Il figlio d’arte che ama il ritratto
Non dev’essere facile per un figlio avere un padre che fa di nome David e di cognome Bailey, uno dei fotografi tra i più autorevoli della scena contemporanea, l’interprete più istrionico del foto ritratto, tra i primi a essere riuscito a cogliere l’espressione più autentica dei personaggi epici del mondo dell’arte e dello spettacolo (la risata mefistofelica di Jack Nicholson ha fatto storia). Eppure Fenton Bailey, 30 anni, non solo non soffre di alcun complesso edipico, ma ha anche scelto di affrontarlo nel modo più naturale possibile, ossia diventando fotografo e, ancor di più, assistente personale del padre: «Da lui ho imparato tantissimo e lavorare al suo fianco mi ha permesso di apprendere la tecnica ma soprattutto la capacità di riuscire a gestire l’ansia sotto pressione». «Mi diverte ritrarre le persone perché ognuno ha un viso e una storia diversi da raccontare, anche se, tra le donne, è Sarah, la mia fidanzata, che amo fotografare più di tutte». Per Fenton questo non è un mestiere ma un divertimento: «Perché ho la possibilità di viaggiare, incontrare e conoscere tanta gente diversa». Come quando è stato a Tokyo per un servizio fotografico che, poi, ha esposto con il supporto del fratello Sascha, organizzatore di eventi legati all’arte. O in India con Bailey (il padre lo chiama solo per cognome) quando sono andati a ritrarre gli ultimi cacciatori di teste della tribù dei Naga, al confine con la Birmania: «Mi piace uscire dalla mia “comfort-zone”, mi dà la giusta adrenalina per fare tutto il resto». Come tornare a casa, a Londra, e fotografare gli amici artisti e musicisti. Il risultato è in queste pagine.