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Phú Quô´c, l’isola più grande del Vietnam, è ancora un paradiso. Che presto potrebbe cambiare faccia, perché l’industria del turismo l’ha scelta
Negli ultimi anni, per lo sviluppo turistico di Phu Quoˆc sono stati investiti 17 miliardi di dollari, che nei primi nove mesi del 2017 hanno portato all’arrivo di 2 milioni e 260 mila visitatori. Rispetto allo stesso periodo del 2016 l’aumento è stato dell’8,8%. Oggi nell’aeroporto internazionale − aperto nel 2012 e costato 800 milioni di dollari − arrivano più di 31 voli al giorno. Dallo scorso dicembre il gruppo Alpitour ha persino inaugurato un collegamento diretto dall’italia con la compagnia aerea Neos. E pensare che le previsioni del 2013, anno in cui si registrarono appena 150 mila visitatori, parlavano di 3 milioni di presenze entro il 2020. Sembrava un azzardo pubblicitario, e invece lo sviluppo procede a un ritmo inaudito. Per dire: il primo degli oltre 100 resort di oggi – alcuni davvero mozzafiato – è sorto appena una dozzina di anni fa.
Stiamo parlando dell’isola più grande del Vietnam, lunga 50 chilometri e larga 23, situata al largo della Cambogia, paragonata dai guru del destination management a mete del calibro delle British Virgin Island. Un lembo di terra ricoperto di foreste, un patrimonio ambientale riconosciuto dall’unesco, con una parte montuosa verso ovest e spiagge paradisiache nella costa che guarda la Thailandia. Un’isola famosa per le perle, per la pesca, per il pepe nero, e per la miglior nuoc mam, la pungente salsa di pesce alla base della cucina vietnamita.
L’operazione di rilancio è iniziata nel 2004, quando il governo ha deciso di fare dell’isola un hub internazionale del leisure. Il modello, secondo Vo Phuoc Quang Pham e Thirumaran, studiosi del turismo nel Sudest asiatico, sono Bali, Phuket e la loro evoluzione, la cui metodologia di sviluppo fa scuola. Ebbene: l’annuncio del master plan ha scatenato una marea di richieste di investimento. Le multinazionali immobiliari hanno subito messo sul piatto 6 miliardi di dollari per resort e attrazioni. Le autorità hanno promesso investimenti in infrastrutture. E, per facilitare il tutto, il primo ministro Nguyeˆ˜ Taˆn Du˜ng ha deciso di revocare l’obbligo di visto per i viaggiatori internazionali sotto i 30 giorni di soggiorno, e di mettere in atto agevolazioni fiscali. Risultato: oggi i più importanti gruppi di real estate nazionali (Vingroup, Sun, BIM Ceo, insieme ad alcuni stranieri come l’americana Rockingham e il consorzio svizzero Trustee Suisse) stanno cambiando il volto dell’isola.
Le strutture crescono come funghi. Ce ne sono di tutti i tipi e di tutte le taglie. A nord, sulla bellissima spiaggia di Bai Dai, l’alpiclub Vinpearl Resort si estende per esempio su una superficie di 11 mila ettari, comprende un parco divertimento, un parco safari con oltre duemila animali rari, un acquario, un golf, e tra poco sarà ultimato anche un casinò. L’ideale per le famiglie (da 1.533 euro a persona in all inclusive per 7 notti, volo compreso; alpitour.it). A ovest, il raffinato Sea Diamond Chen Sea è incastonato in una piccola baia circondata da una foresta tropicale e si caratterizza per l’ottimo ristorante gourmet gestito da uno chef italiano (da 1.893 euro a persona in all inclusive per 7 notti, volo compreso; francorosso.it). Più sotto, il Fusion Resort, affacciato sulla Vung Bau Beach, dà particolare attenzione alla privacy e al benessere, tanto che gli ospiti hanno diritto a due trattamenti gratuiti al giorno (da 2.749 euro a persona, in pool-villa
per 7 notti, compreso volo e mezza pensione; viaggidea.it). E ancora: a sud, in una zona da Mille e una notte, alla fine del 2016 è stato inaugurato il 5 stelle JW Marriott Phu Quoc Emerald Bay, seguendo il concept di un campus universitario in stile coloniale francese, voluto dall’architetto californiano Bill Bensley, il “re dei resort di lusso esotici” (da 1.950 euro la doppia in b&b per 7 notti; marriott.com).
Proprio qui si è tenuta, lo scorso dicembre, l’ultima edizione dei World Travel Awards, gli Oscar dell’industria mondiale del turismo. A febbraio, invece, è stata aperta la teleferica più lunga del mondo, costruita dall’azienda altoatesina Doppelmayr di Lana, per 216 milioni di dollari: le cabine partono in fondo all’isola, dal Premier Village, il Resort degli Accor Hotels (villa da 2 camere con vista, giardino e piscina privata da 3.100 euro per 7 notti; accorhotels.com); sorvolano per quasi 8 chilometri un arcipelago stile Seychelles, su funi sostenute da piloni alti 150 metri simili alla Tour Eiffel, per approdare sull’isoletta di Hon Thom.
Negli alberghi, il personale locale parla un inglese per lo più incomprensibile, sorride, è gentile, ma a volte scambia una richiesta con un’altra. Il servizio insomma non è ancora perfetto, intanto però l’operazione continua: di recente il miliardario svizzero Christian A. Larpin, proprietario dell’asia Investment Fund di Hong Kong, ha messo gli occhi su Khem Beach, dove ha in programma di collaborare con Sun Group per avviare servizi di crociere di lusso. Entro il 2030 si prevede anche la realizzazione di altre tre aree urbane, 15 riserve dedicate all’eco-turismo, due villaggi esclusivi, cinque campi da golf e nuovi chilometri di strade asfaltate. Ora hanno iniziato a mettere in vendita le ville ultimate nei complessi del Vinpearl e del Premier Village, pensate per ingolosire i clienti a 360° con offerte convenienti. La scoperta della nuova Bali è appena iniziata.