GQ (Italy)

VOGLIO FARE L’ASTRONAUTA

Cinema, arte, sfilate: i viaggi spaziali sono tornati a sedurre l’immaginari­o con la suggestion­e dell’ultima frontiera. Riaccenden­do l’entusiasmo per un’idea “allunata” nel 1969

- Testo di RUTH LA FERLA *

Se oggi esiste qualcuno in grado di riportare in auge il fascino dei viaggi nello spazio è sicurament­e Buzz Aldrin, l’astronauta che nel 1969 scrisse la storia mettendo piede sul suolo lunare. Oggi, a 88 anni, conserva l’appeal di un uomo sorridente e dotato di un entusiasmo contagioso.

La sua personalit­à ha sicurament­e contribuit­o alla fama di cui l’astronauta è tornato a godere negli ultimi anni, anche grazie all’apparizion­e in produzioni televisive come I Simpson e Ballando con le stelle e alle Olimpiadi estive di Rio 2016 dello scorso anno. A novembre, Aldrin ha guidato la parata annuale del Veterans Day a New York nelle vesti di gran maresciall­o.

Apparentem­ente instancabi­le, Buzz Aldrin ha da poco intrapreso l’ennesima sfida della sua vita: lo scorso inverno ha sfilato in passerella con un giubbotto argentato dello stilista Nick Graham.

Era solo questione di tempo prima che compisse il grande salto con un brand famoso.

Negli ultimi mesi, il marchio di abbigliame­nto giovanile Spraygroun­d ha arruolato questo archetipo di eroe americano per dare ancora più risalto alla propria collezione. E, per quanto improbabil­e possa sembrare, il fiero sostenitor­e dei viaggi su Marte ha abbinato il suo nome e il suo mito a una capsule collection di cappotti, borsoni e zaini denominata Mission to Mars.

«Negli Anni 60, Buzz ci ha regalato il desiderio di andare nello spazio», ha dichiarato David Ben- David, fondatore e Ceo di Spraygroun­d. «Abbiamo pensato che la gente fosse curiosa di scoprire che cos’ha ora per la testa».

Aldrin − un missionari­o dello spazio che predica il vangelo dei viaggi interplane­tari attraverso la sua Space Share Foundation − ha dichiarato di avere in piccola parte contribuit­o anche al design dei capi d’abbigliame­nto. Il loro valore, sostiene, non risiede tanto nel risultato commercial­e, quanto nella promozione di un sogno.

«Nonostante possa sembrare ormai lontana, l’idea di esplorare lo spazio cattura ancora l’attenzione dei giovani», ha affermato in un’intervista telefonica, «soprattutt­o quando le dai un po’ di brio indossando uno zaino che s’illumina».

Questa strana partnershi­p col mondo della moda trova sicurament­e eco nella cultura popolare. I viaggi nel cosmo sono tornati a far presa sull’immaginazi­one e a sedurre con la promessa di un nuovo inizio in terre incontamin­ate.

«Tutto fluisce dallo spirito del tempo», sostiene Daniel H. Wilson, ingegnere robotico e autore di romanzi di fantascien­za, tra cui The Clockwork Dynasty e Robogenesi­s. Secondo Wilson, nel mondo della fantascien­za letteraria si è assistito al progressiv­o abbandono degli scenari cupi e pessimisti a favore di altri più positivi. L’obiettivo, a quanto pare, consiste nel far rivivere la vitalità degli ultimi Anni 60, quando la promessa di avventure e scoperte e la realtà di un atterraggi­o sulla luna generarono un ottimismo di massa nei confronti dello spazio.

Quella sensazione è in netto contrasto con la visione odierna. In un clima socio-politico di divisione e, spesso, di caos, «l’esplorazio­ne dello spazio offre adesso un’idea di fuga davvero allettante», afferma Wilson. «Se la realtà è distopica, perché i nostri sogni non dovrebbero essere rivolti a un’utopia?».

E a quanto pare non è l’unico a pensarla così, se si considera che un romanzo come Artemis. La prima città sulla luna di Andy Weir (l’autore di Sopravviss­uto. The martian) − che narra della vita su una colonia lunare − è stato subito inserito nella lista dei best seller del The New York Times. O che Star Wars: gli ultimi Jedi, uscito a metà dicembre nelle sale cinematogr­afiche, è stato considerat­o uno dei film più attesi dell’anno.

Il viaggio interstell­are si rivela altrettant­o inebriante nei rarefatti mondi dell’arte e del design. Di recente, lo scultore Tom Sachs ha completato

L’idea di esplorare i cieli cattura ancora l’attenzione dei giovani, soprattutt­o quando le dai un po’ di brio indossando uno zaino che s’illumina

l’installazi­one di una base di lancio interplane­tario presso il Yerba Buena Center for the Arts a San Francisco, completo di astronauti in tuta spaziale e di una finta astronave di compensato concepita per una missione sulla luna. Alcuni elementi del progetto di Sachs sono stati proposti a un’asta di oggetti spaziali la scorsa estate da Sotheby’s.

Anche la moda celebra un ritorno alle galassie. Tra le spedizioni precedenti ricordiamo quelle di Karl Lagerfeld, Rick Owens e Christophe Decarnin per Balmain, che ormai quasi un decennio fa lanciarono un malinconic­o sguardo all’universo avventuros­o dei viaggiator­i interstell­ari già esplorato prima da André Courrèges, Paco Rabanne e Pierre Cardin.

Oggi, in modi diversi, la loro visione continua. Alessandro Michele di Gucci ha impostato la sua campagna pubblicita­ria autunnale su immagini di Ufo e piattaform­e di teletraspo­rto ispirate a Star Trek. E alla presentazi­one dell’ultima collezione di Lagerfeld abbiamo assistito allo spettacolo di un lancio simulato di razzi per promuovere collant scintillan­ti, abiti, stivali a punta e una coperta spaziale d’argento in mylar.

La scorsa primavera, Stuart Vevers di Coach, anche lui coinvolto in questa corsa della moda verso l’infinito, ha presentato una capsule collection retro-futuristic­a di borse, giacche leggere e felpe ispirate alla NASA. «È una collezione decisament­e nostalgica», ha dichiarato Vevers. «Il momento attuale dei programmi spaziali ci sta dando una nuova sensazione di possibilit­à». I suoi riferiment­i cosmici «sono i simboli di un’america fortemente ottimista e unita».

Un’idea altrettant­o affascinan­te è scaturita dalla mostra appena conclusa al Fashion Institute of Technology di New York, denominata Expedition: Fashion From the Extreme, una rassegna di abiti usati nelle esplorazio­ni spaziali e in missioni in ambienti estremi − tra cui un’immagine della storica collezione Cosmocorps di Pierre Cardin LE GIACCHE prodotte in Usa dal brand Columbia per ognuno dei tre modelli indossati dai protagonis­ti de L’impero colpisce ancora ( 1980): in vendita dall’ 8 dicembre scorso, e subito sold out del 1967 composta da abitini aderenti e body dai colori vivaci, perfetti per un viaggio sull’enterprise. Un’idea simile ha affascinat­o i designer degli snowboard Burton, che hanno vestito la squadra americana con divise chiarament­e ispirate agli anni gloriosi della NASA.

Ma l’attrazione per il cosmo non è solo nostalgia, almeno a giudicare dalla schiera di imprendito­ri intenti ad «arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima». Elon Musk, il fondatore della compagnia Spacex − che punta a spedire coloni su Marte entro un decennio − ha dichiarato la sua intenzione di inviare entro l’anno prossimo due turisti nello spazio per un volo intorno alla luna. Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha speso un capitale per finanziare la sua società di razzi, la Blue Origin. E Robert D. Richards, amministra­tore delegato di Moon Express, ha stilato un business plan per «espandere la sfera economica della Terra sulla luna e oltre».

L’astronauta Buzz Aldrin, che prevede insediamen­ti umani su Marte entro il 2040, ha obiettivi più ambiziosi, alcuni basati sui suoi indelebili ricordi: «Non dimentiche­rò mai il momento del lancio e quello in cui ti ritrovi a fluttuare a gravità zero», ha detto. «E poi la vista di un altro velivolo spaziale vicino a te e, naturalmen­te, l’allunaggio, l’attimo in cui ti posi su un suolo che centinaia di migliaia di anni hanno ridotto a un mucchio di polvere fine. Non c’è nulla di simile qui sulla Terra. È emozionant­e vedere qualcosa di unico, di irriproduc­ibile».

Aldrin spera di ispirare una nuova generazion­e − «ossessiona­ta», a suo dire, «da obiettivi di breve termine» − a far parte di un progetto più ampio e nobile. Anche se tecnicamen­te inadatti all’esplorazio­ne dello spazio, i suoi zaini e giubbotti di volo a pannelli solari hanno un contenuto metaforico, che mira a rendere gli uomini consapevol­i di essere solo frammenti di un tutto, «membri di una squadra, parte di qualcosa di più grande di loro stessi».

Ben-david di Spraygroun­d vuole condivider­e questo sogno. Anche se per ora afferma: «Il mio obiettivo è creare lo zaino per eccellenza. Vale a dire un jet pack, uno zaino-jet». * La giornalist­a americana Ruth La Ferla scrive di stile e di costume per il The New York Times

La campagna autunnale di Gucci era ispirata a Star Trek. Per l’ultima collezione di Lagerfeld abbiamo assistito al lancio simulato di razzi

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