GQ (Italy)

La mia voce è puro platino

- I L CASO DISCOGRAFI­CO

Sei mesi. Sei mesi soltanto. Tanto ci ha messo Riki Marcuzzo a pubblicare i suoi primi due album e colleziona­re al volo una manciata di dischi di platino (a metà dicembre erano tre per l’ep Perdo le Parole, uno per Mania, più i premi per i singoli). Il tipo di successo che ti porterebbe dritto al Teatro Ariston, se solo Marcuzzo ne avesse il tempo. Dalla partecipaz­ione ad Amici al live milanese al Forum di Assago, il prossimo 12 aprile: come è potuto succedere, e così in fretta? «Ho un’idea sul perché: scrivo canzoni in cui la gente si rispecchia». Quanto è servito studiare allo Ied, per poi approdare alla musica? «È stato fondamenta­le. Design della comunicazi­one e del prodotto: allora mi chiedevo dove mi avrebbe portato, senza sapere che tutto torna. So che cosa voglio dire al mio pubblico, e so come farlo: ho le mie fisse, sono maniaco, curo tutto io». T-shirt, cuscini, profumi: Riki_mania è il merchandis­ing nato con il disco. Come sta andando? «Bene. Ho unito le mie due passioni di sempre: la musica e il disegno. Alle elementari la maestra chiamò mia madre per come avevo disegnato Gesù seduto all’ultima cena. Da grande ho vinto una menzione al Compasso d’oro per Mole, la mia lampada, che è rimasta un prototipo. Adesso sperimento come creare un’immagine senza legarla necessaria­mente alla mia faccia. Con un profumo, per esempio».

Tra il cantante e il prodotto, chi nasce prima? «Il cantante. Anche se sembra il contrario. L’80 per cento della mia giornata è dedicata alla musica, ma se metto una foto su Instagram è lei che arriva al pubblico, come se mi occupassi solo del prodotto. Va bene, è questo il gioco. Intanto ho già in testa il terzo disco: so che il 2018 sarà l’anno dei veri duri». «Collaboro con Dolce&gabbana e Neil Barrett, mischio le cose e ho capito che non voglio diventare un influencer. Invece di fare cassa veloce e subito, preferisco investire su un futuro a lunga scadenza».

L’errore di stile che non faresti mai. «L’oversize dei Backstreet Boys negli Anni 90. Ma i gusti cambiano: domani potrei smentirmi». Quanto è rimasto male Claudio Baglioni per il no a Sanremo? «Poco: non me l’ha mai chiesto ufficialme­nte. Con il disco in uscita non avrei avuto tempo per il Festival, si sapeva. Ma quanto vorrei andarci, da Claudio, prima o poi». _ ( Cristina D’antonio)

Dai primi successi nel design alle vette delle classifich­e, passando per un talent: come si diventa Riki Marcuzzo

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