QUI IL PROFUMO é DI CASA
Il Magna Pars Suites è un hotel di lusso in cui l’olfatto è sovrano. Dalla storia ai servizi, agli ambienti, tutto ruota intorno alle essenze BARBE D’ITALIA
Può il profumo essere l’amalgama fondante di una costruzione, con mattoni, cemento e travi? Sì, se nasce sulle fondamenta di una fabbrica cosmetica, la Marvin, che dagli anni Quaranta in poi ha prodotto le essenze più rinomate in un campo considerato egemonia francese.
Nel quartiere milanese che si spande attorno al centro modaiolo di via Tortona, tra studi fotografici, agenzie di top model e il quartier generale di Giorgio Armani, trova il suo habitat naturale l’hotel Magna Pars Suites. La struttura a cinque stelle di proprietà della famiglia Martone, leader nel settore con l’azienda ICR, è il primo hotel à parfum del mondo con un concept totalmente dedicato alle fragranze.
Le 39 stanze deluxe affacciate su un giardino-oasi in cui gli ulivi si intrecciano alle magnolie seguono un percorso percettivo incentrato sull’olfatto: ogni camera prende il nome da un’essenza e la stessa viene vaporizzata all’interno, in un rimando continuo a frutti, fiori e arbusti odorosi.
Il profumo è davvero ovunque: oltre ad aleggiare nelle suite viene utilizzato nei trattamenti ayurvedici della spa o infuso nei cocktail aromatici della lounge Liquidambar.
Ma è nell’hub Labsolue che sprigiona il suo carattere multiforme: «Un luogo speciale in cui immergersi nella cultura del profumo, dove gli ospiti possono rilassarsi
e scegliere la fragranza perfetta che diventerà parte della loro vita», racconta Giorgia Martone, nipote del fondatore Vincenzo.
Il laboratorio ricorda le antiche farmacie dove, tra alambicchi e celle refrigerate, si trovano composizioni create in esclusiva da maestri profumieri, e con il servizio di design olfattivo si può dar vita ad alchimie personalizzate mescolando distillati high-tech con ingredienti naturali.
Il côté maschile predilige l’area dei legni, percepita come più virile: tra i best seller l’elegante guaiaco, un albero sudamericano aromatico dal sentore leggermente affumicato, il cedro dal Marocco, ipnotico e speziato, e l’oud, un mélange intenso e strutturato con note di whisky, realizzato dal naso italiano Luca Maffei.
Sotto esili campane di vetro si scoprono effluvi come mirto e fico, che rimandano proustianamente all’estate, o l’abete bianco, resinoso e balsamico, capace di catapultare in un bosco invernale. Una proposta che spazia dai contagocce tascabili di eau de parfum con oli essenziali alle brume per la pelle, fino alle candele artigianali e ai maxi diffusori per l’ambiente.
L’idea è quella di portare il jus preferito sia addosso che tra le mura di casa, in una sorta di imprinting sensoriale che permei tutti i luoghi di elezione. Un rituale riconoscibile per sedurre nel senso letterale del termine, ovvero condurre a sé. La barba è un culto. Un’arte antica, fatta di riti e gesti tramandati, che oggi è una passione più che un mestiere. Il barber shop diventa così un lusso ed è sinonimo di ritagliarsi tempo per sé e concedersi una coccola, mentre ci si lascia andare a qualche chiacchiera e si riassapora quell’imprescindibile gusto della tradizione. La cultura della barba non è una moda destinata a passare, ma un caposaldo della virilità.
A raccontarlo in maniera 2.0 è Kings of Beard, il primo romanzo fotografico sulla barberia italiana, scritto da Davide Depalo con scatti di Federico Ravasio.
Il protagonista e voce narrante è Maltese Manfredi, un ragazzo poco più che trentenne che sognava di fare lo scrittore ma che, per volontà del nonno, va alla ricerca di un modello di barber shop a cui ispirarsi per riavviare il vecchio salone di famiglia. Maltese ci fa strada tra i profumi, i colori e le procedure di tutti i migliori barbieri d’italia, documentato da aneddoti in oltre 300 pagine illustrate. (A.A.)