GQ (Italy)

Modello unico

Ha bucato la Champions con il Bayern, ma JAMES RODRÍGUEZ, star della Colombia, ha vinto la partita dei social con 85 milioni di followers

- Testo di LUCA BERGAMIN Foto di STEFANO GUINDANI

«Il nuovo Beckham? Per carità. Io sono James, James Rodríguez. Non mi piacciono i paragoni, e non voglio essere accostato ad altri calciatori». Il numero dieci della Colombia preferisce considerar­si «un modello unico». E i bambini sudamerica­ni sono d’accordo: a chi chiede loro chi vorrebbero essere da grandi, e come vorrebbero vestirsi, rispondono tutti con un nome di cinque lettere: James.

Se c’è un’icona di stile al Mondiale 2018, è sicurament­e la stella 27enne del Bayern Monaco. La sua vita è quasi tutta in Rete, perché è lui stesso a raccontarl­a. Su Internet appare a torace scoperto, col tatuaggio di uno scettro a vista (sull’avambracci­o destro c’è il nome di Salomé, la figlia avuta da Daniela Ospina, modella e giocatrice di volley, da cui si è separato pochi mesi fa), oppure vestito con abiti che sceglie di persona o che gli forniscono i brand ai quali è legato. Uno di questi è Marc Jacobs, di cui è ambassador per l’eyewear: in Sudamerica i fan indossano i suoi occhiali per somigliarg­li il più possibile. Si tagliano e acconciano i capelli a seconda di come li ha pettinati lui nelle fotografie che posta. La Playstatio­n, sua passione, gli ha dedicato un gioco. Siamo in piena James-mania. Non le piacerà essere accostato allo Spice Boy degli Anni 2000, però il fanatismo che lei suscita, soprattutt­o in America Latina, è addirittur­a superiore a quello che permise a Beckham di conquistar­e le copertine dei giornali che allora sancivano la fama planetaria. Ora infatti, insieme al campo di calcio, è la Rete ad averla promossa a star. «In questo momento ho 17 milioni di follower su Twitter, 36 su Instagram e 32 di fan su Facebook: in totale, 85 milioni. Sono numeri più che buoni. Mi sembra giusto raccontare attraverso i selfie e le fotografie quello che sono e quello che faccio». Occhiali, scarpe, giacche, T- shirt... Conosciamo tutto del suo modo di vestire: quali sono i capi e gli accessori che cura particolar­mente, prima di guardarsi davanti allo specchio di casa o mettersi di fronte alla telecamera dello smartphone? «Io sono fanatico di occhiali da sole, mi piacciono le montature, le lenti dalle varie colorazion­i. E poi impazzisco per le scarpe. Il mio stile è casual, non disdegno comunque gli abiti eleganti. Un capo che non amo sono le giacche, anche perché vengo da un Paese dove c’è un clima spettacola­re». Ora vive in Germania: come si trova un colombiano tra le nevi della Baviera? « Sto benissimo, anche perché abbiamo vinto la Bundesliga con cinque giornate di anticipo e l’anno prossimo saremo più forti. Vincere tutto è il modo migliore per sentirsi bene in un luogo. Al freddo si trova una soluzione, ci sono i vestiti apposta. Conta anche l’umore. E io sono una persona positiva». Un giorno potrebbe fare lo stilista, disegnare una collezione tutta sua. «Penso proprio di sì, magari quando smetterò di giocare a pallone. Ho già qualche idea». Suo padre era un calciatore profession­ista. Lei è cresciuto con sua madre giocando a pallone per strada. È la conferma che i fuoriclass­e nascono solo “por la calle”, come dicono a Madrid, dove è arrivato dopo che il Real ha sborsato 80 milioni di euro? «Io ho sempre desiderato diventare calciatore, avevo in testa sempre e solo quello e grazie a Dio ci sono riuscito. Quando uscivo da scuola, quasi sempre nel pomeriggio, non andavo a casa: mi fermavo a giocare con gli amici al campetto e per strada, facevamo le porte con le magliette e gli zaini. Tiravamo in porta sino alle nove della sera, a volte anche più tardi, tornavo solo quando qualcuno della mia famiglia veniva a cercarmi. Anche quando ero da solo avevo sempre un pallone tra i piedi. In Sud America i bambini adorano ancora la palla». Ha giocato in Colombia, Argentina, Portogallo, Francia, Spagna e, adesso, in Germania. A questo punto le manca soltanto l’italia. «Chissà, un giorno potrei anche venire da voi, ma per adesso sto bene a Monaco. Abbiamo appena vinto il campionato. E con i miei compagni vorrei conquistar­e quella che sarebbe la mia terza Champions League». Prima però ci sono questi Mondiali in Russia ai quali la Colombia è accreditat­a tra le possibili vincitrici. E Rodríguez, dopo la scarpa d’oro ottenuta in qualità di capocannon­iere della Coppa in Brasile, è indicato tra gli attaccanti più forti della competizio­ne. «Sinceramen­te confido molto nelle qualità della mia nazionale. In generale, possediamo le capacità tecniche per sognare di fare cose davvero grandiose. Penso che sì, possiamo anche vincere il titolo: abbiamo fame di trionfi e con umiltà possiamo farcela ad arrivare sino in fondo. È il mio sogno, e anche quello di tutti i miei connaziona­li». È pronto a subire falli a raffica? I difensori la prenderann­o di mira parecchio, consideran­do le sue qualità nel dribbling. «Ci sono abituato, quindi non mi preoccupo e non temo nessun marcatore. Li rispetto». Certo, senza difensori italiani stavolta per gli attaccanti delle altre nazioni è tutto un po’ più facile. Ma a lei non dispiace almeno un po’ di non poter segnare contro Buffon? «Sì, è vero. Gianluigi avrebbe dovuto essere presente, è un simbolo del calcio e la sua assenza rappresent­a una delle cattive notizie di questo Mondiale. In un campionato così importante dovrebbero concedere una wild card speciale perché non manchino i migliori calciatori della Terra.

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 ??  ?? SUPER CAR Quest’anno James Rodríguez guida un’audi RS7 Sportback 4.0: l’ha scelta lui stesso nella fabbrica di Ingolstadt, pochi mesi fa. Un omaggio della casa automobili­stica, sponsor del Bayern Monaco
SUPER CAR Quest’anno James Rodríguez guida un’audi RS7 Sportback 4.0: l’ha scelta lui stesso nella fabbrica di Ingolstadt, pochi mesi fa. Un omaggio della casa automobili­stica, sponsor del Bayern Monaco

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