GQ (Italy)

La ritualità dell’alta sartoria IL MIGLIOR A R T I G I A N ATO

Non solo vestiti personaliz­zati. MASSIMO DUTTI lancia il suo primo servizio che permette di cucirsi addosso un abito in ogni suo dettaglio. Anche da casa, con un clic

- Testo di LAURA PACELLI

Mai come adesso, quando si veste, l’uomo contempora­neo si esprime con molta più libertà rispetto al passato. Ma la lingua con cui dice cose nuove è la stessa di chi l’ha preceduto. Per questo, già da qualche tempo, si assiste a un ritorno verso la sartoriali­tà e la personaliz­zazione dell’abito, sia formale che informale.

Passati i tempi di metrosexua­l, termine coniato poco più di venti anni fa dal giornalist­a britannico Mark Simpson per indicare quegli uomini che prestavano sempre più attenzione alla moda e alla cura di sé, la definizion­e oggi più dif fusa è

made- to- measure,

personaliz­zazione del capo appunto. Con un’ulteriore evoluzione nel bespoke, il vero e proprio “su misura” dei sarti italiani o di quelli di Savile Row: ago, filo e mani eccezional­i.

Dal casual allo smoking: tre linee per ogni occasione

In entrambi i casi si tratta di una ritualità sempre più dif fusa, che si of ficia nei laboratori di grandi artigiani che custodisco­no le liturgie più ortodosse della sartoria. Gli stessi che sono in grado di rispondere alle esigenze individual­i e di creare il nuovo, non per stupire ma per essere.

Uno di questi laboratori si trova a Parigi, in un ambiente separato, intimo e raffinato, all’interno della grande boutique di Massimo Dutti in Rue de la Paix. È qui che abbiamo sco- perto ogni sfumatura del servizio Personal Tailoring.

Quella della personaliz­zazione è una lunga tradizione, per il marchio di lusso di proprietà del gruppo spagnolo Inditex. Quest’anno si rinnova appli-

Uno dei film più belli che ho visto è un horror di Tomas Alfredson, Lasciami entrare, del lontano 2008. Ma ancora più bello è stato leggere il romanzo omonimo da cui è stato tratto: una storia delicata e piena di suspense sul rapporto d’amicizia tra il dodicenne Oskar e una ragazzina vampiro di nome Eli. Da quel momento non mi sono perso un solo libro del suo autore, lo svedese

John Ajvide Lindqvist

( nella foto in basso). Così, appena ho scoperto che Marsilio aveva pubblicato il suo nuovo romanzo Musica

qualche settimana fa me ne sono procurato una copia e ho sottoposto Lindqvist al mio questionar­io.

Nonostante scriva libri horror bellissimi, tradotti in 30 paesi e distribuit­i in 50, John Ajvide ha un grande senso dell’umorismo. Sarà perché da ragazzo, prima di dedicarsi alla scrittura, ha fatto il prestigiat­ore e il comico in un quartiere periferico di Stoccolma, dove è cresciuto. Umiltà e talento sono doti che ammiro e che gli riconosco. Un vero eroe contempora­neo.

Qual è il profumo/acqua di colonia che meglio rappresent­a la tua anima?

«Non lo uso, ma questo significa che la mia anima può essere in pericolo? ». «Porzioni abbondanti per non ritrovarmi in strada con lo stomaco che brontola per la fame ».

Che qualità desideri in un albergo?

«Un bel balcone dove potermi fumare una sigaretta in tutta tranquilli­tà ».

Qual è la tua compagnia aerea preferita?

«L’australian­a Qantas ».

Cosa detesti più di tutto, nell’arredament­o?

« Quelle stanze in cui sento da subito che appena mi muovo si è già rotto qualcosa ».

Che valuta internazio­nale vorresti essere?

«Il marco tedesco ma quello in circolazio­ne negli Anni 20, quando era in costante svalutazio­ne ».

Qual è il genere di scarpa che disprezzi di più?

«Direi quasi tutte, eccetto le scarpe danesi Ecco, sono le sole che non fanno male ai miei piedi, lievemente deformi».

Chi è il tuo designer preferito, da Charles Worth fino a oggi?

«Dio. E anche quello che disegna i capi moda per il marchio spagnolo Desigual».

Un eroe di eleganza, nella vita reale?

«Brad Pitt, ammesso che possa essere considerat­o un uomo nella vita reale... ».

Un dono di bellezza che vorresti avere?

«Più capelli».

dita monomarca e un fatturato di 170 milioni di euro nel 2014. Il successo si deve soprattutt­o alla qualità dei tessuti, a cui Dini dedica gran parte delle sue energie ma che, in compenso, gli regala grandi soddisfazi­oni. Glielo si legge anche negli occhi quando parla delle ultime novità: «Per la linea più tecnica e performant­e della collezione A/I 2015-16 abbiamo utilizzato Typhoon 20000, un trattament­o brevettato in esclusiva per noi, in grado di garantire elevate performanc­e waterproof e antivento in ogni condizione atmosferic­a».

Tra i capi più rappresent­ativi di stagione c’è il cappotto ottenuto da un altro trattament­o esclusivo: «Dopo la tessitura, abbiamo depositato nel pelo del cachemire della polvere di chinchilla: in questo modo resta imbrigliat­a nella trama del tessuto e lo rende ancora più morbido».

Potrebbe andare avanti per ore a parlare dei suoi tessuti, Andrea Dini. Ma nel 2016 il marchio festeggia 40 anni e vogliamo sapere cosa succederà. «Abbiamo recuperato i primi 10 prodotti realizzati nel 1976 da mio padre e mio zio e li venderemo all’interno del tubo, il packaging storico Paul&shark, personaliz­zato da artisti di vario genere». Lo squalo, anche stavolta, non ha sbagliato a scegliere la sua preda.

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