Il convento dei calzolai
Da 20 anni LO U I S V U I T TO N fabbrica scarpe. Che oggi prendono forma nel distretto veneto di Fiesso d’artico. In una manifattura che pare un moderno luogo di preghiera per artigiani
Affilata, pericolosa e implacabile. Penetra sottopelle, fende il cuoio come se sapesse che esistono degli strati da sfogliare, imperecettibili spessori da poter dividere, per intrufolarsi. Una mossa sbagliata, una leggerezza e si potrebbe piantare nella mano forandola rovinosamente. La lesina, attrezzo classico del calzolaio tradizionale, è un’arma a doppio taglio. Vederla all’opera trattenuta per il manico a pomello di legno con il giusto tatto, è come assistere a un intervento chirurgico. Viene subito da pensare che quel punteruolo, nelle mani sbagliate, possa fare anche parecchi danni.
Roberto Bottoni armeggia quell’arnese d’acciaio da quarant’anni. Quando ne adocchia uno in qualche mercatino d’antiquariato lo cattura per il suo banco da lavoro. Fa il mestiere di famiglia da tre generazioni: ha iniziato a 10 anni a cucire scarpe. Dopo aver operato il pellame, a occhio, senza alcun riferimento prestampato, sfilaccia la trama di uno spago di canapa, lo innesta su una setola che gli fa da ago, lo lubrifica e comincia ad annodare la suola: metodo Blake, Goodyear o messa a punto Norvegese.
Roberto è la star religiosamente silenziosa della cripta del made to order, nella Manifacture de Sou- liers, il convento delle calzature di Louis Vuitton a Fiesso d’artico. Dove si realizzano anche i più ricercati capricci maschili: tra abbinamenti, scelte di pellami, personalizzazioni particolari, visibili e nascoste, sono possibili 3.500 varianti applicabili a un paio di scarpe. Servono dalle 12 alle 16 settimane per ricevere l’ordine, in uno dei 15 punti del servizio Louis Vuitton sparsi nel mondo.
Quattordicimila metri quadrati di stabilimento a rettangolo, che sembra un monastero. Con il chiostro che gira intorno ai vari reparti, asettici, silenziosi e
isolati, come stanze di preghiera che ricevono luce
Il made to order è la cripta dei capricci maschili. Per creare scarpe personalizzate (consegna in massimo 16 settimane) il cliente può sbizzarrirsi tra 3 . 5 0 0 VA R I A N T I possibili
naturale. La facciata è schermata da 2.000 metri lineari di maglia di ferro. Invece, al centro del giardino abbaziale l’oggetto di culto: Priscilla, la scultura di Joana Vasconcelos, fatta con 600 pentole che formano l’ossatura di un décolleté femminile. I grembiuli color castagna di molti dei 250 artigiani (su 370 lavoratori totali) completano l’impressione di essere in una congregazione di padri cappuccini.
Fiesso d’artico è il cuore del distretto calzaturiero sulla riviera del Brenta, a pochi chilometri da Venezia, a ridosso del Naviglio sul quale si affacciano le ville palladiane, residenze estive dei nobili della Serenissima che le raggiungevano a bordo del Burchiello: l’elegante, settecentesco traghetto delle vacanze.
Louis Vuitton ha iniziato a produrre scarpe nel 1998. Tre anni dopo, l’azienda si è trasferita a Fiesso, in una scatoletta di 1.200 metri quadrati. Nel 2009 ha costruito il suo stabilimento del lusso ecocompatibile: ha un bacino di raccolta delle acque piovane; il 56% di acqua calda è generata dai 32 metri quadrati di pannelli solari sul tetto; c’è una pompa di calore geotermica che utilizza 75 pozzi verticali che soddisfano il 95% della domanda di calore e il 69% di energia refrigerante. Insomma, il convento ha un’architettura funzionale, aerodinamica, ma soprattutto green.
Taiga è il reparto delle calzature eleganti da uomo.
La manifattura di 14mila metri quadrati è un progetto EC O C OMPAT I B I L E , con riciclo delle acque piovane, 32 metri quadrati di pannelli solari e controllo geotermico della temperatura