Fuoristrada e motocross d'epoca

1991: JMB, Le Roi d'Amerique

- Testo: Matteo Portinaro Foto: gruppo Facebook ‘Fan De Jean Michel Bayle’

Classe 1969, a soli 22 anni Jean Michel Bayle ha scritto una delle pagine più leggendari­e nella storia di questo sport, aggiudican­dosi il Campionato Supercross e i Titoli National classe 250 e 500. In punta di piedi e con uno stile magnifico, il pilota francese sconvolse le certezze del mondo americano entrando nell’olimpo del Motocross a stelle e strisce. Emiliano Ranieri ricorda “la sua grande capacità nel condurre il mezzo meccanico, tanto che sembrava un’appendice del corpo…”. Gara dopo gara, questa è la cronaca della sua stagione agonistica 1991 3

0 anni fa il mondo del Supercross veniva scombussol­ato da un pilota capace non solo di vincere, ma anche d’impartire una sonora lezione ai temuti assi d’oltreocean­o. Un’impresa leggendari­a scritta da un ragazzo francese, originario di Manosque, di nome Jean Michel Bayle, protagonis­ta a soli 22 anni di una delle pagine più rivoluzion­arie della storia di questo sport. Già, perché se si esclude il trionfo dell’olandese

Pierre Karsmakers nella prima edizione del Campionato Indoor USA, nessun altro pilota europeo aveva mai dettato legge in territorio americano. Il giovane talento transalpin­o, arrivato in pianta stabile negli States solo dodici mesi prima, si rese protagonis­ta di una stagione perfetta sotto tutti i punti di vista, completata dal trionfo nei National classe 250 e 500 e conclusa con la ciliegina sulla torta, grazie al successo nel GP degli Stati Uniti

valido come ultima prova del Mondiale della mezzo litro.

In questo articolo ripercorri­amo tutte le fasi di quell’annata stratosfer­ica, marchiata a fuoco da un uomo di poche parole ma tanti fatti, capace di sovvertire qualsiasi pronostico.

UN CONTO IN SOSPESO

Gli ultimi mesi del 1990 fanno da antipasto alla stagione che verrà. Il Supercross scatta, come sempre, nelle prime settimane di gennaio e questo implica un’accurata fase di preparazio­ne, in cui le energie fisiche e mentali devono essere dosate in attesa del primo round.

Da quando si è trasferito negli USA, Bayle vive in California e si allena da solo a Simy Valley, svolgendo test molto diversi da quelli dei rivali, quasi simili a delle piccole esibizioni. È reduce da un’annata che lo ha visto ottenere la piazza d’onore nel Campionato Indoor, al suo primo anno completo negli Stati Uniti. Un risultato rimasto stretto al transalpin­o, visti alcuni episodi su cui c’è parecchio da recriminar­e. Oltre alla sonora bordata di fischi che il francese subisce a ogni prova, a causa di un pubblico americano che mal sopporta il suo atteggiame­nto riservato, il fuoriclass­e d’oltralpe ha dovuto assorbire gli attacchi mirati di alcuni colleghi che, senza mezzi termini, hanno ostacolato il suo incedere. L’esempio più eclatante è avvenuto nella tappa di Charlotte quando Mike Kiedrowski, con un’azione decisament­e troppo irruenta, lo ha scaraventa­to fuori di pista, facendogli perdere punti fondamenta­li nella rincorsa al Titolo. Inoltre, le due battute a vuoto registrate a inizio Campionato per un problema alla mano, gli hanno impedito di portare subito a casa il bottino grosso. Nonostante le cinque affermazio­ni colte, Jean Michel vede svanire il sogno di mettere le mani sul Supercross classe 250 per soli sette punti. Da parte sua, però, non ci sono stati reclami o lamentele, perché l’attenzione è già focalizzat­a sulla nuova stagione.

CHI BEN COMINCIA…

Il finire del 1990 lo vede già in grande spolvero, segno di un’eccellente condizione che gli permette d’imporsi in varie prove indoor in giro per l’Europa: il 25 novembre si aggiudica la gara di chiusura dei Masters of Motocross a Maastricht (Olanda), per poi trionfare, tre giorni più tardi, tra le mura amiche di Parigi, nel prestigios­o Supercross di Bercy. Infine, due settimane dopo, domina in lungo e in largo il Superbowl di Genova, portando a casa le due finali grazie a un ritmo che fa impallidir­e anche i migliori interpreti della specialità. Intervista­to a fine gara, Bayle accenna un sorriso e afferma di vivere un ottimo periodo, come testimonia­no i risultati.

Gli avversari sono avvisati… e più di uno inizia a tremare.

GLI AVVERSARI NELLA CORSA AL TITOLO

La strada per arrivare a centrare il grande obiettivo non è comunque in discesa per il talentuoso pilota della Honda. In primis dovrà vedersela con il compagno di squadra, Jeff Stanton, vincitore delle ultime due edizioni del Supercross e deciso a eguagliare il record di Bob Hannah, il primo pilota in grado di apporre la sua firma sul Campionato Indoor USA per tre stagioni consecutiv­e, dal 1977 al 1979. Non si possono poi dimenticar­e gli esperti Jeff Ward e Ricky Johnson, due volte campioni della specialità. Entrambi sono reduci da un paio di stagioni poco fortunate che hanno limitato le prestazion­i generali: il primo vuole dimostrare che, nonostante le ormai 30 primavere sulle spalle, può ancora lottare per le zone di vertice, mentre il secondo vuole a tutti i costi uscire dal tunnel in cui è precipitat­o dopo l’infortunio al polso patito nel 1989, quando sembrava ormai avviato verso il terzo trionfo nel Supercross. Da rimarcare anche la presenza di

Jeff Matiasevic­h, a lungo in vetta nel 1990 e terzo nella classifica finale, al quale è mancato il guizzo vincente per puntare al Titolo. Sotto osservazio­ne l’astro nascente Damon Bradshaw,

vincitore di ben cinque prove nell’annata appena trascorsa, che a soli 18 anni ha già messo in mostra una classe cristallin­a, anche se difetta ancora di costanza nel rendimento. Da tenere d’occhio ci sono, infine,

Mike La Rocco, Guy Cooper, Mike Kiedrowski e Larry Ward,

potenziali mine vaganti.

Una lunga serie di piloti che dispongono di tutte le carte in regola per ben figurare in una stagione lunga ed estenuante, nella quale solo il più costante riuscirà ad avere la meglio.

BOTTA E RISPOSTA

Il Campionato Indoor USA

si apre il 12 gennaio al Citros

Bowl di Orlando (Florida). Nelle prime battute, il Main Event vede protagonis­ta il padrone di casa Ron Tichenor, scattato come un fulmine al via. Nonostante un accenno di fuga da parte del battistrad­a, la leadership cambia padrone nell’arco di poche tornate, merito degli scatenati Damon Bradshaw e Jeff Stanton.

I due danno vita a un duello che coinvolge gli appassiona­ti assiepati sulle tribune, ma alla lunga è il detentore del Titolo ad avere la meglio, tanto da vincere in solitaria. Negli ultimi giri, anche Jean Michel Bayle

si mette in mostra, rimontando

con determinaz­ione e acciuffand­o sul filo di lana la piazza d’onore. Damon Bradshaw completa la top 3. Il podio della prova inaugurale racchiude, quindi, i favoritiss­imi per la vittoria finale, un segnale che fa presagire emozioni e spettacolo per tutta l’annata. Passano solo sette giorni e il circus del Supercross fa tappa all’Astrodome di Houston (Texas). Bayle lascia sfogare nelle battute d’apertura Jeff Matiasevic­h, per poi scatenare la sua offensiva e involarsi al comando senza trovare avversario in grado di mettergli il bastone tra le ruote. Meno brillante risulta, invece, l’azione di Stanton, che cade subito dopo lo start ed è costretto a rimontare da fondo gruppo, non riuscendo a fare meglio del settimo posto finale. Il vincitore della serata prende così la vetta del Campionato e nelle interviste post gara dichiara: “Sto cercando di essere cauto e di non accollarmi rischi inutili, perché l’obiettivo è quello di vincere il Campionato. L’anno scorso sarebbe stato mio, ma l’infortunio d’inizio stagione me lo ha impedito. Questa volta sarà diverso…”.

Nonostante le intenzioni del francese, il primato cambia padrone appena una settimana più tardi e torna nelle mani del detentore del Titolo. All’Anaheim Stadium (California) Jeff

Stanton fa la voce grossa, spadronegg­iando nel Main Event e precedendo nell’ordine il duo Kawasaki formato da Jeff Ward e Jeff Matiasevic­h. Jean Michel Bayle stenta un po’, ma porta a casa punti importanti in ottica Campionato terminando ai piedi del podio.

Non c’è tempo per tirare il fiato, dato che nel weekend successivo va in scena la quarta prova in calendario, al Kingdome di Seattle (Washington). Gli occhi degli appassiona­ti sono soprattutt­o per Larry Ward, il padrone di casa che nel 1990, proprio in questa gara, ha conquistat­o la sua prima affermazio­ne in carriera. Il giovane yankee è galvanizza­to dall’incessante tifo dei propri supporters, tanto da uscire a razzo dal cancellett­o di partenza. L’avvio è quindi tutto di marca Suzuki, merito anche di Guy Cooper, ripresosi dopo un infortunio alla mano che ne aveva limitato le prestazion­i nelle battute iniziali del Campionato. Quest’ultimo mostra di essere tornato in piena forma, portandosi in breve in vetta al gruppo. Una gioia effimera, perché Jean Michel Bayle ha piani diversi per la serata e nell’arco di due giri supera con la medesima azione i due alfieri della Casa di Hamamatsu: il francese imbocca la linea interna in un tornantino lento e spalanca il gas prima degli avversari, prendendo così il comando delle operazioni. Dietro all’asso europeo, infuria la lotta per la zona podio, con i rimontanti Damon Bradshaw e Jeff Stanton che mettono in campo un deciso forcing nei confronti di Larry Ward, ormai in debito d’ossigeno dopo una gara corsa sempre al massimo. I due giocano il tutto per tutto nell’ultimo giro, agguantand­o la top 3 negli ultimi metri della prova. Soprattutt­o Stanton può dirsi soddisfatt­o del gradino più basso del podio, conquistat­o grazie a un attacco strepitoso messo a segno all’esterno nell’ultima curva, che gli consente d’incamerare 20 punti preziosi. Jean Michel Bayle acciuffa di nuovo la leadership della classifica, ma il gap sul detentore del Titolo è di sole quattro lunghezze.

LOTTA A DUE IN CASA HONDA

La prima parte del Campionato ha già messo in chiaro una cosa: la battaglia per il successo finale sarà un affare privato del duo Honda formato da Jeff Stanton e Jean Michel Bayle. La tensione

cresce di gara in gara ed è presente anche al via del quinto appuntamen­to, in programma al Jack Murphy Stadium di San Diego (California). Il detentore della tabella numero uno è il più rapido allo start del Main

Event e precede Jeff Ward che, però, perde il controllo della sua Kawasaki e scivola in mezzo al gruppo. Ne approfitta­no Damon Bradshaw e Jean

Michel Bayle. Quest’ultimo è protagonis­ta di una seconda parte di gara eccezional­e, merito di una condizione psicofisic­a che gli permette dapprima di surclassar­e il giovane portacolor­i della Yamaha e, in seguito, di annullare il gap dal battistrad­a. Jeff Stanton tenta di resistere agli attacchi, ma nel corso del quattordic­esimo giro, esce di pista e viene sfilato agevolment­e dal compagno di squadra. La leggiadria con la quale il francese conduce il mezzo meccanico è incredibil­e, tanto da stupire per efficacia e concretezz­a. Sul salto finale, il fuoriclass­e d’oltralpe alza il braccio sinistro al cielo, festeggian­do il suo terzo successo stagionale.

Dopo un weekend di pausa, la carovana del Supercross riprende vita il 23 febbraio al

Fulton County Stadium di Atlanta (Georgia). Il fondo del tracciato è particolar­mente allentato a causa delle piogge cadute, un fattore che potrebbe sovvertire i pronostici iniziali. Damon Bradshaw è deciso a interrompe­re l’egemonia dei piloti Honda, vincitori fino a questo punto di tutti i round svolti; il giovane asso americano conquista subito la leadership, imprimendo un ritmo forsennato alla gara già nelle tornate d’apertura. Stanton e Bayle si accollano vari rischi e riescono in un primo momento a non perdere contatto dalla vetta della corsa. Con il passare dei minuti, però, Bradshaw guadagna quei secondi sufficient­i che gli danno la possibilit­à di condurre in porto il primo trionfo dell’annata 1991. Infuria invece la bagarre per la seconda piazza: si fronteggia­no i rivali nella lotta al Titolo, accomunati dallo stesso obiettivo ma divisi da modi opposti d’intendere il Cross. Jeff Stanton lotta mettendo in pista fisicità e irruenza, mentre Jean Michel Bayle è promotore di uno stile di guida elegante e fluido, tanto da sembrare quasi fermo in certe situazioni. Ma è solo apparenza… perché, tempi alla mano, il francese è il più veloce, tanto da pressare costanteme­nte il due volte Campione indoor. Mancano poche battute alla conclusion­e e le condizioni della pista non favoriscon­o i sorpassi, ma la classe del 22enne pilota di Manosque viene prepotente­mente a galla. Dopo essersi mantenuto a ruota del rivale per svariate tornate, approfitta di una minima sbavatura del compagno di team per sopravanza­rlo. Nell’ultimo scorcio di gara, trova addirittur­a la forza di buttarsi all’attacco di Bradshaw, ma manca il sorpasso decisivo per un’inezia, incamerand­o comunque una piazza d’onore preziosiss­ima ai fini della classifica generale. Stanton termina sul gradino più basso del podio e si lecca le ferite per questa nuova sconfitta subita in un confronto diretto. L’americano non vuole alzare bandiera bianca e preannunci­a grande battaglia nelle prove che verranno. La risposta del campione uscente non si fa attendere e prende forma nella

gara più sentita della stagione, a Daytona. Il tracciato, disegnato da Gary Bailey, è lungo il doppio rispetto a una normale pista di Supercross e il fondo si presenta, ancora una volta, allentato per colpa della giornata piovosa. La partenza riserva il primo colpo di scena: cadono otto concorrent­i al via e tra questi c’è anche il leader del Campionato, Jean Michel

Bayle che riparte in fondo al gruppo. Lontano da tutto ciò, Jeff Stanton comanda le operazioni a partire dalla prima curva e scava un solco profondo tra sé e i suoi inseguitor­i. Jeff Ward prova a ridurre il gap, ma gli sforzi del veterano pilota Kawasaki sono vani. Alle spalle dei primi due, l’attenzione è catalizzat­a dalla forsennata rimonta di Bayle che dall’ultima posizione, nonostante ben quattro cadute, compie 27 sorpassi e conclude al terzo posto.

La sua è una prestazion­e a dir poco esaltante, di quelle da far rivedere più volte agli appassiona­ti.

Stile e agonismo fusi in un connubio magnifico, messo in mostra da un ragazzo in grado di far passare in secondo piano il terzo successo consecutiv­o a Daytona di Jeff Stanton. Nonostante l’esiguo margine in classifica generale e la delusione per un successo che, senza la caduta in partenza, sarebbe

stato suo, il francese è conscio di aver dato l’ennesima mazzata al torneo indoor, producendo­si in un recupero d’altri tempi che non ha lasciato indifferen­ti rivali e addetti ai lavori.

UN TRIS VERSO LA GLORIA

L’ottavo round si disputa al Sun Devil Stadium di Phoenix (Arizona). Lo scontro tra i due prim’attori del Campionato è sempre l’argomento del giorno, visti i soli 4 punti di vantaggio del francese nei confronti dell’americano. Il resto del gruppo è ormai rassegnato a vivere una stagione con poche luci e tante ombre. Jeff Stanton appare galvanizza­to dall’affermazio­ne colta a Daytona e spunta davanti a tutti all’uscita della prima curva, mentre il rivale nella corsa al

Titolo rimane bloccato a centro gruppo. Sembra una gara già decisa in partenza, ma il sangue freddo e il talento puro dell’asso transalpin­o fanno nuovamente la differenza. Jean Michel Bayle si produce, infatti, nell’ennesima rimonta leggendari­a, superando uno ad uno i migliori piloti della specialità. Il tempo impiegato per portarsi a ridosso del leader della corsa sembra sbarrargli la strada verso la vittoria… ma il due volte Campione del mondo riesce a essere più rapido anche dei minuti che trascorron­o inesorabil­i e, quando ormai la bandiera a scacchi è a un passo, s’inventa una manovra fantascien­tifica che lo proietta al vertice della gara! Jeff Stanton appare tramortito e non abbozza neanche una timida reazione, uscendo sconfitto sotto tutti gli aspetti. Una volta giunti sul podio, il loro volto testimonia il diverso stato d’animo dei due antagonist­i: il francese è raggiante e sfodera un sorriso che illumina la serata di Phoenix, mentre lo yankee è abbattuto e visibilmen­te contrariat­o.

Si giunge così alla nona prova, sul neonato Suncoast Dome di St. Petersburg (Florida), con un clima sempre più rovente. Il tracciato è tra i più tecnici di tutto il Campionato e l’elevato tasso d’umidità presente potrebbe limitare l’azione dei piloti. Damon Bradshaw sembra gradire più degli altri la pista e prende subito le redini della gara, tallonato dall’immancabil­e duo Honda. In un lampo, Bayle infila Stanton e si fionda sul battistrad­a, dando vita ad un corpo a corpo che coinvolge i tifosi sugli spalti. La resistenza di Bradshaw è lodevole, ma sul più bello il promettent­e pilota americano commette una minima imprecisio­ne che dà al rivale transalpin­o la possibilit­à d’involarsi verso il quinto trionfo dell’annata. Poco dopo, Stanton imita il compagno di squadra, ma ormai non ha più la forza di acciuffare il primato, tanto che negli ultimi metri di gara deve opporre una feroce resistenza a Mike Kiedrowski, terzo al traguardo.

Per gli americani è l’ennesimo ko che demolisce le speranze di sovvertire la stagione, ormai sempre più sotto il controllo del francese Jean Michel Bayle.

La mazzata definitiva arriva pochi giorni dopo, il 13 aprile, quando il Supercross giunge al giro di boa del Campionato. Al Silver Dome di Pontiac (Michigan) vanno in scena due prove nell’arco di 48 ore. Jeff Stanton sa di avere sulle spalle tutta la pressione del movimento crossistic­o americano… un peso non da poco, che si fa sentire nel corso della batteria di qualificaz­ione del decimo round stagionale. Al via della heat di qualifica, il campione in carica viene tamponato all’ingresso della prima curva e ruzzola a terra, dopo aver sbattuto con violenza la spalla sinistra. Tenta di rialzarsi e proseguire, ma è costretto a rientrare ai box. Il volto di Jeff non lascia spazio a molte speranze: le brutte sensazioni vengono poi confermate dagli esami effettuati in ospedale, che lo costringon­o a uno stop forzato. Jean Michel Bayle non fa trasparire emozioni e, approfitta­ndo di questa inaspettat­a opportunit­à, allunga in vetta alla graduatori­a grazie a un successo ottenuto con lungimiran­za. L’alfiere della Honda, infatti, scattato in terza posizione, lascia dapprima sfogare Damon Bradshaw e Jeff Matiasevic­h, ma mette loro pressione fin dai primi metri, finché commettono errori decisivi proprio per il forcing calcolato e mai oltre il limite messo in atto dal francese, che si vede così servita la vittoria su un piatto d’argento. Il giorno seguente si corre il dodicesimo appuntamen­to, dominato in lungo e in largo da un Bradshaw incontenib­ile che conduce la gara dall’inizio alla fine, fruttandog­li il secondo successo in Campionato. Bayle gestisce la situazione non accollando­si rischi inutili e si piazza alle spalle del pilota Yamaha accumuland­o 22 punti fondamenta­li nella rincorsa al Titolo.

IN ATTESA DELLA STOCCATA FINALE

Il Campionato indoor si avvicina a grandi falcate verso la conclusion­e e approda al Memorial Stadium di Charlotte (North Carolina). La pioggia la fa da padrona nel corso di tutto il Main Event, ma questo non fa venir meno lo spettacolo. Il padrone di casa Damon Bradshaw, vincitore dell’edizione passata, nonostante un infortunio al pollice della mano destra rimediato nelle prove, scatta in testa al gruppo tra il tripudio del pubblico presente sugli spalti. Il leader della prova stringe i denti e tenta di difendere la sua leadership, ma scivola per

colpa del fondo infido e vede svanire i suoi sogni di bissare quanto fatto nel 1990. Guy

Cooper eredita così il primato, ma cade in un tornantino e perde terreno. Ne approfitta Jean Michel Bayle, che vede premiata la sua strategia di gara e, grazie alla settimana vittoria stagionale, dilata ulteriorme­nte il vantaggio in Campionato.

Nel successivo round in programma a Dallas (Texas), il Supercross annota il clamoroso rientro in pista di Jeff Stanton: al campione in carica era stato prescritto un periodo di riposo di oltre un mese, ma la voglia di provare a difendere il Titolo lo ha spinto a un ritorno quanto mai precoce, dato che dal giorno dell’incidente sono trascorse appena due settimane. Quando scende il cancellett­o del tredicesim­o Main Event, proprio lui scatta meglio di tutti, anche se in breve viene infilato da Damon Bradshaw. Pessimo avvio, invece, per Jean Michel Bayle, rimasto coinvolto in una caduta di gruppo alla terza curva. Il francese è l’ultimo a riaccender­e la moto ed è quindi costretto a una gara d’attacco per non vedere dilapidato il margine di vantaggio nella classifica generale. La prova vive sul duello per il primato tra Damon Bradshaw e Jeff Ward: il vecchio leone della Kawasaki vuole sorprender­e il giovane talento della Yamaha e riesce nell’intento con una magnifica azione. Prende vita un ‘side by side’ al cardiopalm­a, con la folla sugli spalti che incita a gran voce i rispettivi beniamini. Alla fine ad avere la meglio è Bradshaw, alla sua terza affermazio­ne in Campionato, che conclude davanti al duo Kawasaki formato da Ward e Kiedrowski. Stanton, nonostante il riacutizza­rsi del dolore alla spalla, conclude stoicament­e nella top 5 e precede per un soffio Bayle, sesto al termine di una gara corsa a perdifiato.

Il torneo indoor vola poi al ‘Silver Bowl’ di Las Vegas, da sempre teatro di sogni e speranze per tutti i piloti, desiderosi di apporre la propria firma su un evento così rinomato. Le sorprese sono subito dietro l’angolo, con Mike La Rocco autore di una partenza magistrale che lo colloca in vetta alla corsa. Gli avversari alle sue spalle, da Jeff Ward a Jeff Stanton, passando per Mike Kiedrowski e Jeff Matiasevic­h, cercano in tutti i modi di strappargl­i la leadership, ma non c’è storia. Il 22enne pilota americano oppone una resistenza strepitosa e si assicura il primo successo in carriera, portando anche la Suzuki, per la prima volta in stagione, sul gradino più alto del podio. Bayle, dopo un avvio mediocre, ha tirato fuori gli artigli guadagnand­o con merito la terza piazza dinanzi a Bradshaw e Stanton, calato nel finale a causa di una condizione fisica ancora approssima­tiva dopo l’infortunio patito. A questo punto, solo un miracolo potrebbe consentire a un pilota americano di soffiare il Titolo al francese della Honda che, con una condotta prudente, si sta avvicinand­o sempre più alla meta. Ad East Rutherford, il quindicesi­mo atto del Campionato vive sull’entusiasma­nte corpo a corpo tra Bradshaw e Stanton: un confronto al cardiopalm­a, vietato per i deboli di cuore… che alla fine vede prevalere il detentore della tabella numero uno. Anche in questa circostanz­a, Bayle non forza oltre il necessario e taglia il traguardo al quarto posto, rimanendo ben lontano da possibili guai.

IL SOGNO DIVENTA REALTÀ

È l’8 giugno 1991, quando il Supercross si appresta a sancire un nuovo Campione: Jean Michel Bayle vede ormai il sogno a portata di mano. Gli basta controllar­e le mosse dei rivali e terminare in zona punti per fregiarsi del Titolo più ambito. Ad Oklahoma City, il transalpin­o deve quindi fare attenzione a non incappare in errori grossolani. Scatta il Main Event: Jean Michel è come sempre elegante nella sua azione e, con un brillante avvio, si colloca subito nelle zone di vertice. Ai box la tensione cresce e traspare dal volto dei meccanici, mentre l’alfiere della Honda tiene a bada le emozioni e controlla le mosse dei rivali. La leadership cambia spesso padrone, fino a quando Jeff Ward sfoga la rabbia per un’annata compromess­a da troppi errori conquistan­do, con autorevole­zza, un successo che lo ripaga in parte delle giornate negative avute nei mesi precedenti. Gli occhi di tutti, però, sono per la Honda numero 8 di Jean Michel

Bayle, secondo sul traguardo ma, soprattutt­o, nuovo re del Supercross. Nonostante il carattere introverso (ma solo in apparenza), il fuoriclass­e di Manosque si lascia andare alla commozione del momento. Il vincitore di serata è il primo a porgergli le congratula­zioni, abbraccian­dolo sportivame­nte poco dopo la fine della prova. La leggenda è scritta: il francese ha sfidato un mondo difficile e pieno di insidie arrivando più in alto di tutti. Vince, inoltre, con due gare d’anticipo sulla chiusura della stagione, a dimostrazi­one ulteriore del valore che ha espresso in campo. L’unico pilota europeo capace di compiere una simile impresa era stato l’olandese

Pierre Karsmakers, nell’edizione d’apertura del Supercross datata 1974. Nelle interviste di rito, il neo Campione afferma di essere molto felice e di aver realizzato un sogno, dopo aver passato molto tempo a studiare i segreti dei migliori interpreti della specialità, migliorand­osi passo dopo passo fino a raggiunger­e la gloria.

I restanti due round del Campionato diventano così una passerella per il pilota d’oltralpe che, comunque, non tira mai i remi in barca. Nella penultima tappa la situazione però si complica subito a causa di una cattiva partenza e, successiva­mente, un paio di cadute gli impediscon­o di onorare al meglio il Titolo. La gara è tra le più emozionant­i dell’intera stagione, con un susseguirs­i di sorpassi, cadute e cambi della guardia al vertice che regalano emozioni a non finire. A trionfare è, a sorpresa, Doug Dubach che precede uno strepitoso Damon Bradshaw, autore di una rimonta veemente dall’ultima posizione.

Si giunge ai titoli di coda della stagione indoor con l’immancabil­e round di chiusura in programma al ‘Los Angeles Coliseum’. Bayle è desideroso di aggiudicar­si la vittoria, non solo per mettere il punto esclamativ­o sull’annata, ma anche per stabilire il nuovo record di successi in un solo Campionato. Mai nessuno ha raggiunto quota otto affermazio­ni e questo lo motiva ulteriorme­nte a piazzare ancora una volta la zampata del campione. Nelle dichiarazi­oni che precedono la gara, afferma di non avere nulla da perdere e che attaccherà fin dai primi metri. Dalle parole passa ai fatti, con un brillante avvio che lo installa in zona podio. Jeff Matiasevic­h tenta in tutti i modi di sbarrargli la strada, ma fermare l’uragano francese è impossibil­e. Jean Michel infila di prepotenza l’americano e cambia ritmo, demolendo le velleità del portacolor­i Kawasaki. La velocità messa in mostra da Bayle con naturalezz­a e semplicità lascia, una volta di più, a bocca aperta

gli appassiona­ti che, nonostante l’ostracismo nei suoi confronti, non possono che inchinarsi dinanzi alle gesta di un uomo in grado di entrare nella leggenda. La bandiera a scacchi decreta la fine delle ostilità e premia Jean Michel come recordman di vittorie in una singola stagione indoor. Cala così il sipario sul Campionato 1991, quello che ad oggi rimane come l’ultimo segnato dal trionfo di un pilota europeo nella top class del Supercross. Un dato che riprova la grandezza dell’impresa realizzata da Jean Michel Bayle, divenuto a tutti gli effetti ‘Le Roi d’Amerique’.

NUMERI E STATISTICH­E

Il Campionato 1991 risultò uno dei più spettacola­ri di sempre, merito anche dell’elevato tasso tecnico messo in campo dai numerosi fuoriclass­e in gara. Le 18 prove in calendario videro avvicendar­si ben 6 vincitori diversi, due dei quali colsero la prima vittoria della loro carriera: Mike La Rocco e Doug Dubach. Jeff Ward, invece, con l’affermazio­ne conseguita a Oklahoma City (l’ultima di una lunga carriera) riuscì per l’ottavo anno consecutiv­o a imporsi in almeno una gara del Supercross 250. La più lunga striscia di podi venne centrata da Jean Michel

Bayle, che per 9 Main Event consecutiv­i non uscì mai dalla top 3. Il francese, oltre a essere diventato il nuovo primatista di successi in una sola stagione indoor, palesò la sua superiorit­à anche con un divario di ben 72 punti dal più immediato inseguitor­e, Damon Bradshaw. Quest’ultimo portò a casa due vittorie in meno rispetto al 1990, ma riuscì comunque a fregiarsi del Titolo di Vice Campione precedendo, per una sola lunghezza, Jeff Stanton.

Per quanto riguarda le Case costruttri­ci, la Honda proseguì il filotto di trionfi iniziato nel 1988, una striscia che sarebbe durata ancora a lungo per la rossa nipponica, capace di portare avanti quel dominio fino al 1996. Il 1991 vide, infine, il ritiro di Johnny O’mara, vincitore del Supercross 1984, e Ricky Johnson, due volte Campione indoor classe 250. Quest’ultimo concluse solo diciottesi­mo al termine di quella stagione per via dei suoi continui problemi fisici che, alla fine, lo indussero ad appendere il casco al chiodo a soli 27 anni. L’annuncio del ritiro avvenne nella conferenza stampa di presentazi­one di Daytona, quando il california­no comunicò la fine dell’attività agonistica a causa dei dolori che lo avevano martoriato nelle ultime due stagioni.

JMB: L’ASSO PIGLIATUTT­O

Dopo essersi impadronit­o del Supercross, Bayle avrebbe potuto prendere fiato e godersi l’impresa, ma le leggende hanno sempre avuto una visione diversa della realtà; nonostante la vittoria nel torneo indoor, Jean Michel non perse gli stimoli e si fregiò anche dei Titoli National classe 250 e 500. L’ennesima dimostrazi­one di forza di un ragazzo che a soli 22 anni scalzò via dal trono campioni del calibro di Jeff Stanton e Jeff Ward. Il primo venne sconfitto nella quarto di litro nonostante il pilota d’oltralpe non vinse mai una prova assoluta; Bayle, infatti, puntò tutto sulla regolarità di rendimento, terminando sempre nella top 3 di giornata in tutti i 7 round svolti. Strategia dissimile, invece, nella classe maggiore, dove il transalpin­o incamerò ben 7 successi di manche e 13 prestazion­i da podio nelle 14 heat disputate, strappando la tabella numero uno dalle mani del veterano portacolor­i della Kawasaki.

Non ancora sazio da questa scorpaccia­ta di trionfi, Bayle appose la sua firma anche sull’ultimo GP del Mondiale 500, andato in scena sul tracciato di

Glen Helen il 25 agosto 1991. Grazie a un secondo e un primo posto di manche, l’alfiere della Honda si mise alle spalle Jeff Ward e Georges Jobè, neo iridato nella mezzo litro.

Interpella­to a fine giornata,

Jean Michel disse: “Il mio obiettivo principale era vincere il Supercross e, grazie anche alle otto vittorie conseguite, ho realizzato il sogno che portavo con me sin da quando ero bambino. Nelle prime prove del National, che si intervalla­vano con il Campionato indoor, ho cercato soprattutt­o di non commettere errori. Nella 250 ho vinto molte manche, ma mai l’assoluta, cosa che comunque non mi interessav­a, perché sapevo che la stagione sarebbe stata lunga… e i fatti mi hanno dato ragione. Nella 500, invece, ero conscio del fatto di poter conquistar­e più agevolment­e il successo, e così è stato. Volevo diventare l’unico capace di vincere i tre campionati, quindi ho messo da parte la voglia di arrivare sempre primo sul traguardo. Alla fine ho raggiunto il mio scopo e non posso che esserne felice”. Nessuno poté più sollevare questioni: il migliore pilota al mondo era a tutti gli effetti quel giovane uomo provenient­e da Manosque, colui che, in punta di piedi e con uno stile magnifico, sconvolse le certezze del mondo

americano entrando nell’olimpo del Supercross. Mai nessuno, prima di quel momento e anche in seguito, è più riuscito a bissare quanto fatto in quel 1991, un anno firmato in tutto e per tutto da Jean Michel Bayle.

ROGER DE COSTER: PIÙ DI UN TEAM MANAGER

Il trionfo di Bayle prese forma anche grazie all’appoggio di un personaggi­o come Roger De Coster. Il belga era stato uno dei precursori del Supercross a metà degli anni Settanta e, proprio come il fuoriclass­e d’oltralpe, possedeva la grande capacità d’intuire con largo anticipo le situazioni. Sul finire degli anni Ottanta, Roger comprese bene che il francese portava in dote un talento speciale, tanto da convincere la Honda HRC a investire su di lui. Il rapporto tra i due si cementific­ò sempre più con il passare del tempo, fattore che indispettì a più riprese i piloti yankee. Jean Michel e Roger erano sulla stessa lunghezza d’onda, merito di una lungimiran­za non comune nel capire le potenziali­tà di una strada intrapresa. Il team manager suggerì al transalpin­o il passaggio nel Supercross, pianifican­do con il pilota la preparazio­ne della stagione e i dettagli del caso. Tutto andò per il meglio e Bayle entrò nella leggenda. Un successo che prese forma da lontano e, non a caso, venne supportato da un mito europeo come Roger De Coster che in America aveva lasciato un’impronta indelebile nel mondo del motorsport.

INCROCI DEL DESTINO

La vita riserva spesso episodi incredibil­i e JMB lo provò sulla sua pelle. Il francese, infatti, era cresciuto sportivame­nte con il mito di David Bailey, Campione Supercross 1983 proprio in sella alla Honda. ‘The Little Professor’ fu per lui fonte d’ispirazion­e e, non a caso, la guida di questi due assi venne spesso raffrontat­a vista l’enorme somiglianz­a.

Per un incrocio del destino, la Honda affidò al transalpin­o lo stesso meccanico che supportò lo sfortunato pilota americano, rimasto paralizzat­o nel gennaio 1987 a causa di un brutto incidente. Cliff White affermò, fin dai primi momenti, che lo stile dei due aveva molti tratti simili. Un elogio verso Jean Michel, che da quelle parole trasse ulteriore stimolo per centrare l’obiettivo della vita.

IL RICORDO DI EMILIANO RANIERI

Anche in questa circostanz­a, abbiamo interpella­to l’ex fotografo e giornalist­a di riviste quali ‘Motosprint’ e ‘Motocross’ che, proprio nel 1991, ebbe l’opportunit­à di recarsi a casa del fenomeno francese realizzand­o un’ampia intervista poco prima che Bayle conquistas­se il Titolo indoor.

Una testimonia­nza preziosa che permette di scoprire angolature diverse del talento europeo, nonché curiosità e aneddoti dell’epoca. “Quel successo storico prese forma un paio d’anni prima. Bayle aveva dominato il Mondiale 1989 classe 250 mettendo in mostra

una superiorit­à schiaccian­te, tanto da imporsi con 60 punti di vantaggio nella classifica finale sul più immediato inseguitor­e, nonostante avesse saltato le prime tre manche del Campionato per un infortunio al polso. Questa fu una delle componenti più importanti che determinar­ono il trasferime­nto negli States, luogo dove il tasso tecnico dei piloti era altissimo e gli ingaggi erano particolar­mente elevati. Penso che quel dominio così marcato nel torneo iridato gli fece perdere le motivazion­i necessarie per rimanere in Europa. Sono dell’opinione che, senza eventuali infortuni, Jean Michel avrebbe vinto a mani basse nel vecchio continente ancora per almeno un lustro. Non tentò nemmeno l’avventura nel Mondiale delle mezzo litro perché, da ragazzo perspicace, aveva capito che quella cilindrata non aveva più l’appeal del decennio precedente. Sarebbe quindi stata solo un’avventura che gli avrebbe fatto perdere tempo. Bayle era un ragazzo proteso a migliorars­i costanteme­nte e per tutti questi motivi iniziò con entusiasmo l’avventura americana. Avrebbe meritato il Titolo già nella stagione d’esordio, ma l’episodio incriminat­o nel round di Charlotte causato dall’allora compagno di squadra, Mike Kiedrowski, glielo impedì per un soffio. Ma si prese la rivincita con gli interessi… spadronegg­iando per tutto il 1991, sia nel Campionato indoor, sia nel National. In tutti gli stadi in cui si svolgeva il Supercross, il francese veniva fischiato dagli appassiona­ti statuniten­si a più riprese. Un clima ostile, perché agli yankee bruciava parecchio vedere un europeo trionfare tra le loro mura di casa; dominare poi in quel modo contro il ghota del Cross internazio­nale

elevò una volta di più la grandezza di quell’impresa. Ricordo ancora bene la sua grande capacità nel condurre il mezzo meccanico, tanto che sembrava un’appendice del corpo.

Non usava la forza come facevano quasi tutti i suoi colleghi e adottava metodi di allenament­o impensabil­i per i rivali. I test del francese erano quasi degli show per il pubblico. Sembrava un giocoliere della moto e realizzava evoluzioni perfette grazie a un tipo di guida che gli permetteva un dispendio meno elevato delle energie. Nei giorni in cui rimasi a casa sua negli USA, ebbi la possibilit­à di parlare molto con lui e compresi meglio la sua personalit­à, quella di un uomo gentile e riservato, ma non introverso come alcuni hanno poi fatto trasparire. C’eravamo conosciuti ai tempi delle prime vittorie nel Mondiale 125 e quando nel 1991 giunsi oltreocean­o per intervista­rlo, fu felice della presenza di un giornalist­a europeo. Da allora non ho più avuto la possibilit­à di rivederlo, ma in me è rimasto un bel ricordo di quelle giornate trascorse al fianco di uno dei più grandi campioni della storia di questo sport”.

 ??  ?? 1. IL PILOTA FRANCESE JEAN MICHEL BAYLE È STATO TRA I POCHI A OTTENERE RISULTATI DI RILIEVO SIA NELLE COMPETIZIO­NI IN FUORISTRAD­A, SIA NELLE GARE DI VELOCITÀ IN CIRCUITO. NEL 2000 È STATO INSERITO NELLA AMA MOTORCYCLE HALL OF FAME.
1. IL PILOTA FRANCESE JEAN MICHEL BAYLE È STATO TRA I POCHI A OTTENERE RISULTATI DI RILIEVO SIA NELLE COMPETIZIO­NI IN FUORISTRAD­A, SIA NELLE GARE DI VELOCITÀ IN CIRCUITO. NEL 2000 È STATO INSERITO NELLA AMA MOTORCYCLE HALL OF FAME.
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 ??  ?? 2-3. I TEST DEL PILOTA TRANSALPIN­O ERANO QUASI DEGLI SHOW PER IL PUBBLICO: SEMBRAVA UN GIOCOLIERE DELLA MOTO E REALIZZAVA EVOLUZIONI PERFETTE GRAZIE A UN TIPO DI GUIDA CHE GLI PERMETTEVA UN DISPENDIO MENO ELEVATO DELLE ENERGIE. IN ALTRE PAROLE, ERA SPETTACOLA­RE VEDERLO ALL’OPERA IN SELLA ALLA SUA HONDA.
2-3. I TEST DEL PILOTA TRANSALPIN­O ERANO QUASI DEGLI SHOW PER IL PUBBLICO: SEMBRAVA UN GIOCOLIERE DELLA MOTO E REALIZZAVA EVOLUZIONI PERFETTE GRAZIE A UN TIPO DI GUIDA CHE GLI PERMETTEVA UN DISPENDIO MENO ELEVATO DELLE ENERGIE. IN ALTRE PAROLE, ERA SPETTACOLA­RE VEDERLO ALL’OPERA IN SELLA ALLA SUA HONDA.
 ??  ?? 4. DOPO AVER CONQUISTAT­O DUE TITOLI MONDIALI (NEL 1988, CLASSE 125 E NEL 1989, CLASSE 250), BAYLE SI TRASFERISC­E NEGLI STATI UNITI D’AMERICA PER DISPUTARE IL CAMPIONATO AMA DI MOTOCROSS; NEL 1991, IN SELLA ALLA HONDA, METTE A SEGNO UNA STORICA TRIPLETTA, LAUREANDOS­I CONTEMPORA­NEAMENTE CAMPIONE 250, 500 NATIONAL E SUPERCROSS. 4
4. DOPO AVER CONQUISTAT­O DUE TITOLI MONDIALI (NEL 1988, CLASSE 125 E NEL 1989, CLASSE 250), BAYLE SI TRASFERISC­E NEGLI STATI UNITI D’AMERICA PER DISPUTARE IL CAMPIONATO AMA DI MOTOCROSS; NEL 1991, IN SELLA ALLA HONDA, METTE A SEGNO UNA STORICA TRIPLETTA, LAUREANDOS­I CONTEMPORA­NEAMENTE CAMPIONE 250, 500 NATIONAL E SUPERCROSS. 4
 ??  ?? 5. NELLA GARA DI GAINSVILLE DEL 1991, JEAN MICHEL BAYLE È IMPEGNATO NELLA CLASSE 250.
6. IL PILOTA TRANSALPIN­O SFODERA TUTTO IL SUO TALENTO ANCHE NEL GP USA DEL MONDIALE 1991 CLASSE 500.
5. NELLA GARA DI GAINSVILLE DEL 1991, JEAN MICHEL BAYLE È IMPEGNATO NELLA CLASSE 250. 6. IL PILOTA TRANSALPIN­O SFODERA TUTTO IL SUO TALENTO ANCHE NEL GP USA DEL MONDIALE 1991 CLASSE 500.
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8. AL SUPERCROSS DI DAYTONA DEL 1991, BAYLE È IMPEGNATO NELLA GARA PIÙ SENTITA DELLA STAGIONE. LA TRIPLETTA MESSA A SEGNO ESATTAMENT­E 30 ANNI FA HA PROIETTATO IL PILOTA FRANCESE NELL’OLIMPO DEL MOTOCROSS.
7. JEAN MICHEL BAYLE SI LAUREA CAMPIONE NATIONAL CLASSE 250 NEL 1991, UN’ANNATA PER LUI STREPITOSA. 8. AL SUPERCROSS DI DAYTONA DEL 1991, BAYLE È IMPEGNATO NELLA GARA PIÙ SENTITA DELLA STAGIONE. LA TRIPLETTA MESSA A SEGNO ESATTAMENT­E 30 ANNI FA HA PROIETTATO IL PILOTA FRANCESE NELL’OLIMPO DEL MOTOCROSS.
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