LA SCOPERTA DELL’ACQUA ASCIUTTA
Tornati a terra dopo un venerdì di calma quasi piatta, i velisti si scambiano saluti, birra e patatine. È l’ora di lasciare andare l’adrenalina dell’attesa: ci ripenseranno il mattino dopo, al via della 34 ª Primo Cup - Trophée Credit Suisse, l’appuntamento che riapre la stagione agonistica.
Nello spazio che lo Yacht Club de Monaco progettato da Norman Foster ha riservato ai 300 iscritti, Raffaele Negri studia gli atleti. È il presidente di Slam, il brand che veste chi il mare lo solca davvero. L’osservazione serve a intuire i bisogni dello sportivo: «La WIN-D è stata modificata ascoltando i suggerimenti dei nostri due Matteo, Capurro e Puppo, campioni della classe 470. Solo chi va in acqua sa cosa funziona per restare asciutti». A 38 anni dalla sua prima cerata, Slam ha così lanciato la giacca da regata ergonomica: addio ai capi pesanti e induriti dalla salsedine, benvenuto 4way stretch, il tessuto a tre strati elasticizzato in quattro direzioni.
Nuova grafica affidata allo Stockholm Design Lab, trasloco in un palazzo storico di Genova − vicino al resto del gruppo, la Finsea −, ricerca sul neoprene abbinato alla lana (le giacche della collezione Beleave), più un magalog, il progetto I AM: Negri, che sulle barche è cresciuto, conclude con due parole e un invito alla scoperta. Uruguay e foiling. «Il Sud America perché le sue coste sono una sorpresa. Il foiling perché è l’avanguardia del futuro dello sport», dice mentre guarda uno scafo decollare sul maxischermo dello Yacht Club. Sembra che impareremo tutti a volare. _ (Cristina D’antonio)
Non c’è settore dell’orologeria portatile in cui Longines non si sia cimentata a fasi alterne: siamo nella fase del movimento al quarzo. È con questa tecnologia infatti che è nato il nuovo Conquest V.H.P., un cronografo “intelligente” che fa parte della collezione più importante e storica della Maison.
Il viaggio di Longines nel quarzo inizia nel 1954 con un orologio da tavolo progettato per misurazioni sportive; per il prototipo di quello da polso bisognerà aspettare il 1969. È il 1984 l’anno del primo Conquest V.H.P., un modello estremo, già all’avanguardia in fatto di prestazioni. La sigla sta per Very High Precision e l’orologio ottiene il record di precisione, con uno scarto di marcia compreso in due minuti nell’arco di 5 anni.
Colpiti? Beh, pensate che nella rivisitazione attuale l’errore di marcia scende a -/+ 5 secondi/anno. E non solo. Il modello ha la capacità di autoregolarsi e di recuperare l’ora esatta − grazie a un sistema di rilevamento della posizione dei ruotismi − dopo che l’orologio ha subito un forte urto, oppure dopo l’esposizione a campi magnetici particolarmente forti. Inoltre, è dotato di calendario perpetuo (in realtà è il datario) e di segnalazione di esaurimento pila, che comunque è di lunga durata.
Realizzato in due misure (44 e 42 mm), è disponibile con cassa in acciaio lucido oppure annerito, e può avere il bracciale metallico o il cinturino in caucciù. Impermeabile fino a 50 metri, ha il quadrante in carbonio, lancette e indici luminescenti e i classici tre totalizzatori, mentre la corona è protetta da due spallette. Un cronografo di classe per gli amanti della massima precisione.