Di colpo arriva di tutto
Marco Polo ha portato NETFLIX anche in Italia, per riversare sui nostri schermi un mare di delizie visive, disponibili in qualunque momento. Siamo andati in California, dove è nata, per capire come funziona, come produce e perché potrebbe rivoluzionare
Elvis Presley anziano ma vivo al supermercato; una gomma a terra; una tremenda inondazione; l’invasione delle cavallette: a vent’anni niente mi avrebbe impedito di correre a casa alle 2.10 del pomeriggio per vedere I Simpson su Italia 1. Riti così, tra poco, andranno persi nel tempo: l’inizio della fine della tv come l’abbiamo conosciuta è andato in onda il 22 ottobre. È in quella data che Marco Polo è tornato in Italia portando con sé spezie, seta ma soprattutto Netflix, la più importante streaming tv al mondo.
Nata nel ’97 come società per il noleggio online di dvd, nel 2008 ha puntato sulla tv via internet. Oggi, a distanza di appena sette anni, è un colosso con 60 milioni di abbonati, presente in 50 Paesi. Quella sull’italia è solo l’ultima bandierina piantata sul mappamondo di un risiko planetario.
Per capire cos’è Netflix, e perché, dicono, cambierà le nostre abitudini, sono stato in California, nelle due sedi di un’azienda con un piede a Hollywood e l’altro nella Silicon Valley: nella base losangelina ci sono i contenuti, in quella di Los Gatos la “macchina” che fa funzionare tutto. Tra open space, mattoni a vista e impiegati in bermuda che si portano il cane in ufficio, ho incontrato i Fantastici 4 Cervelloni che siedono in cabina di comando: il capo della comunicazione, Jonathan Friedland, ex gior- nalista premio Pulitzer; Ted Sarandos, potentissimo stregatto responsabile dei contenuti; il geek Neil Hunt, boss del reparto tecnologico, e infine il grande affabulatore visionario, fondatore e amministratore delegato, mister Hastings. Che si presenta così: «Cari italiani, il mio nome è Reed e internet ha migliorato tante cose. Ora migliorerà la tv. Potrete decidere quando vedere quello che volete: scoprirete una tv personalizzata, perché Netflix imparerà a conoscere i vostri gusti e, col tempo, vi segnalerà sempre più cose che vi potrebbero piacere».
Un piede a Hollywood, l’altro nella Silicon Valley
Ecco il primo dei punti di forza di Netflix. Essere in grado di produrre i propri contenuti, cioè “le cose che ci potrebbero piacere”, è un vantaggio enorme. Netflix può permetterselo solo da pochi anni ma, quando ha iniziato, lo ha fatto col botto: House of Cards e Orange Is the New Black. Oggi, per una serie come Marco Polo, sono arrivati a investire 90
« FAREMO SEMPRE PIÙ COS E I N BAS E A I V OS T R I
GUS T I »
milioni di dollari. «La nostra idea», dice Sarandos, «è produrre localmente, nei Paesi in cui siamo presenti, contenuti legati al luogo ma a condizione che siano esportabili in tutto il mondo». Succederà anche da noi: nel 2017 è in programma la serie tv Suburra, tratta dal film di Stefano Sollima.
La sfida è contro se stessi: gestire un catalogo enorme
L’ampiezza del catalogo è una delle armi con cui Netflix combatte contro una concorrenza sempre più vasta: «Internet non pone barriere», dice Hastings, «se puoi aprire un sito puoi anche avere una internet tv». In Italia troveranno Sky Online, Infinity, Timvision. A fare la differenza le dimensioni: l’azienda di Los Gatos è un gigante che opera su scala mondiale e può offrire un mare di programmi sempre disponibili. In realtà la vera sfida è contro se stessi: riuscire a gestire tanta abbondanza in modo che un abbonato non naufraghi in un oceano di titoli. «Dal momento in cui si apre la home page, ci giochiamo tut- to in 30, massimo 90 secondi», spiega il tecnologico Hunt. «In quel breve lasso di tempo Netflix deve riuscire ad agganciare lo spettatore suggerendo un programma».
L’arpione è un sofisticato algoritmo che studia i nostri comportamenti: cosa guardiamo su Netflix, quando, come e forse anche perché. Col tempo impara a conoscere i nostri gusti e affina la capacità di suggerirci “cose che ci potrebbero piacere”: «In altre parole», dice Friedland, «quella che gli italiani vedranno all’inizio è solo la “peggior versione” di Netflix: più passerà il tempo più l’esperienza migliorerà».
Hastings storce il naso: «È una frase che non mi piace. È come quando uscì il primo modello di iphone: oggi è certamente il peggiore, ma quando arrivò fu “wow!”». Come per l’iphone, anche la complessità tecnologica di Netflix si nasconde dietro una facciata semplice e intuitiva. Essere invisibili, in questo campo, è un merito: «Netflix deve funzionare», spiega Hunt, «e se non c’è abbastanza banda, la qualità dell’immagine diminuirà ma il video non si interromperà».
Quello della banda (larga), in Italia, sembrerebbe un problema: siamo ultimi in Europa. Sembrava fosse la causa per cui Netflix è arrivata da noi così tardi ma Hastings smentisce: «La verità è che per quat- tro anni non abbiamo avuto abbastanza soldi da investire». La tanto temuta arretratezza della rete italiana apparentemente non preoccupa nessuno a Los Gatos: «Se è andata bene in Messico, Bolivia, Costa Rica, Argentina e Colombia», dice Hunt, «andrà bene anche da voi in Italia. Per scoprirlo fate questo test: aprite un video su Youtube. Se funziona quello, di sicuro funzioniamo anche noi». Nei Paesi in cui c’è, Netflix sta cancellando vecchie abitudini ma ne sta anche diffondendo di nuove. Tipo il binge-watching: vedere cinque, dieci puntate di seguito di una serie tv. Il motivo per cui un’abitudine di nicchia oggi è diventata di massa è che, quando Netflix lancia una nuova serie, rende immediatamente disponibile l’intera stagione: «È un mezzo per combattere la pirateria», racconta Ted Sarandos, «ma sta anche cambiando tante cose.
La connessione peggiora, ma il video non si ferma
Per gli sceneggiatori cambia il modo di scrivere: non c’è più l’episodio pilota, niente più finali sospesi. Lavorano senza ansie, come a un film lungo 13 ore. Internet ha già cambiato il nostro modo di comunicare, di innamorarci, di divertirci. Oggi sta cambiando anche il modo in cui guardiamo la tv».
E cambia anche il modo in cui ci relazioneremo con gli anziani: se domani incontreremo Elvis al supermercato, non correremo a casa perché sta per iniziare Grace and Frankie, ma ci fermeremo a chiedere se gli serve aiuto per arrivare ai pannoloni sullo scaffale lì in alto.
«Ci giochiamo tutto in 30 secondi: dobbiamo suggerire a chi guarda la serie giusta»