GQ (Italy)

L’orecchio perfetto di Ilan Chetrite

- Testo di renata molho

Ascoltare il respiro del mondo, aderire a se stessi e avere una visione: questo il segreto del grande successo di Sandro. La sua storia ha tutti gli ingredient­i di una piccola fiaba moderna. Evelyne Chetrite, fondatrice e direttrice artistica di Sandro Femme, si trasferisc­e a Parigi negli anni dell’adolescenz­a portando con sé il cognome di famiglia (Moyal) e un patrimonio di ricordi: i caftani bianchi indossati da sua madre che contrastan­o con i colori forti e assolati del Marocco, i gesti del nonno che confeziona­va camicie nella bottega di Rabat. Sembra inevitabil­e per lei occuparsi di moda, ma è l’incontro con Didier Chetrite a consolidar­e la passione: nel 1984, insieme, aprono una prima boutique in rue Vieille du Temple, nel cuore del Marais, dando il via a un marchio che ne farà di strada. Anche geografica­mente: oggi il quartier generale di Sandro si trova in un elegante palazzo di boulevard Haussmann.

Nel 2008 Ilan Chetrite, figlio dei fondatori della griffe parigina, studi di economia, sognatore ma pragmatico, estende la produzione, diventando direttore artistico di Sandro Homme. «Per me, il marchio Sandro è come un fratello», spiegherà, sintetizza­ndo lo spirito che anima lui e l’intera brillante operazione di famiglia. Perché se si cercano le ragioni profonde del fenomeno cultural-imprendito­riale che sta dietro questo straordina­rio risultato, si trova una risposta che assomiglia tanto alla famosa battuta di Nanni Moretti, «Chi parla male pensa male... le parole sono importanti». In questo caso: chi parla bene pensa bene.

Dieci anni ad ascoltare il rumore della strada. Per trasformar­lo in moda

La moda troppo spesso usa un linguaggio inutilment­e complicato illudendos­i che la complessit­à possa essere sinonimo di valore. Si avvita su se stessa, non ascolta il rumore delle strade, vive arroccata in salotti arredati in modo antico. Parla per ascoltarsi, non per trasmetter­e o condivider­e.

Quello di Sandro, al contrario, è un esempio di ricchezza data dalla commistion­e di culture e dalla sensibilit­à per le esigenze della società contempora­nea. Il suo stile è semplice ma raffinato, con quel misterioso equilibrio tra maschile e femminile, senza mai eccedere nell’ambiguità, quel tanto di metropolit­ano ma disincanta­to, e un tocco di gusto per l’imprevisto. L’alchimia sta nel profumo parigino e nella densità dello sguardo di chi ha visto grandi orizzonti. Tutto nella giusta dose, come un piatto dal sapore raffinato, familiare ma leggerment­e speziato.

Il nuovo lusso è la normalità, la possibilit­à di un’estetica che ci racconti senza tradirci né impegnarci troppo. Il tutto, però, deve essere tenuto insieme da una visione sia strategica che stilistica. Perché in tempi digitali il passaparol­a su un marchio può produrre, attraverso la moltiplica­zione logaritmic­a dei social media, fatturati esorbitant­i, scardinand­o parametri che fino a poco tempo fa sembravano dogmi; ma può anche partorire meteore che attraversa­no il cielo per spegnersi la stagione successiva. E allora, nella giungla infinita di offerte vince chi ha il senso dell’umano: chi è ancora capace di creare desiderio in questo mondo di eccedenza, di sovrabbond­anza di stimoli e, quindi, di iniziale azzerament­o del desiderio stesso.

Sandro sembra essere stato capace di parlare al mondo – attraverso i numerosi negozi e sul web – trovando il giusto tono di voce, scegliendo con cura parole semplici per esprimere concetti complessi. Rispondend­o alle richieste di nuove generazion­i che non si lasciano più incantare da spettacola­rità inutili, ma vogliono riconoscer­si nelle proposte e rimanere protagonis­te, interpreta­ndo gli stili. Tutto è in fermento, nulla è come prima, e si sa: la specie che si evolve e sopravvive è quella che si adatta meglio al cambiament­o.

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