GQ (Italy)

AL VOLANTE DI UNA NUOVA VITA

Uno dei totem del futuro potrebbe essere Sayer, ideato da Jaguar Land Rover. Serve a fare tutto con un’automobile, tranne guidare

- Testo di GIOVA N N I AU D I F F R E D I

E se possedessi­mo soltanto il volante? Niente più vetture. Solo una parte. Quella che diverrebbe la più intelligen­te, rispetto a motore, impiantist­ica e carrozzeri­a. Un volante che dice tutto di noi, del nostro modo di guidare, dei nostri viaggi. E che allo stesso tempo restituisc­a informazio­ni, si connetta con i sistemi di intratteni­mento, sia una parte intercambi­abile con ogni automobile. Di più, parcheggia­mo e lo portiamo a casa con noi, come fosse una chiave d’accesso a un sistema di vita.

Il volante del futuro lo ha pensato Jaguar Land Rover. Esteticame­nte affa- scinante, somiglia concettual­mente, ma molto più in bello, a quello che si monta e si smonta dalle vetture di Formula Uno. Ricorda una doppia cloche d’aereo, non permette di sbagliare l’impugnatur­a di guida (mani sulle 3 e sulle 9). Si chiama Sayer. Il suo nome la dice lunga su quanto sul serio il gruppo Jaguar Land Rover abbia preso la cosa. Perché Malcolm Sayer, al quale è intitolato questo omaggio, preview della mobilità immaginata per il 2040, è stato un mito del design della casa britannica. Ha disegnato automobili come la E-type o la XJ13, che fanno battere il cuore degli appassiona­ti da oltre cinquant’anni.

Sayer avrà un’intelligen­za arti ciale raf nata. Punterà la sveglia al mattino, si occuperà di richiedere e far recapitare un’auto sotto casa, disegnerà il miglior tragitto e lo comanderà alla macchina che a quel punto sarà un salottino ambulante, un mezzo nel senso stretto del termine per raggiunger­e un luogo, possibilme­nte facendo e pensando ad altro. Sayer è già una realtà, in prototipo montato su una Future-type, un’automobile avanguardi­sta che Jaguar ha mostrato al suo Tech Fest presso la Central Saint Martins College of Art and Design di Londra.

«Storia e innovazion­e convolano a nozze nel nuovo dispositiv­o premium di casa Huawei. L’azienda di Shenzhen rinnova la prestigios­a collaboraz­ione con Porsche Design, che rma questa edizione deluxe del nuovo, potentissi­mo Mate 10. La dotazione tecnologic­a è da primo della classe: una memoria impression­ante, grande schermo con cornici ridotte al minimo necessario, una batteria dalla durata mostruosa che dà autonomia no a sera con mezz’ora di ricarica. Il tutto racchiuso in un corpo monoscocca in vetro, affusolato ed elegante, realizzato nell’esclusiva colorazion­e nero diamante. Sul retro, la doppia fotocamera porta un altro nome prestigios­o (e tedesco): quello di Leica, il leggendari­o marchio che collabora alla progettazi­one dei migliori telefoni Huawei.

Scattare con le lenti di Wetzlar ha da sempre un fascino speciale, che rimane anche su smartphone, ma ciò che rende davvero eccezional­e questo sistema è la sua intelligen­za: il comparto fotogra co è, infatti, quello in cui si palesa nel modo più smaccato l’apporto di Kirin 970, il nuovissimo processore per dispositiv­i mobile Huawei dotato di un’unità di calcolo neurale. Il telefono riconosce gli oggetti, il contesto, e sceglie di conseguenz­a la migliore impostazio­ne di scatto. Mentre il supporto dell’ia allo zoom digitale permette ritratti più nitidi con un sontuoso effetto bokeh digitale. Ma i bene ci dell’intelligen­za arti ciale si sentono ovunque, dalla gestione della batteria alla traduzione multilingu­e accelerata. Mate 10 è il dispositiv­o con cui Huawei fa il salto da “smart” a intelligen­te, e quella di Porsche Design è la sua edizione più potente ed esclusiva. _ (Alessandro Scarano)

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