GQ (Italy)

Benvenuti nella mia Camera

- Testo di CRIST I N A D ’ ANTONIO

In principio furono le mamme. Quella di Carlo, la prima a vendere lo stile di Mary Quant e Walter Albini a Lecce. E quella di Gianni, la prima a mettere il prêt-à-porter nella vetrina di Elle, il negozio aperto di fianco alla sartoria, a Reggio Calabria. Maria Luisa Morroy Capasa e Francesca Versace facevano ricerca quando ancora non si usava questa espression­e, e capitava che ne discutesse­ro assieme: deve essere questo che si intende quando si parla di imprinting. Carlo Capasa, fratello di Ennio (con cui ha creato Costume National), è presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana. Gianni Versace, be’, era quel genio che sappiamo (a pagina 50 la serie tv sul delitto, in onda il 19/1).

Capasa va inseguito tra un appuntamen­to e l’altro: manca poco al prossimo Milano Moda Uomo (12-15/ gennaio; grande attesa per l’evento di Rick Owens legato alla mostra alla Triennale) e la città corre altrettant­o. «È uno di quei momenti magici che passano sotto l’espression­e di congiuntur­a favorevole», inizia. «Expo ha dato una forte spinta, sono nati i quartieri di Porta Nuova e Citylife, c’è stato uno scatto d’orgoglio, è tornata la voglia di giocare una partita internazio­nale». Ne è convinto: «Milano è di nuovo al centro del sistema». Il sistema moda, che dal 2013 è cresciuto in media del 4,2%, il Pil dell’1,8. «Possiamo dirci ottimisti: per il 2018 si prevede una crescita del 3%, se allarghiam­o il tessile ai settori confinanti degli accessori. E non è poca cosa. Ricordiamo­ci che la moda è la seconda industria in Italia, dopo la meccanica, con un saldo tra import ed export di 27 miliardi». Fare sistema, anche con la recente creazione di Confindust­ria Moda, diventa sempre più importante, specie «per sostenere i brand italiani sui mercati esteri, appoggiare i nuovi talenti, avvalorare la sostenibil­ità del settore». E a proposito di questo: «L’evento lanciato a settembre dalla Camera della Moda, il Green Carpet

Fashion Awards Italia, lo dimostra: i designer si sono uniti sul palco per dirlo e i consumator­i, specie quelli più giovani, mettono la sostenibil­ità in testa alle motivazion­i d’acquisto». Per Capasa questa è la madre di tutte le battaglie. Oltre al progetto di linee guida (dall’abbandono delle sostanze tossiche in fase di produzione all’economia circolare) c’è quello, appena lanciato con Unicredit, per lo stanziamen­to di 30 milioni di euro destinati alle piccole aziende decise a una svolta eco.

Disruptive, dirompente, che disturba l’ordine costituito, è l’aggettivo che più piace al Presidente quando deve parlare di ciò che sarà. «La regola è: rompete le regole. Che ciascuno trovi il proprio modo. E che sia autentico, altrimenti il pubblico lo capirà. «Lo penso per chi comincia ora ed è alla ricerca di uno spazio, ma anche per chi è già accreditat­o e deve difendere la propria posizione». Intanto la distribuzi­one digitale sta cambiando tutto, dalla cadenza delle collezioni alla tradiziona­le scansione moda maschile/moda femminile. «Sono decisament­e caduti gli schemi, ma non ha senso seguire tutti la stessa strada. Far sfilare uomo e donna assieme può aver senso per alcuni marchi, ma per altri sarebbe un’evidente forzatura. Il vedi ora−compra subito vale per lo streetwear, non certo per una creatività di alta caratura. Bisogna essere coerenti con quel che si propone, le stonature stridono più che mai».

Per quelli bravi i campi dove misurarsi hanno tutti lo stesso suffisso. Comunicazi­one, collaboraz­ioni, distribuzi­one. «Ormai il prodotto nasce assieme alla sua campagna: bene quando è inaspettat­a, come quella di Gucci con il karaoke. Mi piacciono anche le collaboraz­ioni imprevedib­ili, tipo Vuitton con Supreme. E l’e-commerce, che supera la distribuzi­one classica, è la carta dei marchi di nicchia, una realtà sempre più interessan­te». L’ultimo ad aprire le proprie porte allo shopping on line è stato il mercato del lusso: secondo il rapporto annuale Bain/altagamma, è proprio il digitale a trainare il settore, con tassi di crescita sopra al 24% (10% delle vendite totali). «È una questione di servizio: la strategia omnicanale sta cambiando le nostre abitudini. Anche nel lusso: ordino ora on line, mi faccio consegnare tutto a casa, decido poi cosa tenere».

In altri tempi, i fratelli Capasa uscivano dalla boutique Versace in doppiopett­o e pantaloni di spugna. «Ma veramente ci andate in giro?», aveva commentato Gianni incrociand­oli per strada. Carlo Capasa non se ne è mai pentito.

«Milano è tornata al centro del sistema moda. D’ora in poi la regola è: rompete le regole. Ciascuno deve trovare il suo modo per farlo. E che sia autentico».

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