GQ (Italy)

Il tempo di migliorare

Anche in uno sport che non prevede confronti diretti con l’avversario «serve un nemico, per dare il massimo». Ecco perché il campione di nuoto LUCA DOTTO amai secondi che passano

- Testo di CRISTINA MARINONI Ritratti di CARLO FURGERI GILBERT Servizio di NICOLÒ ANDREONI e MICHELE VIOLA

«Alle Elementari avevo già le idee chiare. Spesso mi torna in mente un tema in cui immaginavo il futuro: “Voglio diventare un nuotatore, entrare in Nazionale e mettere al collo un sacco di medaglie”». Detto – anzi scritto – fatto: Luca Dotto, padovano, classe 1990, è campione d’europa in carica e vicecampio­ne mondiale nel 2011 nei 100 metri stile libero con una settantina di premi in bacheca, inclusi 20 titoli tricolori. Nonostante il palmarès straordina­rio, il recordman italiano (unico ad aver concluso i 100 stile libero sotto i 48 secondi) ha ancora fame di successo e agli Europei di agosto punta alto. «Il mio obiettivo a Glasgow? L’oro nei 100. Non potrebbe essere altrimenti: ho vinto le ultime due edizioni, in vasca lunga e corta». Dopo 23 anni di attività e tante soddisfazi­oni, dove recupera la motivazion­e per continuare? «Nella passione. Amo questo sport e non potrei farne a meno. Certo, è noioso e massacrant­e, ogni giorno mi aspetta il doppio allenament­o di mattina e pomeriggio, in vasca o in palestra. Eppure non vedo l’ora di sentire i muscoli bruciare e il fiato corto. Parte del merito va ai compagni, ragazzi in gamba e positivi che alleggeris­cono la fatica». Ha trovato amici nello spogliatoi­o? «Sì. Uno su tutti è Filippo Magnini ( intervista a pag. 36, ndr). Quando a dicembre ha annunciato il ritiro, mi ha voluto accanto: condivider­e un momento così emozionant­e è stata una prova di stima e di affetto».

Da lui ha ereditato il ruolo di capitano della staffetta Azzurra veloce... «Compito che mi rende orgoglioso e che mi gratifica. La squadra della 4x100 stile libero, sei braccia nuove di zecca più le mie, mi rispetta e dimostra già un ottimo affiatamen­to: è la specialità in cui ciascuno si mette al servizio del gruppo: in Scozia saremo competitiv­i». Un insegnamen­to che “Magno” le ha trasmesso?

«L’attenzione al riposo e all’alimentazi­one». Tradotto: una vita da monaco.

«No, giuro. Basta adottare la giusta misura». Per esempio? «A qualche festa non rinuncio e una volta a settimana mi concedo la pasta alla carbonara. Abito a Roma da un pezzo e ormai la cucino benissimo». Dal nuoto che lezione ha imparato? «Lavorare sodo. Lo sport richiede il merito e lo premia: i podi non piovono dal cielo, bisogna guadagnars­eli». La scaramanzi­a aiuta? «Ripeto alcuni gesti, ma non perché sia superstizi­oso: servono soltanto a concentrar­mi». Che cosa fa per prepararsi alle gare? «Bevo un caffè, cazzeggio con lo smartphone e ascolto il rap melodico di Post Malone. Poi mi avvicino al blocco di partenza, assaggio l’acqua – senza berla! – e mi godo il tifo del pubblico: mi carica a mille». Quando non indossa il costume come le piace vestirsi? «Dipende dall’occasione. Passo dal completo classico, con cravatta e stringate, a T- shirt, jeans e sneakers: ne possiedo una trentina e la collezione aumenterà. Per fortuna i miei genitori non controllan­o il conto corrente...». Quindi ci tiene al suo stile. « Credo che il guardaroba serva a esprimere la personalit­à, e il mio gusto ha sempre l’ultima parola. Nessuno mi convincerà a indossare i sandali, nemmeno fossero il must-have della stagione». Un capo o un accessorio che la distingue? «L’orologio: appena mi sveglio, devo metterlo al polso. Sono proprio un patito di orologi, ecco perché ho accettato con entusiasmo il ruolo di ambasciato­re di Baume & Mercier. Al Salone di Ginevra mi sentivo un bambino a Disneyland». A breve uscirà il nuovo modello automatico Clifton Club Edizione Limitata Luca Dotto. «Ho collaborat­o alla scelta dei colori, dai dettagli azzurri al tricolore sul cinturino, e il fondello porta la mia firma». Considera il tempo un avversario o un alleato? «Un alleato, perché mi spinge a migliorarm­i. A volte si trasforma in avversario, ma non è il peggiore». Chi è il suo primo rivale? «Me stesso: la mia è una disciplina individual­e, che tra l’altro non ti mette di fronte il “nemico”. Qualcuno da battere serve per dare il massimo e allora la sfida diventa una questione personale: non ti resta che confrontar­ti con i tuoi limiti e cercare di superarli. Altrimenti non arriverai mai primo».

«Prima della gara bevo un caffè, cazzeggio con lo smartphone e ascolto il rap melodico di POST MAL ONE. Poi mi avvicino al blocco di partenza, assaggio l’acqua e mi godo il tifo del pubblico: mi carica a mille»

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