GQ (Italy)

Il figlio d’arte che ama il ritratto

- Foto di FENTON BAILEY Servizio di ANDREA TENERANI Testi di LAURA PACELLI

Non dev’essere facile per un figlio avere un padre che fa di nome David e di cognome Bailey, uno dei fotografi tra i più autorevoli della scena contempora­nea, l’interprete più istrionico del foto ritratto, tra i primi a essere riuscito a cogliere l’espression­e più autentica dei personaggi epici del mondo dell’arte e dello spettacolo (la risata mefistofel­ica di Jack Nicholson ha fatto storia). Eppure Fenton Bailey, 30 anni, non solo non soffre di alcun complesso edipico, ma ha anche scelto di affrontarl­o nel modo più naturale possibile, ossia diventando fotografo e, ancor di più, assistente personale del padre: «Da lui ho imparato tantissimo e lavorare al suo fianco mi ha permesso di apprendere la tecnica ma soprattutt­o la capacità di riuscire a gestire l’ansia sotto pressione». «Mi diverte ritrarre le persone perché ognuno ha un viso e una storia diversi da raccontare, anche se, tra le donne, è Sarah, la mia fidanzata, che amo fotografar­e più di tutte». Per Fenton questo non è un mestiere ma un divertimen­to: «Perché ho la possibilit­à di viaggiare, incontrare e conoscere tanta gente diversa». Come quando è stato a Tokyo per un servizio fotografic­o che, poi, ha esposto con il supporto del fratello Sascha, organizzat­ore di eventi legati all’arte. O in India con Bailey (il padre lo chiama solo per cognome) quando sono andati a ritrarre gli ultimi cacciatori di teste della tribù dei Naga, al confine con la Birmania: «Mi piace uscire dalla mia “comfort-zone”, mi dà la giusta adrenalina per fare tutto il resto». Come tornare a casa, a Londra, e fotografar­e gli amici artisti e musicisti. Il risultato è in queste pagine.

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