GENTE

LE NOSTRE STRADE VANNO RESE PIÙ SICURE

- di Francesco Gironi

«I TUTOR IN AUTOSTRADA HANNO AIUTATO A RIDURRE LE COLLISIONI»

AFoggia due ragazzi investiti; Genova est bloccata per un triplo incidente; a San Bernardo d’Ivrea, nel torinese, un ferito grave per uno scontro tra auto e furgone; a Baranzate (Milano), muore il conducente di un’auto finita contro il guardrail; ad Anzio, sul litorale romano, arrestato per omicidio stradale un uomo che, guidando ubriaco, provoca un incidente mortale; A Roma a essere coinvolta in un altro incidente è un’ambulanza finita ribaltata. E siamo solo alle prime ore del mattino di un giorno come un altro: due morti e sette feriti. Che, moltiplica­ti per un anno intero e per i 53 mila chilometri di strade della rete viaria principale italiana, fanno 31.407 incidenti con 1.078 decessi e 47.740 feriti. Per essere più chiari, 1.078 decessi significa tre morti al giorno: con l’elenco che avete appena letto avremmo quasi riempito il conto della giornata. E stiamo parlando del 2021. Già, perché nei primi sei mesi del 2022, secondo il rapporto Aci-Istat, le cose sono andate peggio: 81.437 incidenti che hanno causato 1.450 morti e 108.996 feriti, cioè una media di 450 incidenti, 8 morti e 602 feriti ogni giorno. Una strage.

«Abbiamo ricomincia­to a viaggiare in auto come prima dei lockdown e purtroppo risale anche l’incidental­ità», commenta con Gente Lucia Pennisi, dell’area statistica di Aci. «La percorrenz­a media è aumentata del 25 per cento e così anche il numero di incidenti con feriti; per fortuna, se così possiamo dire, i morti sono saliti solo del 15 per cento», aggiunge.

Comunque sia, significa che per la fine di quest’anno si supererann­o i 3 mila morti. Ma quali sono le cause? Iniziamo col dire che il 93 per cento degli incidenti deriva dal comportame­nto del guidatore. Che è sem

pre qualcun altro. Secondo una ricerca commission­ata da Anas sugli stili di vita di chi guida, in una scala da 1 a 10, gli automobili­sti giudicano il loro rispetto del codice della strada tra 8 e 8,8; quello degli altri, tra 5 e 5,9. Chissà perché, allora, il 54 per cento di chi è alla guida non utilizza gli indicatori di direzione quando cambia corsia per un sorpasso. Per l’indagine si è rilevato il comportame­nto di guida con sei postazioni in diverse zone d’Italia: dei quasi 200 mila veicoli monitorati ogni giorno nell’arco di due settimane, il 9,9 per cento non rispettava i limiti di velocità, un altro 63,4 per cento non manteneva la distanza di sicurezza e, infine, il 31,1 per cento non occupava correttame­nte la corsia di marcia.

«La presenza dei tutor in autostrada ha portato indubbiame­nte a un abbassamen­to delle velocità; uno dei problemi maggiori oggi è dato dal mancato rispetto delle distanze di sicurezza», conferma a Gente Filiberto Mastrapasq­ua, direttore della Polizia Stradale, sottolinea­ndo come «non occupare correttame­nte la corsia di marcia, per esempio tenendosi attigui alla corsia di emergenza, è causa di gravissimi incidenti». Sempre in riferiment­o all’indagine Anas, aggiungiam­o che oltre il 10 per cento non conosce auricolari o vivavoce per parlare al cellulare e l’11 per cento ritiene la cintura di sicurezza buona soltanto a sgualcire le camicie. Peccato che secondo uno studio dell’Ufficio Prevenzion­e Infortuni della Svizzera, per velocità di impatto tra 20 e 30 km/h chi è senza cintura ha oltre il doppio di possibilit­à di morire rispetto a chi la porta, mentre se la velocità è tra 4050 km/h, il rischio decuplica.

«Faccio fatica a comprender­e anche la grande battaglia contro gli strumenti per la rilevazion­e della velocità», dice a Gente Luigi Altamura, comandante della Polizia municipale di Verona e referente per la sicurezza stradale dell’Associazio­ne dei Comuni italiani. Più della metà degli incidenti e oltre il 30 per cento delle vittime si contano in città dove, oltre alla velocità, tra le cause più frequenti di sinistri c’è la mancata precedenza. Un esempio? A Roma nel mese di novembre sono stati oltre 90 mila gli accertamen­ti e 5.800 i veicoli sorpresi oltre i limiti di velocità. Secondo Altamura, oltre a una maggiore protezione per gli utenti vulnerabil­i (pedoni, ciclisti e motociclis­ti) servono più con

ABBIAMO RIPRESO A SPOSTARCI IN AUTO COME PRIMA DEI

LOCKDOWN ED È SALITO IL NUMERO DEGLI INCIDENTI. VELOCITÀ E DISTRAZION­E SONO LE CAUSE PRINCIPALI. MA NON È SEMPRE COLPA DI CHI GUIDA

«SI INVESTE POCO IN SEGNALETIC­A E I CARTELLI POSSONO DISTRARRE»

trolli, cosa che dovrebbe avvenire con le nuove assunzioni che stanno effettuand­o le amministra­zioni comunali.

Ma se la Statale 719 Prato-Pistoia, nel tratto in provincia di Firenze, ha il triste primato di strada extraurban­a con il maggior numero di incidenti (8 a chilometro contro una media nazionale di 0,5), la colpa è proprio tutta degli automobili­sti? E per il tratto di ingresso a Roma dell’autostrada A24 (la Roma-Teramo) che conta addirittur­a 10 incidenti a chilometro (sulle autostrade la media è di 1,03)? «Diciamo che ci sono delle concause legata alle strade e alla loro gestione», risponde a Gente Enrico Pagliari, direttore automotive Aci-Progei. Alle critiche sulla manutenzio­ne della rete stradale, Anas risponde che da qui al 2031 investirà 50 miliardi di euro, tra manutenzio­ne programmat­a e innovazion­i tecnologic­he come nuove barriere spartitraf­fico.

Ci sono però soluzioni di più semplice attuazione. «In Italia, per esempio, si investe poco in segnaletic­a: cartelli con troppe informazio­ni o indicazion­i contraddit­torie possono costituire una sorpresa per l’automobili­sta e indurlo in errore», argomenta. È il caso di svincoli con la stessa destinazio­ne indicata anche a sinistra.

E poi c’è l’annosa questione dei limiti di velocità: talvolta sembrano esagerati. «Abbassare il limite di velocità è tra i primi provvedime­nti che vengono presi se la strada ha dei problemi in attesa della soluzione», dice ancora Mastrapasq­ua. «Devono essere congrui rispetto alle caratteris­tiche della strada e al traffico», sottolinea Pagliari rimarcando la convinzion­e che «talvolta limiti e sistemi di controllo siano posizionat­i con il solo obbiettivo di fare cassa». Proprio l’Aci ha da tempo avanzato la proposta di ridurre la possibilit­à di limiti a solo 6 velocità, da 30 a 130 chilometri orari, «mentre oggi siamo al punto che indichino anche limiti che variano solo di cinque chilometri orari», critica ancora Pagliari.

In realtà, almeno su questo punto, la soluzione dovrebbe essere vicina. «Siamo in attesa della direttiva ministeria­le con precise indicazion­i», annuncia Altamura. Le prefetture saranno chiamate a uniformare i limiti così da evitare i casi incredibil­i di strade extraurban­e che fanno da confine tra due Comuni con limiti diversi a seconda del senso percorso. «Le strade sono progettate con caratteris­tiche precise tali da determinar­e la velocità di circolazio­ne: se un’amministra­zione dovesse decidere una variazione, dovrà giustifica­re il provvedime­nto», conclude Altamura.

A proposito di amministra­zioni: la legge stabilisce che almeno la metà di quanto viene incassato dalle contravven­zioni debba essere investito in sicurezza stradale. Secondo Openpolis in media le amministra­zioni comunali italiane hanno registrato entrate da contravven­zioni pari a 12,62 euro per cittadino, con il record di Colle Santa Lucia, 357 abitanti in provincia di Belluno, che ha incassato oltre 3.160 euro di multe per abitante. Merito dell’autovelox installato tre anni fa sul passo Giau, che collega il comune a Cortina d’Ampezzo. Ne avranno destinati la metà alla sicurezza?

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A destra e sotto, incidenti su strade extraurban­e, dove avviene il 22% dei sinistri. Il venerdì, i mesi di gennaio e giugno e le 18 e le 20 di sera sono più a rischio. Nel riquadro in basso, Filiberto Mastrapasq­ua, direttore della Polizia Stradale.
I NUMERI A destra e sotto, incidenti su strade extraurban­e, dove avviene il 22% dei sinistri. Il venerdì, i mesi di gennaio e giugno e le 18 e le 20 di sera sono più a rischio. Nel riquadro in basso, Filiberto Mastrapasq­ua, direttore della Polizia Stradale.
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Un incidente tra auto e moto in città. Oltre il 15% dei veicoli coinvolti sono ciclomotor­i o moto. Sotto, un conducente al cellulare e, più in basso, troppi cartelli su una strada: possono distrarre.
SOGGETTI VULNERABIL­I Un incidente tra auto e moto in città. Oltre il 15% dei veicoli coinvolti sono ciclomotor­i o moto. Sotto, un conducente al cellulare e, più in basso, troppi cartelli su una strada: possono distrarre.
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 ?? ?? LE AUTOSTRADE SONO PIÙ SICURE L’intervento di un elisoccors­o sull’autostrada A1, nei pressi di Roma. Nei primi sei mesi del 2022, su queste strade le vittime sono diminuite dell’11,2% rispetto al 2019. In basso, Enrico Pagliari, direttore automotive Aci-Progei.
LE AUTOSTRADE SONO PIÙ SICURE L’intervento di un elisoccors­o sull’autostrada A1, nei pressi di Roma. Nei primi sei mesi del 2022, su queste strade le vittime sono diminuite dell’11,2% rispetto al 2019. In basso, Enrico Pagliari, direttore automotive Aci-Progei.
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