Gli Usa? Sono Wonderland
È stata una suora, una donna maltrattata, una medium. Ha preso un Oscar, un Emmy, due Golden Globe. Sessantadue anni da poco compiuti, centocinquanta film all’attivo, tra cui alcuni blockbuster come Sister Act, Il colore viola, Ghost. Tre matrimoni, una figlia, e molto attivismo per i diritti civili. Non è mai stata però una duchessa. Né ha mai posato per un calendario. Caryn Elaine Johnson, detta con nomignolo olfattivo Whoopi Goldberg, fondata nel 1955 qui a chilometri zero (è nata a Chelsea, New York), entra nella sala che ospiterà l’intervista accompagnata dalla sua faccia e da un applauso. «Be’, come vedete non ho proprio il fisico da modella», ride anche lei. Ricostruisce la strana chiamata ricevuta da Pirelli. «Mi hanno cercato e io non ci credevo molto, ho verificato che fosse proprio il calendario Pirelli, io lo conoscevo come pubblicazione molto glamour e ho pensato: si saranno sbagliati. Siete proprio sicuri? Perché per me non ha molto senso. Poi quando mi hanno assicurato che volevano proprio me, ho pensato: se proprio mi vogliono, se non ci sono sbagli, allora non c’erano molte alternative, visto il fisico che mi ritrovo: l’unica è fare me stessa». Quindi una Duchessa reale con occhialoni binocolo da nerd e le facce inimitabili da Whoopi Goldberg. Che ne pensa di questa rivisitazione della classica fiaba scritta da Lewis Carroll ? Alice nel Paese delle Meraviglie rappresenta perfettamente il mondo in cui viviamo oggi. Siamo tutti pronti a saltare nel buco del coniglio nelle nostre vite, e tutti vogliamo qualcuno di smart che ci guidi. Le è piaciuto il suo personaggio della Royal Duchess? Sì, è un personaggio strano e atipico. Ma la vita è strana e cambia in continuazione con l’ambiente circostante che è imprevedibile. Per esempio il bambino della duchessa: prima è un bambino, poi diventa un maiale, poi viene abbandonato. Tutto ciò è molto strano, però mi piace. A proposito di vita strana, se il presidente degli Stati Uniti Donald Trump fosse un personaggio di una fiaba, che personaggio sarebbe? Sarebbe di sicuro re Mida: tutto quello che tocca lui si trasforma in oro; ma in realtà non cambia davvero. Questo è molto triste sia per lui che per noi. L’america di oggi è un Paese delle Meraviglie? Certamente. In America oggi c’è la grandezza, il divertimento, l’amore, il disprezzo. C’è la paura, ma c’è anche la speranza, e si potrebbe andare avanti ancora e di più, all’infinito, con tutta questa gamma di stati d’animo. È certamente un Paese delle Meraviglie, una fiaba. A proposito, quali sono le sue favole preferite? Direi certamente Hänsel e Gretel, poi Cenerentola, Il Mago di Oz, La Principessa sul pisello, per citarne alcune. Ma io stessa ho scritto un libro di fiabe, anzi proprio una versione rivisitata di Alice nel Paese delle Meraviglie. Era il 1992 e scrissi questo libro che era una versione moderna della fiaba classica. Che cambiamenti c’erano rispetto alla versione originale? Nel mio caso Alice era nata a New York e apparteneva alla classe media. Lo scrissi all’epoca in cui mia figlia era piccola, e a quel tempo non c’erano personaggi che avevano il suo stesso aspetto. Sembra strano, ma è così. Io sono vecchia e ho attraversato varie fasi di questo Paese, e tante fasi di follia di questa nazione; posso assicurarle che essere una donna di colore non è mai stato scontato. Ho sempre ricevuto molti commenti da parte delle persone. In faccia e dietro le spalle. Oggi però per fortuna è diverso: se guardi la complessità del mondo puoi dire: là fuori c’è qualcuno che assomiglia anche a me, e puoi essere uomo, donna, bianco, nero, gay, etero. Cosa le piace di questo lavoro e cosa crede che resterà? Il Calendario Pirelli oggi va oltre perché rappresenta il mondo reale che solitamente viene celato. Se guardi per esempio Thando Hopa, la modella albina ritratta con me: è un’immagine incredibile. Ogni bambina oggi guardando il Calendario dirà: “Allora c’è un posto anche per me”; non è magnifico? Per questo ho accettato con entusiasmo. È stato fantastico lavorare con sole donne di colore. Non si trova altro tipo di edizione o pubblicazione come questa oggi, capace di esprimere tutte le sfumature di pelle nera, bianca, scura o chiara. Il Calendario ci rappresenta tutti come persone. È una rara rappresentazione autentica di noi tutti. Com’è stato farsi fotografare da Tim Walker? Facile, ci hanno fatto entrare in una stanza con un guardaroba ed era pieno di abiti pazzeschi. Mi hanno detto che potevo decidere io cosa mettermi. È stato semplicemente spettacolare. Che differenza c’è tra girare un film e posare per gli scatti del Calendario? Una differenza molto semplice: 14 ore di lavoro giornaliero per il film, contro 3 ore per il Calendario. Tu che dici? Io scelgo senza dubbio il secondo.
Whoopi Goldberg, la più signi cativa attrice afroamericana, racconta come il suo Paese sia ancora quello delle Meraviglie. E come un almanacco glam possa cambiare il modo di vedere le cose di una ragazzina