GQ (Italy)

Dall’haevy metal all’alto dei cieli

- Testo di CRIST I N A D ’ ANTONIO

Probabilme­nte bisogna esserci nati. Allora si spiega perché da bambino Bruce Dickinson disegnasse astronavi sulla carta da parati sognando di scappare su Marte e da adulto abbia creato Airline in a Box, il pacchetto − mezzi, equipaggio, training − per avviare una linea aerea in casa (è nata così Air Djibouti). Ma bisogna anche avere dei genitori che girano con un circo di cani, aver ascoltato attraverso una porta Speed King dei Deep Purple senza sapere chi fossero, essersi sfondato i timpani andando a sparare nei boschi nei giorni del collegio militare, aver incontrato un uomo che sapeva tutto dei metalli e diventare, grazie a lui, un campione di scherma.

Ecco: Dickinson può spuntare tutte queste caselle. Fino a quella per cui è conosciuto in assoluto: essere nel posto giusto, i Battery Studios di Willesden, nel Nord-ovest di Londra, lo stesso giorno in cui c’erano gli Iron Maiden e capire «come togliere il tappo alla voce, e con quella sfondare le porte». Metaforica­mente e letteralme­nte, perché da lì in poi Bruce Dickinson diventerà il frontman di un gruppo heavy metal da 80 milioni di dischi venduti (il tour Legacy of the Beast farà tappa a Firenze il 16 giugno, a Milano il 9 luglio e a Trieste il 17, Ironmaiden.com). Fine delle risposte a casaccio agli annunci di lavoro su Melody Maker, benvenute le scelte istintive, spesso borderline. Ripetendos­i a nastro il mantra: «Chi se ne frega, un giorno sarà tutto in un libro».

Quel libro finalmente c’è: A cosa serve questo pulsante? (Harpercoll­ins, 432 pagine, 19 €, dal 29/3) è l’autobiogra­fia, serrata e divertente − Dickinson ha scritto anche per la tv e un film horror, Chemical Wedding, e viene chiamato qua e là come motivatore − di un uomo che pilota un Jumbo 747, che ha investito il proprio danaro nella Hybrid Air Vehicle per riportare in cielo gli aerostati («Continuo a gettare i miei averi in stupidi progetti di ingegneri pazzi») e che guadagna palate di soldi producendo birra («La Trooper è esportata in tutto il mondo e se non fosse buona non avrebbe già venduto quasi 20 milioni di bottiglie»).

Classifica­to al settimo posto tra i migliori schermidor­i di Gran Bretagna nel 1989, Dickinson ha scoperto con lo sport di poter usare i due emisferi cerebrali allo stesso modo: tirare di destra lo rendeva rabbioso, ricomincia­re con la sinistra lo ha reso un campione. Caparbietà e scellerate­zza gli hanno permesso di vincere molte battaglie, tra cui quella della malattia, alla quale dedica un dettagliat­o capitolo (“Fanculo al cancro”). A chi gli domanda se avrebbe voluto cambiare qualcosa, ribatte: «Chiedetemi se ho fatto errori». La risposta è nell’ultima pagina.

Le tante vite del frontman degli Iron Maiden: aerei, birra, scherma. E una confession­e

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