GQ (Italy)

QUELLE CHE SPACCANO

12,3

- Testo di ALBA SOLARO

«We come in peace, but we mean business». «Veniamo in pace, ma facciamo sul serio». Si parte da qui, dalla frase sparata sul palco degli ultimi Grammy da Janelle Monáe in smoking nero ricamato a fiori, per vedere cosa succede tra le ragazze alla ribalta musicale di questi tempi.

C’è una parola, empowermen­t, che viene usata sempre più spesso. Descrive una generazion­e di ragazze per cui essere sexy è qualcosa di più: puoi anche salire sul palco con le chiappe al vento come faceva Christina Aguilera, ma le canzoni di sesso e desiderio parlano prima di tutto di te stessa e a un pubblico femminile. I fantastici pantaloni rosa a forma di vagina che Janelle sfoggia insieme alle ballerine nel video di Pynk − dal nuovo album Dirty Computer − sono una dichiarazi­one che mette insieme queer power e pussy power sullo sfondo di un deserto da film western.

Ma l’idolo del momento è la rapper Cardi B: l’incarnazio­ne del nuovo sogno americano. Self-made woman, dal ghetto del Bronx alla cima delle classifich­e passando per il circuito degli

alla versione musicale di Blob, programma di Enrico Ghezzi che ha scardinato le regole della tv.

Si può osare di più. E infatti queste giovani donne osano. Osano andare dove non ti aspetti. Per esempio dietro il mixer. «Un sacco di gente quando mi vede in studio pensa che io sia lì perché sono la fidanzata di qualcuno», dice Laura Sisk, tecnico del suono per star come Shakira e Carly Rae Jepsen. È interessan­te notare che è un mondo macho come quello dell’hip hop a segnare punti in merito. Wondagurl, 21 anni, canadese, ne aveva solo 16 quando ha prodotto Crown per Jay-z. Autodidatt­a grazie a una tastierina Casio, ora è al servizio di Drake, Rihanna, Kanye West. Kesha Lee, 29enne dell’alabama, è «l’arma segreta della scena rap di Atlanta». Con le sue treccine e il sorriso allegro ha mixato il suono per pesi massimi come Pharrell Williams, Gucci Mane, Young Thug. Forbes l’ha messa fra gli under 30 da tenere d’occhio. Altra abbonata alle liste dei nomi hot è Yaeji. Coreana, 24 anni, base LA PERCENTUAL­E di autrici, su un totale di 2.767 autori, finite nella classifica di Billboard nel 2017. Quella con più successo è Nicki Minaj, 35 anni, che negli ultimi anni è entrata nella hit parade con 15 brani a Brooklyn, è cantante, produttric­e e dj, faccino da nerd e un talento straordina­rio a ipnotizzar­e con pezzi house e testi che ricamano a doppio filo l’inglese e il coreano. L’hanno messa in cartellone per All Points East, nuovo festival il 25-26-27 maggio al Victoria Park di Londra; e non tra i debuttanti, no, direttamen­te fra i big.

Belle, che fa rima con ribelle. Sono lontani gli anni in cui Patti Smith, pazza per il rock’n’roll, dichiarava «vorrei essere Keith Richards». Allora non avevi che uomini come modelli di riferiment­o, oggi le Goat Girl, nome hot della scena indie britannica, si divertono a ribaltare lo stereotipo della beatlemani­a nel video di The Man, con la folla di fan maschi, a fatica tenuti a bada dalla polizia.

Ribelli al gender, ai generi, alle divisioni. Kate Tempest, 32 anni, lunghe indiscipli­nate chiome rosse, fa rap e scrive libri di poesia, dirige festival teatrali e sfida Dua Lipa ai Brit Awards, mette insieme i classici greci e le vite balorde delle periferie londinesi. Ma non è una vocazione facile, la ribellione. Una lezione straordina­ria viene in questo senso dalla bella e irredimibi­le M.I. A.; la sua storia, da figlia di un guerriglie­ro tamil a star dell’hip hop, è diventata uno strepitoso documentar­io, Matangi/ Maya/ M.I. A., con applausi a scena aperta al Sundance e a Berlino. Lo dirige un suo amico, Stephen Loveridge, ma è evidente che Maya Arulpragas­am, come tutte le ragazze di cui sopra, è l’unica vera regista della sua vita.

Sono lontani gli anni in cui Patti Smith, pazza per il rock’n’roll, dichiarava «vorrei essere Keith Richards». Ribelli al gender e ai generi, queste ragazze osano là dove non ti aspetti

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