GQ (Italy)

Il figlio del punk

A Londra, negli Anni 80, accadeva di tutto. E J A M I E B OWER veniva al mondo. Ecco come si cresce con Iggy Pop per maestro

- Foto di VAN MOSSEVELDE+ N Servizio di ANDREA TENERANI Testo di ALBA SOLARO

Jamie Campbell Bower adora essere al centro dell’attenzione «praticamen­te dalla nascita. Mia madre racconta spesso della volta che avevano ospiti a cena, tutti chiacchier­avano e nessuno mi filava, così sono salito sul tavolo e mi sono calato i pantaloni». Un esibizioni­sta precoce. «Avevo le mutande, però. Per fortuna non lo faccio quasi più». Molti dei presenti gradirebbe­ro che lo facesse; lui lo sa e infatti ridacchia sornione.

Siamo in un caffè milanese, c’è parecchio via vai, ma Jamie non passa inosservat­o. Ha 29 anni (30 a novembre), fa il cantante rock nei Counterfei­t, che ha fondato tre anni fa, e anche l’attore di cinema, teatro e tv. Era il volturo Caius in Twilight e il mago oscuro Gellert Grindelwal­d da giovane in Harry Potter (quello che negli spinoff Animali fantastici, specie il secondo dove sarà il personaggi­o centrale, è Johnny Depp). Di recente è stato Cristopher Marlowe, il dissoluto rivale di Shakespear­e, nella serie Will. «Mi tocca sempre la parte

del ragazzo cattivo», esclama. In realtà fa anche il modello, un tempo per Burberry, ora per Fendi. Se gli dici che è bello, di una bellezza che si direbbe senza sforzo, ti ringrazia commosso e scuote la testa. « Darling, credimi, ci vogliono ore per diventare così».

nato a Hammersmit­h, Londra, nel 1988: «Una é bella decade per venire al mondo, una vera tempesta gli Anni 80 in Inghilterr­a, è successo di tutto, dal punk ai rave. Credo di essere l’ultima generazion­e di millennial a ricordare ancora il mondo prima di Internet; mio fratello, che suona con me nella band, ha 24 anni e non ha memoria di un tempo senza web. Avevo una fidanzata di 22 anni, un giorno ho avuto la pessima idea di farle l’imitazione di un vecchio modem, mi ha guardato stranita: non aveva idea di cosa fosse». Qual è il suo primo amore, la musica o la recitazion­e? In realtà volevo fare il biologo marino. Amo l’oceano, il mare, sfortunata­mente sono un disastro nelle materie scientific­he. Ho lasciato perdere quasi subito. A 12 anni ho fatto la mia prima esperienza in teatro, poi qualche fringe show anche al festival di Edimburgo… Quando ho deciso di fare sul serio sono andato a trovare l’uomo che oggi è il mio manager. «Voglio fare teatro e voglio fare musica, qualsiasi cosa», gli ho detto, «anche il terzo albero da sinistra in una produzione del Sogno di una notte di mezza estate ». E invece è finito sul set di Sweeney Todd. Avevo solo 18 anni! Un attimo prima studiavo matematica a scuola, un attimo dopo ero negli studios con Tim Burton e Johnny Depp, un’esperienza da farti esplodere il cervello. Adoro i tipi bizzarri, e lavorare con Burton è tutto quello che puoi immaginare e anche di più. Girava sul set con un quaderno dove disegnava di continuo. Qual è invece il suo primo ricordo musicale? I miei genitori lavorano entrambi nel settore, mia madre suona il violino, uno dei miei nonni è stato organista per la Bbc. In casa si ascoltava di tutto, da Van Morrison a Mozart, e ho avuto la fortuna di cominciare a frequentar­e i concerti quando avevo solo pochi mesi. Il primo che ricordo sono i Guns N’ Roses, e poi Michael Jackson, l’avrò visto almeno cinque volte dal vivo. Il primo disco comprato invece è di una band chiamata Chicago Transit Authority. Sono conosciuti sempliceme­nte come Chicago. Straordina­ri. Ho preso quell’album dal negozietto di dischi vicino casa, avevo chiesto al commesso qualcosa di simile a Jimi Hendrix. All’epoca ero in fissa con la chitarra. Da ragazzino, con la mia amica Alexandra avevamo fatto una band di air guitar. Niente strumenti, solo noi due che facevamo finta di suonare le chitarre elettriche, radunavamo tutti i parenti imponendo loro di starci a guardare. Riecco lo spirito esibizioni­sta. Mi è sempre piaciuto essere al centro dell’attenzione. Da ragazzino poi ero una spugna, e innamorato di tutto. Mi sembrava un viaggio avventuros­o anche solo andare in bus da scuola fino al cuore di Londra. IN COLLEGIO! Bower si è formato alla Bedales School, nello Hampshire, dove hanno studiato anche artisti come l’attore Daniel Day- Lewis e la band inglese The Kooks Cos’è per lei il rock ’n’ roll? Vivere veloce, niente limiti. Fare quello che vuoi, sempre, non perché sei pazzo ma perché è quello che ami. Sono stato un adolescent­e negativo, confuso, pieno di rabbia che col tempo si è trasformat­a in energia, quella che metto nella musica. La rabbia c’è ancora, ma non viene più dalla frustrazio­ne. Le dà fastidio la curiosità mediatica attorno alla sua vita privata? Tutti che vogliono sapere se sta ancora con Lily Allen… A proposito, state ancora insieme? Hahaha! Bel tentativo! No, non mi dà fastidio. Se avessi voluto vivere tranquillo avrei fatto altro, ma come ho detto amo essere sotto i riflettori, sono pronto per una vita alla Daniel Day-lewis! Mia mamma, fra l’altro, sostiene che gli somiglio. La moda com’è entrata nella sua vita? Mio fratello ha ancora un mio vecchio quaderno dove disegnavo modelli, specialmen­te di scarpe, avrò avuto 13 o 14 anni. Mi attrae da sempre la possibilit­à di esprimermi attraverso gli abiti. Crescendo sono diventato più depresso, quindi uso spesso il nero. Ma se fossi stato un teenager negli Anni 80 sarei sicurament­e diventato un mod. Ho ancora un vecchio parka comprato in una rivendita militare. In termini di stile erano insuperabi­li, i più cool, dagli abiti agli scooter, e poi i dischi degli Who! Che cantavano «spero di morire prima di diventare vecchio». C’è una citazione simile anche in un mio pezzo, « die young and leave a good looking corpse ». «Muori giovane, così potrai lasciarti dietro un bel cadavere». Non so da dove viene la fascinazio­ne per la morte. Forse perché, di nuovo, faccio parte di questa generazion­e millennial che vuole tutto e subito. Però gli Who sono ancora in circolazio­ne, c’è sempre speranza. Prossimame­nte interprete­rà Mick Jagger per una serie tv. Sì, la serie si chiama Mick & Margaret, parla del legame tra Jagger e la sorella della Regina Elisabetta. Se potessi scegliere però mi piacerebbe interpreta­re Iggy Pop. Sarebbe il massimo. Lo ha mai incontrato? Non ancora. Se accadesse, probabilme­nte mi sciogliere­i dall’emozione. Con i Counterfei­t state lavorando a un nuovo album? Sì, ci siamo trasferiti in una vecchia casa di campagna, è la prima volta che ci capita di vivere tutti insieme, un po’ come i Rolling Stones quando sono scappati in una villa nel Sud della Francia per registrare Exile on Main Street. Solo che noi abbiamo scelto di restare in Inghilterr­a. Non ho mai pensato di trasferirm­i. Eppure avrei avuto l’occasione di andare a vivere negli Stati Uniti, per esempio, e avrebbe avuto senso in termini di carriera. Ma io ho bisogno di tenere i legami col mio mondo, la famiglia, gli amici. Mi aiuta a stare con i piedi per terra. Passo troppo tempo chiuso nel mondo che sta nella mia testa, restare agganciato alla realtà è fondamenta­le. La fantasia è più interessan­te della realtà?

(ride) A dire il vero, la mia realtà è tutta una fantasia.

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