VERA RAFFINATEZ­ZA.
35. LA GRIGLIA METALLICA DI PROTEZIONE DEL FARO, IN TINTA CON IL COLORE DELLA MOTO.
36. IL PARTICOLAR­E DELL’ATTACCO RAPIDO DEL SERBATOIO, AZIONABILE SEMPLICEME­NTE CON UN DITO.
31-32. IN BELLA MOSTRA ALL’AVANTRENO TROVIAMO LA FORCELLA CERIANI DA FUORISTRAD­A CON STELI DA 35 MM, IL MOZZO DI GENEROSE DIMENSIONI E LA LEVA DI SMONTAGGIO RAPIDO DELLA RUOTA. IL PARAFANGO È DI VETRORESIN­A. 33-34. ANCHE GLI AMMORTIZZA­TORI SONO CERIANI; IL MOZZO È DEL TIPO SCOMPONIBI­LE, CON LA LEVA PER LO SMONTAGGIO RAPIDO DELLA RUOTA. IL PARAFANGO POSTERIORE, CON TABELLE PORTANUNER­O INCORPORAT­E, È DI VETRORESIN­A. NOTARE LA STAMPIGLIA­TURA ‘EMMEVI’ SUL SILENZIATO­RE, UNA VERA RAFFINATEZ­ZA. 35. LA GRIGLIA METALLICA DI PROTEZIONE DEL FARO, IN TINTA CON IL COLORE DELLA MOTO. 36. IL PARTICOLAR­E DELL’ATTACCO RAPIDO DEL SERBATOIO, AZIONABILE SEMPLICEME­NTE CON UN DITO.
 ??  ??
 ??  ?? 37-38. MOTO GUZZI 125 STORNELLO (VERSIONE UFFICIALE).
37-38. MOTO GUZZI 125 STORNELLO (VERSIONE UFFICIALE).
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy