LE NOSTRE STRADE VANNO RESE PIÙ SICURE
«I TUTOR IN AUTOSTRADA HANNO AIUTATO A RIDURRE LE COLLISIONI»
AFoggia due ragazzi investiti; Genova est bloccata per un triplo incidente; a San Bernardo d’Ivrea, nel torinese, un ferito grave per uno scontro tra auto e furgone; a Baranzate (Milano), muore il conducente di un’auto finita contro il guardrail; ad Anzio, sul litorale romano, arrestato per omicidio stradale un uomo che, guidando ubriaco, provoca un incidente mortale; A Roma a essere coinvolta in un altro incidente è un’ambulanza finita ribaltata. E siamo solo alle prime ore del mattino di un giorno come un altro: due morti e sette feriti. Che, moltiplicati per un anno intero e per i 53 mila chilometri di strade della rete viaria principale italiana, fanno 31.407 incidenti con 1.078 decessi e 47.740 feriti. Per essere più chiari, 1.078 decessi significa tre morti al giorno: con l’elenco che avete appena letto avremmo quasi riempito il conto della giornata. E stiamo parlando del 2021. Già, perché nei primi sei mesi del 2022, secondo il rapporto Aci-Istat, le cose sono andate peggio: 81.437 incidenti che hanno causato 1.450 morti e 108.996 feriti, cioè una media di 450 incidenti, 8 morti e 602 feriti ogni giorno. Una strage.
«Abbiamo ricominciato a viaggiare in auto come prima dei lockdown e purtroppo risale anche l’incidentalità», commenta con Gente Lucia Pennisi, dell’area statistica di Aci. «La percorrenza media è aumentata del 25 per cento e così anche il numero di incidenti con feriti; per fortuna, se così possiamo dire, i morti sono saliti solo del 15 per cento», aggiunge.
Comunque sia, significa che per la fine di quest’anno si supereranno i 3 mila morti. Ma quali sono le cause? Iniziamo col dire che il 93 per cento degli incidenti deriva dal comportamento del guidatore. Che è sem
pre qualcun altro. Secondo una ricerca commissionata da Anas sugli stili di vita di chi guida, in una scala da 1 a 10, gli automobilisti giudicano il loro rispetto del codice della strada tra 8 e 8,8; quello degli altri, tra 5 e 5,9. Chissà perché, allora, il 54 per cento di chi è alla guida non utilizza gli indicatori di direzione quando cambia corsia per un sorpasso. Per l’indagine si è rilevato il comportamento di guida con sei postazioni in diverse zone d’Italia: dei quasi 200 mila veicoli monitorati ogni giorno nell’arco di due settimane, il 9,9 per cento non rispettava i limiti di velocità, un altro 63,4 per cento non manteneva la distanza di sicurezza e, infine, il 31,1 per cento non occupava correttamente la corsia di marcia.
«La presenza dei tutor in autostrada ha portato indubbiamente a un abbassamento delle velocità; uno dei problemi maggiori oggi è dato dal mancato rispetto delle distanze di sicurezza», conferma a Gente Filiberto Mastrapasqua, direttore della Polizia Stradale, sottolineando come «non occupare correttamente la corsia di marcia, per esempio tenendosi attigui alla corsia di emergenza, è causa di gravissimi incidenti». Sempre in riferimento all’indagine Anas, aggiungiamo che oltre il 10 per cento non conosce auricolari o vivavoce per parlare al cellulare e l’11 per cento ritiene la cintura di sicurezza buona soltanto a sgualcire le camicie. Peccato che secondo uno studio dell’Ufficio Prevenzione Infortuni della Svizzera, per velocità di impatto tra 20 e 30 km/h chi è senza cintura ha oltre il doppio di possibilità di morire rispetto a chi la porta, mentre se la velocità è tra 4050 km/h, il rischio decuplica.
«Faccio fatica a comprendere anche la grande battaglia contro gli strumenti per la rilevazione della velocità», dice a Gente Luigi Altamura, comandante della Polizia municipale di Verona e referente per la sicurezza stradale dell’Associazione dei Comuni italiani. Più della metà degli incidenti e oltre il 30 per cento delle vittime si contano in città dove, oltre alla velocità, tra le cause più frequenti di sinistri c’è la mancata precedenza. Un esempio? A Roma nel mese di novembre sono stati oltre 90 mila gli accertamenti e 5.800 i veicoli sorpresi oltre i limiti di velocità. Secondo Altamura, oltre a una maggiore protezione per gli utenti vulnerabili (pedoni, ciclisti e motociclisti) servono più con
ABBIAMO RIPRESO A SPOSTARCI IN AUTO COME PRIMA DEI
LOCKDOWN ED È SALITO IL NUMERO DEGLI INCIDENTI. VELOCITÀ E DISTRAZIONE SONO LE CAUSE PRINCIPALI. MA NON È SEMPRE COLPA DI CHI GUIDA
«SI INVESTE POCO IN SEGNALETICA E I CARTELLI POSSONO DISTRARRE»
trolli, cosa che dovrebbe avvenire con le nuove assunzioni che stanno effettuando le amministrazioni comunali.
Ma se la Statale 719 Prato-Pistoia, nel tratto in provincia di Firenze, ha il triste primato di strada extraurbana con il maggior numero di incidenti (8 a chilometro contro una media nazionale di 0,5), la colpa è proprio tutta degli automobilisti? E per il tratto di ingresso a Roma dell’autostrada A24 (la Roma-Teramo) che conta addirittura 10 incidenti a chilometro (sulle autostrade la media è di 1,03)? «Diciamo che ci sono delle concause legata alle strade e alla loro gestione», risponde a Gente Enrico Pagliari, direttore automotive Aci-Progei. Alle critiche sulla manutenzione della rete stradale, Anas risponde che da qui al 2031 investirà 50 miliardi di euro, tra manutenzione programmata e innovazioni tecnologiche come nuove barriere spartitraffico.
Ci sono però soluzioni di più semplice attuazione. «In Italia, per esempio, si investe poco in segnaletica: cartelli con troppe informazioni o indicazioni contraddittorie possono costituire una sorpresa per l’automobilista e indurlo in errore», argomenta. È il caso di svincoli con la stessa destinazione indicata anche a sinistra.
E poi c’è l’annosa questione dei limiti di velocità: talvolta sembrano esagerati. «Abbassare il limite di velocità è tra i primi provvedimenti che vengono presi se la strada ha dei problemi in attesa della soluzione», dice ancora Mastrapasqua. «Devono essere congrui rispetto alle caratteristiche della strada e al traffico», sottolinea Pagliari rimarcando la convinzione che «talvolta limiti e sistemi di controllo siano posizionati con il solo obbiettivo di fare cassa». Proprio l’Aci ha da tempo avanzato la proposta di ridurre la possibilità di limiti a solo 6 velocità, da 30 a 130 chilometri orari, «mentre oggi siamo al punto che indichino anche limiti che variano solo di cinque chilometri orari», critica ancora Pagliari.
In realtà, almeno su questo punto, la soluzione dovrebbe essere vicina. «Siamo in attesa della direttiva ministeriale con precise indicazioni», annuncia Altamura. Le prefetture saranno chiamate a uniformare i limiti così da evitare i casi incredibili di strade extraurbane che fanno da confine tra due Comuni con limiti diversi a seconda del senso percorso. «Le strade sono progettate con caratteristiche precise tali da determinare la velocità di circolazione: se un’amministrazione dovesse decidere una variazione, dovrà giustificare il provvedimento», conclude Altamura.
A proposito di amministrazioni: la legge stabilisce che almeno la metà di quanto viene incassato dalle contravvenzioni debba essere investito in sicurezza stradale. Secondo Openpolis in media le amministrazioni comunali italiane hanno registrato entrate da contravvenzioni pari a 12,62 euro per cittadino, con il record di Colle Santa Lucia, 357 abitanti in provincia di Belluno, che ha incassato oltre 3.160 euro di multe per abitante. Merito dell’autovelox installato tre anni fa sul passo Giau, che collega il comune a Cortina d’Ampezzo. Ne avranno destinati la metà alla sicurezza?