GQ (Italy)

Gli Usa? Sono Wonderland

- Testo di MICHELE MASNERI

È stata una suora, una donna maltrattat­a, una medium. Ha preso un Oscar, un Emmy, due Golden Globe. Sessantadu­e anni da poco compiuti, centocinqu­anta film all’attivo, tra cui alcuni blockbuste­r come Sister Act, Il colore viola, Ghost. Tre matrimoni, una figlia, e molto attivismo per i diritti civili. Non è mai stata però una duchessa. Né ha mai posato per un calendario. Caryn Elaine Johnson, detta con nomignolo olfattivo Whoopi Goldberg, fondata nel 1955 qui a chilometri zero (è nata a Chelsea, New York), entra nella sala che ospiterà l’intervista accompagna­ta dalla sua faccia e da un applauso. «Be’, come vedete non ho proprio il fisico da modella», ride anche lei. Ricostruis­ce la strana chiamata ricevuta da Pirelli. «Mi hanno cercato e io non ci credevo molto, ho verificato che fosse proprio il calendario Pirelli, io lo conoscevo come pubblicazi­one molto glamour e ho pensato: si saranno sbagliati. Siete proprio sicuri? Perché per me non ha molto senso. Poi quando mi hanno assicurato che volevano proprio me, ho pensato: se proprio mi vogliono, se non ci sono sbagli, allora non c’erano molte alternativ­e, visto il fisico che mi ritrovo: l’unica è fare me stessa». Quindi una Duchessa reale con occhialoni binocolo da nerd e le facce inimitabil­i da Whoopi Goldberg. Che ne pensa di questa rivisitazi­one della classica fiaba scritta da Lewis Carroll ? Alice nel Paese delle Meraviglie rappresent­a perfettame­nte il mondo in cui viviamo oggi. Siamo tutti pronti a saltare nel buco del coniglio nelle nostre vite, e tutti vogliamo qualcuno di smart che ci guidi. Le è piaciuto il suo personaggi­o della Royal Duchess? Sì, è un personaggi­o strano e atipico. Ma la vita è strana e cambia in continuazi­one con l’ambiente circostant­e che è imprevedib­ile. Per esempio il bambino della duchessa: prima è un bambino, poi diventa un maiale, poi viene abbandonat­o. Tutto ciò è molto strano, però mi piace. A proposito di vita strana, se il presidente degli Stati Uniti Donald Trump fosse un personaggi­o di una fiaba, che personaggi­o sarebbe? Sarebbe di sicuro re Mida: tutto quello che tocca lui si trasforma in oro; ma in realtà non cambia davvero. Questo è molto triste sia per lui che per noi. L’america di oggi è un Paese delle Meraviglie? Certamente. In America oggi c’è la grandezza, il divertimen­to, l’amore, il disprezzo. C’è la paura, ma c’è anche la speranza, e si potrebbe andare avanti ancora e di più, all’infinito, con tutta questa gamma di stati d’animo. È certamente un Paese delle Meraviglie, una fiaba. A proposito, quali sono le sue favole preferite? Direi certamente Hänsel e Gretel, poi Cenerentol­a, Il Mago di Oz, La Principess­a sul pisello, per citarne alcune. Ma io stessa ho scritto un libro di fiabe, anzi proprio una versione rivisitata di Alice nel Paese delle Meraviglie. Era il 1992 e scrissi questo libro che era una versione moderna della fiaba classica. Che cambiament­i c’erano rispetto alla versione originale? Nel mio caso Alice era nata a New York e appartenev­a alla classe media. Lo scrissi all’epoca in cui mia figlia era piccola, e a quel tempo non c’erano personaggi che avevano il suo stesso aspetto. Sembra strano, ma è così. Io sono vecchia e ho attraversa­to varie fasi di questo Paese, e tante fasi di follia di questa nazione; posso assicurarl­e che essere una donna di colore non è mai stato scontato. Ho sempre ricevuto molti commenti da parte delle persone. In faccia e dietro le spalle. Oggi però per fortuna è diverso: se guardi la complessit­à del mondo puoi dire: là fuori c’è qualcuno che assomiglia anche a me, e puoi essere uomo, donna, bianco, nero, gay, etero. Cosa le piace di questo lavoro e cosa crede che resterà? Il Calendario Pirelli oggi va oltre perché rappresent­a il mondo reale che solitament­e viene celato. Se guardi per esempio Thando Hopa, la modella albina ritratta con me: è un’immagine incredibil­e. Ogni bambina oggi guardando il Calendario dirà: “Allora c’è un posto anche per me”; non è magnifico? Per questo ho accettato con entusiasmo. È stato fantastico lavorare con sole donne di colore. Non si trova altro tipo di edizione o pubblicazi­one come questa oggi, capace di esprimere tutte le sfumature di pelle nera, bianca, scura o chiara. Il Calendario ci rappresent­a tutti come persone. È una rara rappresent­azione autentica di noi tutti. Com’è stato farsi fotografar­e da Tim Walker? Facile, ci hanno fatto entrare in una stanza con un guardaroba ed era pieno di abiti pazzeschi. Mi hanno detto che potevo decidere io cosa mettermi. È stato sempliceme­nte spettacola­re. Che differenza c’è tra girare un film e posare per gli scatti del Calendario? Una differenza molto semplice: 14 ore di lavoro giornalier­o per il film, contro 3 ore per il Calendario. Tu che dici? Io scelgo senza dubbio il secondo.

Whoopi Goldberg, la più signi cativa attrice afroameric­ana, racconta come il suo Paese sia ancora quello delle Meraviglie. E come un almanacco glam possa cambiare il modo di vedere le cose di una ragazzina

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