LEGENDS OF FUTURE PAST (1992)
Con l’aumentare dei cloni dei titoli con maggior appeal e del successo riscosso presso il pubblico, fu chiaro a tutti che il genere necessitava di un’evoluzione e, all’interno di questa breve lista, mi sembra doveroso citare Legends of Future Past. Sebbene il gioco non facesse ulteriori passi avanti in termini di grafica, introdusse una serie importantissima di innovazioni dal punto di vista del gameplay. Innanzitutto, per ovviare al problema della quantità di contenuti a disposizione del giocatore, al team di sviluppo era stato affiancato un team di cosiddetti Game Master, il cui unico compito era dirigere il gioco (come accade in D&D per il Dungeon Master), creare nuove aree da esplorare, nuove linee narrative con nuovi personaggi e nuove creature. In questo modo, i giocatori erano invogliati a continuare a giocare per un tempo illimitato, e non rischiavano di annoiarsi a causa della creazione procedurale di ambienti che, tutto sommato, avevano sempre, più o meno, le stesse caratteristiche. Inoltre, gli ideatori del gioco ebbero la lungimiranza di inserire una meccanica per l’epoca assolutamente nuova ma che ancora oggi è una delle attività fondamentali all’interno di un RPG, il crafting. Una volta entrati all’interno del gioco, era possibile procurarsi materie prime di qualsivoglia natura, dal legno ai metalli, passando per parti di animali (sì, era previsto anche un sistema di caccia) e oggetti magici per creare armi o armature con caratteristiche del tutto uniche rispetto a quelle che potevano essere acquistate oppure ottenute in premio durante le session. La libertà era totale, non esisteva un level cap e il giocatore poteva scegliere la classe del proprio personaggio senza doverci necessariamente rimanerne legato per tutto il resto dell’avventura. Immaginate cosa dovesse essere tutto questo per l’epoca: una vera bomba di contenuti e attività in perpetua espansione. Ancora oggi, possiamo dire con serenità, sono pochi i giochi capaci di regalare un’esperienza di pari livello.