CELO, CELO... MANCA!
Nella fabbrica di un gioco antico. Che segna una tappa nella crescita di molti uomini. E diventa un’ossessione per collezionisti. Ecco come nasce un album di figurine PANINI
Le convocazioni per le figurine degli album Panini sulla Coppa del Mondo di Russia 2018 sono state le prime a partire, verso la fine di gennaio. Sampaoli ha scelto i suoi 23 argentini il 21 maggio, Southgate ha diffuso la lista degli inglesi il 16, ma per stampare milioni di album e spedirli in tutto il mondo servono mesi, quindi Panini decide in inverno, con un lavoro che sta a cavallo tra la competenza maniacale e la preveggenza pura.
Nei loro uffici non c’è nessun periodo convulso quanto quello natalizio prima di un Mondiale: «Dobbiamo ragionare con la testa di 32 allenatori diversi», spiega Fabrizio Melegari, il direttore editoriale. «E a volte qualche panchina salterà pure in corso d’opera». In quei giorni una squadra di una ventina di persone, una via di mezzo tra una redazione di football nerd e un servizio di intelligence, spulcia articoli, guarda partite a fusi orari non sani, stila liste, confronta tabelle, attiva contatti, al solo scopo di sapere con circa sei mesi di anticipo chi sarà a giugno nel ritiro pre-mondiale delle 32 nazionali. Questo implica anche guardare le partite dei mesi successivi pregando per la salute di menischi e crociati. «L’inverno è il periodo peggiore per gli infortuni, tra freddo, campi pesanti e ripresa dopo la pausa natalizia», dice Melegari con l’amarezza di chi si è visto saltare figurine su campi di città di cui non saprebbe nemmeno pronunciare il nome.
Il difensore russo Georgij Džikija, per esempio, si è rotto il legamento il giorno dopo la consegna dei file: «In quel caso in sei ore di chiamate febbrili con chiunque riuscissimo a trovare al telefono in Russia abbiamo trovato e selezionato la figurina di un sostituto plausibile». Non sempre va bene: Dani Alves si è infortunato a maggio, a Mosca non ci sarà, sull’album invece sì.
Quella appena descritta è la parte più imprevedibile di un meccanismo consolidato da oltre mezzo secolo di esperienza. I macchinari con i quali si mescolano e imbustano le figurine sono gli stessi disegnati da Umberto Panini, che dei quattro «fratelli della figurina» era il tecnico, l’inventore della filiera che vedete ritratta in queste foto: «La stampa, per motivi logistici, avviene all’esterno, ma l’imbustamento sarà sempre in azienda a Modena».
Le figurine autoadesive arrivano in fogli grandi, chiamati quadrotte, che ne contengono fino a 20: a questo livello avviene la prima mescola, seguita dal taglio, che crea le singole figurine. Dopo un secondo livello di mescola, che a questo punto sarebbe sufficiente anche per un mazzo di carte prima di una partita di poker, ogni figurina viene trasferita a un contenitore chiamato «castello». Cinque castelli trasportano in contemporanea una figurina ciascuno e arrivano a comporre la busta, che viene chiusa e viaggia verso la scatola.