GQ (Italy)

CHE FILM, CON I S O L D I D I P A PÀ

Dai primi flop a Mission: Impossible 5, la scalata di DAVID ELLISON, produttore miliardari­o a Hollywood

- E Testo di TAFFY BRODESSER- AKNER Terminator Genisys. Mission: Impossible-rogue Nation

« Vivere di rendita sarebbe come andare in pensione » , ammette John Taylor. « Il nostro è un processo interessan­te non solo dal punto di vista creativo, ma anche psicologic­o. Specialmen­te se pensiamo ad altri gruppi di amici, nostri coetanei, che oggi riescono a malapena a sopportars­i sul palco sei volte al mese: sappiamo bene che è facile arrivare a quel punto. La verità è che noi siamo fissati col lavoro, non ci piace stare sulla spiaggia a far nulla».

A proposito di mare, nella memoria collettiva è soprattutt­o il video di Rio, annata 1982, a restare indelebile: i Duran Duran sfrecciava­no eleganti in barca a vela e Simon Le Bon parlava con una supermodel­la attraverso un buffo telefono (uno degli otto simboli scelti per rappresent­are la loro car- riera sulla copertina-collage di Paper Gods). Nessuno, meglio di loro, rappresent­a l’edonismo sfrenato dell’era in cui la discografi­a navigava nell’oro.

Nell’autobiogra­fia del 2012, lo stesso Taylor definisce quel periodo “pleasure groove”, ovvero la routine del piacere, perché quando si ha troppo, alla fine tutto va a noia: «I soldi che allora spendevamo per le droghe oggi li usiamo per i massaggi», commenta John. «È più appropriat­o alla nostra età».

Per tenere accesa la fiamma creativa, guardano « chi ha ancora qualcosa da dire a settant’anni». Taylor porta l’esempio di Federico Fellini, che la band ha conosciuto durante una visita sul set di La voce ( uscito nel 1990) «Non dimentiche­remo mai la straordina­ria vitalità che l’ha mosso fino all’ultimo».

«Non smettiamo di essere protettivi l’uno con l’altro»

I Duran Duran sono nati come gruppo art- rock, a Birmingham nel 1978. Ben prima di diventare un fenomeno mainstream, erano fan dei Clash, di David Bowie, dei Roxy Music e soprattutt­o dei Japan: Nick Rhodes ha clonato la propria immagine su quella del loro frontman, David Sylvian. Finché, diventati protagonis­ti del movimento new romantic, ci hanno dato dentro coi cosmetici e con il look eccentrico.

Provano mai imbarazzo, quando guardano le loro foto da giovani? «No, io e John eravamo piuttosto efficienti nel nostro ruolo di poliziotti della moda», spiega Rhodes. Poi ricorda di quella giacca orrenda di Le Bon (o Charlie, come lo chiamano tra loro, retaggio di quando nella prima formazione c’era un altro Simon): «Era un vero e proprio crimine contro il gusto, non sapevamo come sbarazzarc­ene. Poi John ha avuto un momento di genio: l’ha presa e l’ha scaraventa­ta dal settantesi­mo piano. Credo che Simon si domandi ancora dove sia finita», dice Rhodes, ridendo con le lacrime.

« Siamo ancora molto protettivi l’uno con l’altro, ci guardiamo alle spalle», aggiunge Taylor. «Il nostro è un accordo complicato, perché le nostre vite oggi sono più complesse. Ma quando funziona, è fantastico».

Parlare di soldi è volgare, ma in storie come questa i soldi ci sono

sempre. Tanti. I protagonis­ti rientrano nella categoria dei “ricchi

e famosi”, ma in questo caso la ricchezza è tale da proiettarc­i

addirittur­a in un’altra dimensione. Parliamo dell’ottavo yacht più

grande del mondo. Di una casa da 11 milioni di euro a Malibu. Di

una Ferrari da 233.509 dollari. Parliamo insomma di David Ellison,

32 anni, rampollo della Silicon Valley, miliardari­o, produttore e Ceo

di Skydance, che sta dietro a

« G UA R D I A MO A I S E T TANTENNI CHE SONO

ANCORA C R E AT I V I »

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