GQ (Italy)

Scrivete con me, è ginnastica per l’anima

LA PENNA Marc Newson ha dato forma a mille oggetti. Per star dietro a se stesso, prende appunti di continuo. Da oggi, con la “M”, che ha creato per MONTBLANC

- Testo di CRISTINA D’ANTONIO

Marc Newson ha la calligrafi­a di un medico di famiglia. «È anche peggio», ammette. E dà la colpa al bisogno di occhiali. Il designer, che Time ha inserito tra le 100 persone più influenti al mondo nel 2005, si siede meglio sul divano e inizia: «Ho sempre con me un quaderno; è come un diario, un diario di lavoro: è lì che disegno quello che penso. È un genere di riflession­e che definirei aggraziata, e gradevole da rileggere. Per me è un rituale».

È a Milano da appena un’ora, arriva dritto dalla sua casa di Londra. È in Italia per il lancio internazio­nale di “M”, la penna che ha creato per Montblanc.

Eravamo al diario e al rito della scrittura. Che inchiostro ama?

«Quello nero, il blu e anche il rosso. Li uso osservando una specie di codice: per ogni colore ho un pennino apposito, di diverso spessore. E ogni spessore registra un tipo differente di idea».

Che cosa rappresent­a per lei una penna?

«È il primo strumento che impari a usare per dare fisicità a un’idea».

Perché è importante farlo a mano?

«Perché richiede un approccio mentale particolar­e, in cui fluisce l’intuizione. Non si tratta tanto di scrivere, quanto di tracciare dei segni: è il mio modo di dare una direzione a un’idea. La faccio uscire dalla mia mente e la porto nella realtà».

Come definirebb­e la scrittura applicata al suo lavoro?

« È un processo intuitivo: far transitare il pensiero dalle mani è importante, perché lascia l’emotività più libera di esprimersi. È una forma di esercizio per l’anima, che non dovremmo abbandonar­e mai. Io non lo faccio. Ho sempre carta e penna con me».

«Dappertutt­o. A letto, al bar, in ufficio. La penna è lo strumento più mobile che abbiamo a nostra disposizio­ne: è facile, è leggero, è maneggiabi­le. Ci serve per mantenere la memoria di quello che ci succede. È una sensazione fisica, quella che mi dà il tenerla in mano».

Quale sensazione?

«Di libertà. Con me funziona così: il computer è stressante, perché è legato alle mail in attesa di risposta, alla responsabi­li- tà; la penna è rilassante, perché flirta con la parte più creativa dell’essere designer. Trovo che giocare con una penna tra le mani sia terapeutic­o».

E cosa dovremmo provare noi, tenendola in mano?

«Attrazione: M per esempio è un oggetto estremamen­te piacevole al tatto».

È una penna pensata per gli uomini?

«Mmhhh, e se fosse genderless (senza distinzion­e di genere, ndr)? Suppongo che se avesse un sesso, sarebbe maschile. Ma adesso anche mia moglie usa una “M” per scrivere. Ho disegnato qualcosa che non fosse né troppo grossa né troppo minuta, che potesse piacere a tutti, ovunque nel mondo».

Che tipo di gentleman dovrebbe scegliere la “M”?

«Quello che fino a oggi non ha mai voluto tenere una stilografi­ca nella tasca interna della sua giacca».

« INCHIOSTRO:

S E RV E A

D ARE

F I S I C I TÀ

A UN’IDEA»

della Nouvelle Vague francese.

Oggi, appena compiuti 70 anni, dopo aver girato e prodotto decine di pellicole, lunghe, corte, videoclip e spot tv, il maestro tedesco torna a parlare di cinema, stavolta rendendo omaggio a quello che ha contribuit­o al successo della sua carriera: il cinema italiano degli Anni 50, della Dolce Vita romana e di Vittorio De Sica.

L’occasione è il lancio della nuova collezione Cellor di Persol ( nel box sotto, tutti i dettagli), per cui Wenders ha girato nel leggendari­o Teatro 5 di Cinecittà, regno di Federico Fellini, un cortometra­ggio, dal titolo Paparazzi, ambientato negli anni del dopoguerra, con abiti e auto d’epoca. A completare il progetto, tre scatti fotografic­i di Tom Craig che ritraggono Wenders sul set, e un video di backstage girato da Brando De Sica, nipote del celebre regista, che riprende il maestro tedesco al lavoro. Tutti i video sono visibili online su persol.com.

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