Una camicia ai raggi X
Sessanta passaggi di lavorazione, mille varianti in collezione ma il bianco come colore dominante. E tribunali per il controllo qualità. È l’industria artigianale di X AC U S . Da mezzo milione di capi venduti in un anno
Ci sono vite che si ritrovano casualmente intessute assieme, come quella di Paolo Xoccato, che da bambino saettava con i pattini a rotelle tra le file di bancali del laboratorio del padre. E quella della signora Loretta, tra le sartine che sugli stessi bancali hanno incrociato occhi e mani su aghi e pezze. Oggi il bimbo è diventato amministratore delegato, mentre la ragazza di un tempo sta per andare in pensione dopo più di quarant’anni. Minimo comune denominatore: la camicia. Che da Xacus è una vera e propria missione. Nell’azienda di San Vito di Leguzzano, alle porte di Vicenza, dove la tradizione della confezione è radicata anche grazie a nomi come Benetton e Marzotto, fin dal 1956 si vive di pane e camiceria.
«Dai 10 operai dell’esordio siamo passati a 600», snocciola orgoglioso Xoccato, che con il fratello Giorgio si occupa dell’impresa di famiglia. «Ma il nostro approccio rimane sempre quello sartoriale, anche a fronte di una produzione industriale a grandi numeri. Si parte da un prototipo costruito passo per passo dai nostri artigiani, che diventa il modello di riferimento su cui strutturare la catena produttiva, seguita da noi in maniera diretta, così come la formazione dei nostri esperti». Il volume di capi realizzato annualmente sfiora il mezzo milione, ma l’ossessione per la qualità porta il marchio a controllare ogni singolo metro di tessuto che arriva dai fornitori. Preposti a questo passaggio ci sono i cosiddetti tribunali, degli speciali telai che eseguono un cernita delle partite in entrata, in modo da individuare falle e imperfezioni, molto comuni nelle fibre naturali come il cotone. Anche i materiali che poi saranno trattati, lavati o tinti in capo vengono testati tramite le “prove calo”, per calcolare in anticipo come reagiranno alle varie lavorazioni, prevedendo restringimenti e variazioni che devono rientrare in canoni prefissati molto rigidi.
«Lo facciamo per garantire che le misure saranno rispettate, sappiamo sempre in anticipo come si comporterà una camicia prima e dopo il lavaggio», spiega Paolo Xoccato. Per arrivare al capo finito servono una sessantina di operazioni, sia manuali che meccanizzate. La tecnologia supporta soprattutto le questioni logistiche, in primis far arrivare il prodotto confezionato sempre rapidamente ai compratori. Il nuovo
progetto di punta è l’online Service, che sfrutta un sistema dotato di un software integrato in grado di predisporre la consegna entro il giorno successivo alla richiesta.
A vederlo in funzione sembra di essere finiti in Minority Report: in base ai desideri dei clienti si azionano dei cassettoni robotizzati che pescano tra 300 tipologie di modelli declinati in 10 taglie diverse, a disposizione 24 ore su 24 in un magazzino automatizzato. Un fascio di luce a led illumina l’articolo ordinato che viene prelevato e spedito senza margine di errore. Lo stabilimento è ordinato e poco rumoroso, con una percentuale di umidità controllata per non rovinare i pezzi finiti, soprattutto quelli appesi che tendono maggiormente a stropicciarsi.
Tra le proposte che risultano più vendute svetta la camicia bianca, declinata nei cotoni oxford, twill, popeline, jersey, lino. «Il bianco è il colore dominante in questo momento storico, anche se noi ci impegniamo fin dagli inizi e siamo conosciuti per la varietà di tinte e stampe che proponiamo ogni stagione», aggiunge Xoccato. «Una delle nostre peculiarità è l’offerta ipersegmentata, abbiamo qualsiasi cosa un consumatore cerchi. Nelle fiere internazionali del settore, a fronte di 300 mila novità visionate in giro per il mondo, selezioniamo un centinaio di opzioni, che poi vengono suddivise per temi e tipologie, per arrivare a una rosa finale di 1.000 varianti da utilizzare per comporre ogni collezione».
Il campionario dei tessuti occupa un intero piano e sui tavoli dell’ufficio stile fa sfoggio di sé una distesa di pannelli infarciti di scampoli, con moodboard
Il progetto di punta è l’online Service che, attraverso un software integrato, è in grado di predisporre la entro 24 ore dalla richiesta del cliente su una scelta di 300 tipologie di modelli
tematici assemblati con precisione certosina.
Le overshirt calamitano i materiali più corposi come flanelle e velluti, mentre alle proposte più easy toccano tencel, viscose e fibre con armature meno complesse. Tra le fantasie non mancano quadri, rigati e pattern floreali, ma anche falsi uniti, grafismi optical, toni mélange, fantasie liberty e tinti in capo che gravitano attorno alle sfumature dell’indaco. «Sappiamo che ogni uomo in un guardaroba che si rispetti possiede almeno una decina di camicie, la nostra sfida, sempre più difficile, è quella di convincerlo a comprare l’ennesima». Per farlo si punta sulla cura quasi maniacale del dettaglio, con minuzie che diventano cruciali: dal filo utilizzato (Gutermann) che ha l’anima in poliestere con rivestimento in cotone per resistere meglio all’usura, all’attaccatura dei bottoni con il sistema a spoletta, che li assicura con un particolare gambo. Anche i finissaggi fanno la differenza con l’applicazione di enzimi che “mangiano” i tessuti solo dove serve per regalare profondità, tinture innovative che permettono risultati multisfaccettati, mani siliconiche che aumentano la matericità, effetti tridimensionali come la stropicciatura ( crinkle) e lavorazioni a rilievo.
Serve anche trovare il modo di ampliare la gamma di occasioni d’uso: oltre alla cerimonia e alle situazioni business, si gioca su quelle più informali con pezzi destrutturati che mirano a sostituire giacchini, blazer e cardigan. «Chi compra è sempre più esigente e disposto a spendere solo a fronte di un “quid” in più, altrimenti si rivolge al fast fashion e tiene una blusa solo per una stagione per poi buttarla via». La soluzione è alzare ancora di più l’asticella con l’estremizzazione opposta: la personalizzazione.
Che non vuol dire solo il ricamo delle iniziali e la scelta del colletto, ma plasmare un capo addosso al cliente partendo da zero. Xacus lo fa con My Concept, un servizio completamente bespoke che costruisce la camicia esattamente come la vuole il compratore finale. «Che sia un pezzo unico oppure una serie, la cura che ci mettiamo è sempre la stessa», chiosa Xoccato. «È una filosofia onerosa, ma siamo fatti così».
Un altro tassello va ad aggiungersi alla collezione del Laureato: una famiglia da poco rilanciata, connotata in varie misure di cassa e che comincia ad avere un buon numero di estimatori. Il nuovo modello lo si può guardare partendo da due punti di vista diversi: è, infatti, sportivo e al tempo stesso elegante.
Sportivo per via non solo delle caratteristiche tecniche, ma anche per l’impressione di solidità fornita dalla cassa; elegante, invece, per la rifinitura dei materiali, il design e per alcune raffinatezze dei dettagli costruttivi.
Nasce sulle orme di un modello disegnato – così dice la storia – da un architetto a Milano a metà degli Anni 70: era un orologio solo tempo con movimento (di manifattura) al quarzo, mentre il suo epigono è un cronografo con movimento meccanico, sempre di manifattura come nella tradizione della maison e con 48 ore di riserva di carica.
Realizzato in acciaio (ma è disponibile anche in oro), questo cronografo mantiene la caratteristica estetica principale della famiglia: la lunetta – satinata con lavorazione a diamante – in cui si sovrappongono il cerchio e l’ottagono, i cui angoli, però, non sono vivi ma morbidamente arrotondati. D’acciaio satinato e integrato alla cassa è anche il bracciale, che ha le maglie centrali arrotondate e lucide. Il quadrante (disponibile in tre versioni di colore) è a tre contatori, reca indici e lancette luminescenti e ha la base lavorata a Clous de Paris, cioè con una serie di minuscole piramidi.
L’anno appena iniziato porta anche il Clifton Baumatic, primo modello della maison dotato di movimento automatico di manifattura, cioè realizzato nel proprio stabilimento.
È un orologio innovativo, che oltre ad avere un prezzo accessibile si caratterizza per quattro particolarità, che potremmo definire i 4 pilastri del nuovo calibro: resistenza ai campi magnetici (fino a 15.000 Gauss, ovvero quattro volte più della norma); precisione cronometrica (scarto di marcia compreso tra i -4/+6 secondi/giorno, come stabilito dalla normativa ufficiale); lunga autonomia di marcia (120 ore, ovvero 5 giorni anziché i soliti 2 o 3); infine, la durabilità nel tempo. Perché il centro ricerche del Gruppo Richemont (di cui la maison fa parte) ha messo a punto dei lubrificanti specifici che allungano i periodi di manutenzione dell’orologio, portandoli a oltre cinque anni.
In particolare, dal punto di vista tecnico, vanno poi ricordate la spirale in silicio e l’ancora e la ruota di scappamento di nuovo disegno. Il risultato è un orologio dal design molto tradizionale e molto elegante, la cui cassa d’acciaio, impermeabile fino a 50 metri, è dotata di cinturino con sistema di cambio rapido. Da parte sua, il quadrante, con finitura tipo smalto, si segnala per l’estrema leggibilità e per i lunghi indici applicati. _ (Giampiero Negretti)
Può un oggetto tondo con un diametro di 40 millimetri raccontare le mille sfaccettature di un brand? L’esercizio, per quanto complesso, è possibile, come dimostra il nuovo modello T-evolution di Trussardi, frutto della collaborazione con il gruppo Morellato. Un segnatempo che risponde a un’idea di eleganza figlia di un understatement molto meneghino e, infatti, sul quadrante nero risaltano nome e logo della maison e la scritta “Milano” a ore 6. Gli indici sono a bastone e le indicazioni di ore, minuti e secondi, offerte da un movimento al quarzo, sono centrali. Inconfondibile il levriero, simbolo della casa di moda, sul contrappeso della lancetta dei secondi. La cassa in acciaio viene proposta in abbinamento a un doppio cinturino: uno più elegante, in pelle vintage con cuciture a contrasto, e uno più sportivo in tessuto Nato nero e Il passato per Alesssandro Michele non è un elemento nostalgico, né tantomeno una semplice fonte di ispirazione. Il designer che ha saputo portare la maison Gucci a una crescita a doppia cifra e farsi eleggere da Time come l’italiano più influente, lo fa suo con la stessa energia con cui alcuni bambini si impossessano di un oggetto che li attira. Per poi trasformarlo e dargli una forma nuova, inaspettata e insospettabilmente contemporanea. Lo fa con i capi in passerella, ma anche con tutti gli accessori che portano la sua firma, come l’orologio G-timeless Slim, dove stelle e pianeti multicolore offrono l’indicazione delle fasi di luna su un quadrante nero. La cassa, allacciata al polso da un cinturino in lucertola nera, è in acciaio e misura 36 millimetri. (M.B.R.) grigio, perfetto abbinamento con i colori del quadrante. Entrambi i cinturini sono forniti all’interno dello special pack nel quale è venduto l’orologio. Il T-evolution è proposto anche in una seconda versione con quadrante avorio, cinturino in pelle nero e in tessuto Nato blu. (M.B.R.)