MERIDIAN 59 (1996)
Fino a quel momento, uno dei principali freni per l’espansione del mercato dei graphical M.U.D. era rappresentato dal costo che il giocatore doveva sostenere. Sebbene le cose fossero cambiate dagli anni ’80 e le tariffe notevolmente ridotte anche grazie all’ingresso di nuovi service provider nel mercato, la spesa era ancora calcolata in ore. Dal punto di vista commerciale, la genialata di Archetype Interactive e del suo publisher 3DO fu quella di staccare la distribuzione del loro titolo, Meridian 59, da un singolo provider e renderlo disponibile su tutti, previo pagamento di una ben più modesta rata mensile che permetteva di giocare senza nessun limite di tempo. Avevano appena inventato la tariffa flat. La platea a cui Meridian 59 poteva puntare non era calcolabile nell’ordine delle migliaia, ma nell’ordine delle centinaia di migliaia. Il multi si stava progressivamente trasformando in massive. Ad accompagnare un modello di distribuzione decisamente più abbordabile c’erano migliorie grafiche sorprendenti. L’impianto di gioco, dal punto di vista estetico, richiamava quello di Doom, con una visuale in prima persona che lanciava il giocatore all’interno dell’azione e rendeva l’interazione con l’ambiente di gioco più immediata. La virata verso la componente action fu un’altra delle caratteristiche che resero Meridian 59 più accessibile. Uccidere mostri, esplorare l’area di gioco e combattere contro gli altri giocatori erano le attività principali. Certo, l’ambientazione fantastica e il sistema di progresso del personaggio erano tipici dei giochi di ruolo, ma per venire incontro ai limiti tecnologici e ai costi di produzione, molte cose erano state volontariamente eliminate. Con 25 mila utenti attivi, grazie al nuovo e più liberale sistema di distribuzione, Meridian 59 alzò notevolmente l’asticella della definizione di successo, ma non si dovette attendere molto, prima che questo record venisse di nuovo surclassato. E questa volta in maniera quasi imbarazzante.