QUANDO L’AMICIZIA FA LA DIFFERENZA...

Con queste parole abbiamo aperto il servizio dedicato a una storia di grande amicizia. Su Facebook avevamo invece postato così lo scorso 18 luglio: ‘Che spettacolo! Una storia tutta da raccontare; un gruppo di amici strepitoso; un regalo che fa commuovere.

Con Roberto Montironi sul prossimo numero della nostra rivista’.

Ed eccoci a parlarvi di una storia che merita di essere introdotta nell’editoriale di questo numero. Anche perché mi ha visto coinvolta nel mio ruolo di giornalista. Per quel che mi riguarda, tutto ha avuto inizio con una telefonata dell’amico Lamberto Piovano, che ha collaborato con noi quando ha scritto delle mitiche Honda CR 500 degli anni Ottanta.

“Ciao Daniela, come stai? Senti, c’è un nostro amico, una persona davvero speciale, che ha subìto un danno importante, soprattutto da un punto di vista umano. Ha le gomme a terra... il morale sotto la suola delle scarpe... e non possiamo certo biasimarlo dopo quello che ha subìto la sua collezione di moto da Cross degli anni Ottanta e Novanta. Non è tanto per il valore economico che avevano, quanto per il loro valore affettivo... a dir poco incommensurabile... visto che le trattava come delle eterne fidanzate. Ma l’11 giugno scorso, tutto è andato distrutto per colpa di un incendio che ha avuto origine nel capannone adiacente al suo. Per le sue moto non c’è stato scampo. Ha salvato solo camper e furgone, ma quando si è reso conto che avrebbe rischiato la vita entrando di nuovo lì dentro, si è seduto sul marciapiede impotente... di fronte a una scena che lo stava ferendo a morte. Ti giro il video che ha fatto a incendio domato: c’è da piangere... soprattutto se sei appassionato di moto d’epoca come noi. Detto questo... vorremmo fargli una sorpresa e vorremmo che tu la raccontassi sul prossimo numero della nostra rivista anche parlando della sua collezione che purtroppo non c’è più”.

Più o meno la telefonata di Lambo è andata così. Gli ho chiesto subito il numero di telefono di Roberto Montironi per saperne di più, anche su come e quando è nata la sua collezione Cagiva, che vantava anche modelli Honda, Yamaha, Suzuki, Kawasaki e KTM. Per la cronaca, anch’io mi sono asciugata le lacrime dopo aver visto il video che aveva i colori cupi e gli odori acri dell’incendio. Ma questa storia ha un epilogo a dir poco commovente e vale la pena leggerla tutta d’un fiato. E questa volta le lacrime sono state di gioia... comprese quelle di Roberto Montironi.

Sulla copertina del numero 3 di maggio/ giugno 2020 della nostra rivista c’era proprio una delle sue moto, andata distrutta nell’incendio insieme a tutte le altre. Non era un numero ‘qualsiasi’, bensì quello realizzato con molte difficoltà durante il primo lockdown causa Covid-19. Insieme alla Honda CR 500 del 1987 di Roberto, in copertina c’era un significativo fregio tricolore che recitava così: realizzato da persone appassionate, stampato, distribuito e venduto da persone coraggiose.

C’è un legame affettivo con i nostri mezzi meccanici, soprattutto se hanno le ruote artigliate e sono di un’epoca diversa da quella attuale. Ed è un legame che spesso ci fa commuovere, nel bene e nel male.

Siamo soliti parlare alle nostre moto, prima di affrontare una gara o prima di fare un giro in fuoristrada con amici. O prima di acquistarla, quando la incontriamo per la prima volta.

Così ha fatto Jacopo Borelli di fronte alla sua Cagiva Elefant 900 ie del 1990: quando l’ha vista in Austria aprendo lo sportello del furgoncino su cui era stata caricata, l’ha accarezzata sul cupolino e le ha sussurrato

‘ti riporto a casa’... commuovendosi.

Jacopo ha 23 anni e quando Edi Orioli, nel 1990, ha vinto la sua seconda Parigi-Dakar su Cagiva Elefant divenendo il primo pilota italiano a farlo in sella a una moto italiana, non era nemmeno nato. Ciò nonostante ha un legame affettivo con quel mezzo meccanico, tanto da emozionarsi mentre le parla al loro primo incontro.

È proprio vero... queste moto sono come delle eterne fidanzate.