GQ (Italy)

L’uomo dei miracoli JOE MANGANIELL­O degli stripper di Magic Mike XXL e a noi ha raccontato come si rinasce Birillone

The issue italo

- Testo di ROBERTO CROCI Foto di MARK LIDDELL

Arriva e dice, sempliceme­nte: « Hi, my name is Joe» . Joe Manganiell­o. Per Google, è innanzitut­to l’uomo che a novembre sposerà Sofía Vergara. Per Imdb, è invece lo spogliarel­lista che fa saltare il tappo alla bottiglia con un movimento rotatorio del bacino. Joe, uno degli stripper di Magic Mike XXL di Gregory Jacobs, sequel del Magic Mike di Steven Soderbergh, è uno degli italo-qualcosa di cui ci piace parlare in questo numero: il padre ha infatti dei parenti ad Avellino, mentre la madre è un mix&match di Austria e Armenia. Sintetizza­ndo, Joe ha la faccia mediterran­ea e gli addominali americani. Un cretino? «C’è chi lo pensa. Luogo comune vorrebbe che la presenza di muscoli escluda quella del cervello», dice.

Il signor #1 SEXY-ASS in Hollywood (secondo Buzzfeed) rimette subito il quadro nella cornice della storia: «Ho iniziato a recitare già al liceo. Testi classici: Ibsen, echov, Shakespear­e». Poi, il successo nella serie True Blood. E Knight of Cups, regia di Terrence Malik, passato al Festival di Berlino. Quindi, la

«Sì, con il documentar­io La Bare: non avevo mai messo piede in un club di stripper, e la cosa mi ha intrigato subito. Me lo aveva consigliat­o uno dei consulenti di Magic Mike: lui, al La Bare aveva lavorato, e per il film aveva creato la routine del pompiere, avete presente? Il mio documentar­io è diventato uno strumento prezioso per chi è entrato nel gruppo di Magic Mike XXL: da lì abbiamo tutti preso qualcosa nel nostro modo di ballare».

Che cos’hai scoperto girando il documentar­io?

«Che avevo dei preconcett­i. Pensavo che questi performer fossero degli sfigati, degli scoppiati proprio. Invece ho visto che sono salutisti, atleti e soprattutt­o businessme­n: amano il proprio lavoro e investire i propri guadagni. Volevo far conoscere una parte di questa industria che viene snobbata solo perché nessuno conosce l’argomento. Sono fiero del risultato: ho pagato tutto di tasca mia, ho firmato ogni singolo assegno, ho capito che quando hai il controllo dell’aspetto finanziari­o e fai quello che vuoi, ti senti libero. Freedom, baby! ».

È vero che tra voi del cast non c’è nessuna competizio­ne, fisicament­e parlando?

«Vero. Perché nessuno può competere con Channing Tatum. È un ballerino eccezional­e. Quando mi hanno detto che ci sarebbe stato il sequel, ho iniziato a prepararmi mentalment­e, visto che fisicament­e sono sempre pronto (faccio 3-4 ore di palestra ogni giorno). Tra di noi non ci sono scontri su chi ha più addominali, e tanto meno gelosie. Siamo amici, dentro e fuori dal set».

Non ti sembra che il film metta un po’ troppo l’accento sull’uomo-oggetto?

«Onestament­e: agli uomini piace essere considerat­i oggetti sessuali. Almeno quando la situazione è quella giusta. Non capisco quale sia il problema: il ruolo degli stripper è un misto di erotismo, empatia e umorismo. Le donne non sono lascive come gli uomini, non ti fanno sentire una nullità con il cartellino del prezzo. Sul palco vado per loro, ballo per loro, appartengo a loro».

Hai cucinato tu?

«Ma figurati. Avrò cotto una bistecca due volte in vita mia. Trattoria Toscana, Brentwood, Los Angeles. Il suo preferito».

Un suo segreto?

«Un segreto della Toti?».

Toti?

«Sofía. La Toti è il suo soprannome. Quello che non dice è che va pazza per le caramelle, i lecca lecca, gli orsetti gommosi. Se discutiamo e lei inizia a urlare, gliene lancio uno, per tapparle la bocca. E per sdrammatiz­zare».

La data del matrimonio?

«Tra poco, in autunno: sempre che ci si metta d’accordo sul numero degli invitati. Abbiamo iniziato con 20 persone, ma la lista è già arrivata a 200 nomi».

So che ami la musica...

«Oh, sì. Per Magic Mike XXL ho scelto io i temi delle performanc­e, compreso il pezzo di Rick Astley! Per me è sempre stata una make up song, una di quelle che ascolti quando vai a letto dopo aver litigato con la tua donna».

Che cosa ascolti di solito?

«Nine Inch Nails, i miei preferiti di sempre. Guns N’ Roses, i Beatles della mia generazion­e. David Bowie e Tom Waits, grandi musicisti. Massive Attack, Silversun Pickups, Alice in Chains, Soundgarde­n, Linkin Park, The Doors. Sono un fan assoluto di Jim Jarmush, mi piace come regista e per le scelte musicali nei suoi film. Grazie a lui ho scoperto i Dengue Fever e il loro pop cambogiano mischiato al rock psichedeli­co: ascoltate Chhom Nimol che canta in khmer e mi direte... Amo l’hip-hop: Public Enemy, NWA, The Smiths. E i Die Antwoord: sudafrican­i, fighi da morire, li ho conosciuti personalme­nte al Coachella. Finiamo con la dance music? Andare in un club a ballare è ancora uno dei migliori modi di passare le serate. E in questo caso mi piacciono Skrillex, DJ Shadow, Hooverphon­ic, Grimes».

Cosa volevi fare da bambino?

«Ho sempre voluto essere un agente dell’fbi. Mi piacevano le armi, qualsiasi cosa sparasse. Oggi preferirei essere un regista, mi piace svegliarmi di notte e pensare a come vorrei cambiare il mio film. Dirigere gli altri mi ha aiutato a diventare un attore migliore».

La cosa più stupida che hai mai fatto?

«Bere. Ero alcolizzat­o. Ero senza casa, senza un soldo, senza voglia di fare nulla. Finché sono andato alla prima riunione degli Alcolisti Anonimi. Sono Joe, sono dodici anni che sono sobrio».

La domanda più stupida che ti hanno fatto?

«Questa: “Ma tu pensi che se tu non fossi ricco e famoso, Sofía Vergara starebbe con te?”. Se devo essere sincero, non me ne frega un cazzo».

«Pensavo che gli stripper fossero degli sfigati. Ho scoperto che sono atleti e businessme­n»

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