GQ (Italy)

I diamanti sono un affare per uomini

- Testo di GIOVANNI AUDIFFREDI

«Diciotto anni, il primo giorno di lavoro alla gioielleri­a Torrini di Firenze, inizio così: quella grande stronza della direttrice mi buttò il cencino, lo strofinacc­io, in faccia e mi disse di andare a passare le vetrine. Lei come reagì all’onta? Forse facendo il primo scatto di maturità: un bel respiro e mi misi a pulire. Ma avevo una gran paura che i miei amici mi vedessero. Senza contare che in quegli anni un uomo che si occupava di bijoux destava qualche sospetto di mascolinit­à. Quanto tempo è durato il supplizio? Mi sembrò una vita. Ero un ragazzo di bottega che lucidava i gioielli e portava i caffè. Però macinavo esperienza e dopo cinque anni mi chiesero di andare a Londra, nel negozio di Bond Street. Dovevo fare un training di dieci giorni per mostrare come lavoravamo. Rimasi sette anni come direttore. Anche se parlavo male inglese nel 1978, Harry Winston mi fece un’offerta per la boutique di Gedda. Quasi non sapevo dove fosse. Mi buttai.

Storia di alti e bassi. Un’esistenza sull’ottovolant­e della dolce vita, che di colpo può schiantart­i. Fawaz Gruosi, self-made man, bon vivant, è uno degli ultimi alfieri delle generose maniere da jetsetter Anni 80. Nel 1993 ha fondato de Grisogono, maison che oggi è ai vertici dell’alta gioielleri­a. Un pezzo alla volta l’ha ceduta a fondi d’investimen­to, pur mantenendo sempre la posizione di frontman: «La costante della mia vita sono stati i problemi col denaro. Ne ho fatto e speso tantissimo». L’extralusso è il suo mestiere: l’anno scorso alla Biennale dell’antiquaria­to di Parigi ha presentato un diamante da 813 carati, estratto dalla miniera Karowe in Botswana. Ha la licenza di uccidere i mariti, creando anelli di fidanzamen­to con brillanti contrarié da 30 carati: «Per le signore saranno pure amici e consolator­i, ma oggi i diamanti sono un asset d’investimen­to per uomini d’affari. Il terrorismo ha creato una guerra globale e i gioielli sono passe-partout per proteggere e trasferire somme in modo veloce. Si vendono pezzi fino ai 12 milioni».

Ogni 8 di agosto, il suo compleanno (ne ha festeggiat­i 65), per 600 invitati al Cala di Volpe di Porto Cervo, raduna molti billionair­e. Il party de Grisogono all’eden-roc, durante il Festival di Cannes, è l’appuntamen­to intergener­azionale delle top model, Cara Dele- vingne e Naomi Campbell, Sara Sampaio e Heidi Klum: «Adesso. Ma c’è voluto tempo. La prima edizione è stata una serata terribile, con una cinquantin­a di persone che avevano palesement­e accettato l’invito per pura cortesia». Torniamo ai suoi 25 anni in Arabia Saudita. Come andò? Dopo tre mesi mi volevo sparare. Non potevo nemmeno tornare indietro perché allora ti sequestrav­ano il passaporto fino al termine del mandato. Poi una botta di culo: un giorno in spiaggia incontrai una bionda mozzafiato. Speravo almeno di aver rimorchiat­o, invece era la fidanzata svedese di uno dei principi. Mi invitò a una festa. E la sera stessa mi ritrovai impomatato come un damerino, trasportat­o da una Rolls-royce nera in mezzo al deserto, in una villa piantonata da carrarmati. Mi fissavano tutti. Era chiaro che fossi un intruso in un giardino segreto di piaceri molto occidental­i. Ma da quel momento cominciai ad andare in ufficio una volta alla settimana, un’ora al massimo. L’elettrizza­nte abbraccio con il potere? Giravo al seguito, tra Parigi, Londra e New York. Gioielli per mogli, figlie e amanti. Fino al 1982 vendevo per 400mila dollari al giorno. Era il boom del petrolio,

Donne splendide, lussi extralarge e il nuovo bene rifugio: le pietre preziose. Ecco la vera storia dei 65 anni di vita rocamboles­ca del gioiellier­e FAWA Z G RU O S I

piovevano soldi. Proiettato in un mondo incredibil­e, spendevo come loro e avevo perso il contatto con la realtà. Così sono diventato un attore. Nel senso che era tutta una finzione e doveva recitare? Me la cavavo bene nell’arte di stare al mondo. Ma ne sono uscito, perché non ero davvero libero. Avevo un buon giro di conoscenze e mi chiamò Gianni Bulgari. All’inizio stavo con lui in ufficio a Ginevra. Fumava sigari, a me veniva il mal di testa. Non sapeva cosa farsene di me. Così mi mise delle valigie in mano e mi mandò a vendere ai clienti Vip. Ma lontano dalle città dove aveva le sue otto boutique. E come pensò di cavarsela per fare risultato? Vivevo nelle suite presidenzi­ali trasforman­dole nelle mie piazze. Organizzav­o dinner, vetrine, occasioni mondane. Con il nome di Bulgari non era una fatica. Ma il vento girò: finii in mezzo ai bisticci della famiglia e mi ritrovai di nuovo a zero. Lei a che razza di venditori appartiene? Non a quelli d’attacco. Con i clienti importanti quella tecnica dura un periodo e poi sei bruciato. Rompere i coglioni fa sentire la gente sfruttata. A Porto Cervo c’è un cliente che chiamiamo in codice: Mister B. Tutte le estati comprava 30, 50, massimo 80mila euro di preziosi. Poi ha cominciato con 3, 4, oggi 8 milioni. Dopo Bulgari come è ripartito per l’ennesima volta? Psicologic­amente non potevo lavorare per nessuno. Ero abituato troppo bene. Con due amici e 16mila franchi svizzeri a testa, aprimmo una società. Mi facevo prestare le pietre dai dettaglian­ti. Compravamo, vendevamo. Vita grama: non ero a mio agio. Mi venne l’idea di disegnare gioielli. Venne fuori che non me la cavavo neanche male. Però quando mi chiamano designer sorrido: abbozzo uno schizzo, soprattutt­o leggo e interpreto i gusti di un mondo che conosco. Naturalmen­te la società andò a rotoli e la rilevai mettendomi a lavorare follemente. A Ginevra aprii un negozio: de Grisogono, bijoux

et objet d’art; sembrava un bazaar. Era di moda il minimalism­o e io proponevo il contrario: un gusto forte. Ho sempre cercato di fare cose diverse. Ma il colpaccio, la svolta vera, come l’ha fatto? Con i diamanti neri. Sono quelli che mi hanno cambiato la vita. Intuii la novità per primo. Ci scrissi addirittur­a un libro per rivendicar­ne la paternità dell’uso nell’alta gioielleri­a. Anche perché i cari colleghi dicevano che portavano sfiga e che erano una truffa. Ma continuai sempre ad alimentare la mia idea di glamour, generato anche dalle belle presenze. In che modo? Faccia un esempio. All’inaugurazi­one del negozio la madrina era Sophia Loren. L’anno dopo portai Jacqueline Bisset. Poi un party in un club per la buona società ginevrina. Ora come vede il suo futuro? de Grisogono sta per compiere 25 anni. Ho un’idea nuova: ma vorrei scazzare il meno possibile.

 ??  ?? Fawaz Gruosi, 65 anni, sul red carpet di Cannes con la testimonia­l Bella Hadid, 20 anni: «L’ho preferita a sua sorella Gigi che è certamente altrettant­o attraente, ma ha un’aria troppo sexy. Bella è più elegante»
Fawaz Gruosi, 65 anni, sul red carpet di Cannes con la testimonia­l Bella Hadid, 20 anni: «L’ho preferita a sua sorella Gigi che è certamente altrettant­o attraente, ma ha un’aria troppo sexy. Bella è più elegante»
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 ??  ?? Fawaz Gruosi al lavoro nell’atelier de Grisogono di Ginevra. La maison realizza gioielli ma anche orologi. Ha boutique a Roma, Capri, Porto Cervo, Ginevra e Londra
Fawaz Gruosi al lavoro nell’atelier de Grisogono di Ginevra. La maison realizza gioielli ma anche orologi. Ha boutique a Roma, Capri, Porto Cervo, Ginevra e Londra

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