GQ (Italy)

COMODA COME UNO SQUALO

La Francia va all’attacco della Germania. Con un SUV ispirato ai quartieri più alla moda di Parigi e dotato di sospension­i high tech

- Testo di VA L E R I O BONI

C’era una volta la Citroën DS, la celebre Déesse, Dea in italiano, da noi meglio conosciuta con il nickname di Squalo, un’auto che negli Anni 70 (e fino al 1975) ha dettato le regole dello stile, del comfort e dell’eleganza su quattro ruote. Mezzo secolo più tardi, DS non è più solo un modello, ma una vera e propria gamma che dal 2014 vive di vita propria, indipenden­te da quella delle popolari C3, Berlingo e compagne. L’obiettivo è uno solo: dimostrare al mondo che quando si parla di lusso e di dettagli esclusivi la Fran- cia non ha nulla da imparare da nessuno. Specie quando si parla di automobili.

L’offerta è in continua evoluzione, con modelli che sfruttano la base dei modelli Citroën declinati in chiave premium, e la DS 7 Crossback è l’ultima arrivata in questa famiglia. Le dimensioni sono quelle di un SUV medio, con finiture e dotazioni che la mettono in diretta concorrenz­a con le prime della classe made in Germany. Ma con una marcia in più, perché alla scelta di cinque motori e di tre diversi allestimen­ti si aggiungono quattro “ispirazion­i”per lo stile degli interni. Alla sobrietà tedesca, DS risponde con ambienti che riportano direttamen­te ai più caratteris­tici quartieri parigini, dall’opéra a Bastille.

Se la prima DS era passata alla storia per le sue sospension­i, delicate quanto efficaci, con un sofisticat­o impianto idraulico che assicurava un comfort indimentic­abile, la 7 di oggi sfrutta le tecnologie più attuali per offrire un’esperienza simile. Lo fa con il sistema DS Active Scan Suspension, in

grado di preparare gli ammortizza­tori al superament­o di un qualunque ostacolo, dalla buca al dosso rallentato­re. Come? Con una telecamera montata nella parte anteriore, che analizza la superficie stradale durante la guida, contribuen­do ad annullare ogni possibile disturbo a chi viaggia all’interno di quello che è un vero e proprio salotto personaliz­zabile. Di serie ci sono materiali morbidi, una plancia con due display da 12 pollici che si configuran­o come dei semplici tablet e un orologio BRM, ma le possibilit­à di renderlo ancora più accoglient­e sono pressoché infinite, con materiali che vanno dall’alcantara alla nappa e all’ebano. Ma non basta, perché se lo si desidera i sedili sono anche in grado di coccolare chi viaggia sulla Crossback con riscaldame­nti, ventilazio­ni e dispositiv­i massaggian­ti regolabili.

Oggi i motori disponibil­i sono cinque − poi dal 2019 arriverà anche la versione ibrida − combinabil­i in tre allestimen­ti diversi e con almeno 34 opzioni di persona- lizzazione che possono essere toccate con mano nei DS Store.

La DS 7 Crossback può essere prenotata anche con un pc o uno smartphone: per chi vuole provare questa esperienza, i francesi hanno aperto il sito www.prenotazio­nelapremie­re.ds7crossba­ck.it, sul quale è possibile acquistare un allestimen­to dedicato a questo canale. Si chiama La Premi•re ed è riservato alle versioni più potenti attualment­e in listino.

Design spigoloso e una meccanica compatta in bella vista, questo è il colpo d’occhio delle naked di KTM, la cui gamma si arricchisc­e di un nuovo modello che alza l’asticella delle prestazion­i nel segmento delle medie cilindrate nude. Tra i particolar­i della Duke 790 spicca il massiccio forcellone di alluminio, con vistose nervature di rinforzo, e la forma inconsueta del terminale di scarico, che punta verso l’alto. La ciclistica si annuncia agile e reattiva, grazie anche al nuovo telaio che abbandona la struttura a traliccio in favore della culla aperta, e che utilizza quindi il motore come elemento stressato. «Il design è un arma strategica per comunicare messaggi», racconta Gerald Kiska, designer di KTM che traccia linee tese come colpi d’ascia. L’altra novità assoluta per KTM è il motore bicilindri­co parallelo. Il pacchetto elettronic­o di serie, oltre a 4 riding mode, prevede anche il controllo di trazione che si adatta all’angolo di piega in curva. _ (Saverio Livolsi)

Suv e berlina a quattro porte esclusive e ad alte prestazion­i non bastano, serve la versatilit­à di una station wagon, moderna e non banale? C’è e si chiama Porsche Panamera Sport Turismo.

Un’auto nata espressame­nte per soddisfare le esigenze di una famiglia, senza correre il rischio di finire alla guida di una anonima giardinett­a, perché stile ed eleganza restano quelli tipici di 911 e compagne. L’aspetto e le dimensioni non variano molto rispetto a quelle della Panamera standard, ci sono solo tre centimetri in più in altezza e uno in lunghezza, ma dentro il risultato è sorprenden­te: a parità di ingombri c’è un posto in più e 50 litri di capacità in più nel bagagliaio. La formula è quella delle shooting-brake, le SW di ultima generazion­e che stanno mandano in pensione quelle classiche, nella quale sono già presenti altri costruttor­i autorevoli, da Mercedes a Ferrari. Vista da fuori mantiene la linea che non può essere confusa con quella di nessuna altra marca, dentro è un mix di sportività e di comfort. Per scoprire in che direzione vada il temperamen­to bisogna mettersi al volante e partire. Anche in questo caso l’impronta del DNA Porsche è ben presente e lo testimonia­no ampiamente i 259 km/h della Panamera. Però si viaggia in un vero e proprio salotto ipertecnol­ogico, che poggia su quattro ruote tutte sterzanti e sospension­i molto più che intelligen­ti. _ (Valerio Boni)

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