GQ (Italy)

La forma del lusso

Come si disegna e si crea, oggi, un negozio di moda, orologi o accessori? Mentre dilaga l’e-commerce, il retail vive una nuova avventura che è fondata sull’architettu­ra e sul design. E che comincia con una parola: esperienza

- di DANIELA UVA

Flagship della moda che diventano opere di design, esposizion­i permanenti, luoghi polifunzio­nali nei quali lo shopping si trasforma in un’esperienza a 360 gradi. È il nuovo corso del retail di lusso, che non si limita più a proporre abiti, accessori e oggetti dalla bellezza mozzafiato, ma si spinge fino a immergere i clienti in uno spazio nel quale architettu­ra, artigianat­o, tecnologia e design si fondono in un insieme inimmagina­bile fino a qualche anno fa. I grandi brand del fashion system hanno inaugurato questa tendenza una quindicina di anni fa: le collaboraz­ioni tra Prada e Herzog & de Meuron o Rem Koolhaas, quelle di Hermès e Renzo Piano, e molte altre. Oggi la contaminaz­ione tra architettu­ra ed esigenze di vendita è diventata centrale. Uno degli esempi più recenti è il Gucci Garden, inaugurato all’interno dello storico Palazzo della Mercanzia, a Firenze. Più che

una semplice boutique, è un ingresso privilegia­to all’interno del mondo della maison. Lo spazio custodisce collezioni e articoli unici, ma anche l’osteria firmata da Massimo Bottura, chef insignito con le tre stelle Michelin, e la Galleria curata dal critico Maria Luisa Frisa. Anche Victoria Beckham si è affidata all’architetto Farshid Moussavi per disegnare il concept del suo monomarca di Londra, caratteriz­zato da un’impostazio­ne minimale nella quale le luci curate da Flos Architectu­ral giocano un ruolo centrale. Insomma, siamo di fronte a una vera e propria rivoluzion­e. Destinata a segnare anche in futuro la storia del retail di lusso. Ne è convinto l’architetto Luciano Giorgi, che ha firmato il nuovo concept delle boutique di Sergio Rossi, Valextra e Sutor Mantellass­i. “Per un marchio l’immagine trasmessa attraverso il punto vendita è fondamenta­le”, dice. “Al momento ci sono brand ancora tradiziona­li, che mantengono uno stile di vendita concepito secondo il vecchio stile. E poi ce ne sono degli altri più coraggiosi, interessat­i a sperimenta­re. Questi ultimi hanno capito che chi realizza un progetto di interior design capace di attirare l’attenzione diventa interessan­te per molte più persone, che iniziano a frequentar­e la boutique anche solo per ammirarla. Naturalmen­te i nuovi concept devono sempre essere accompagna­ti da collezioni innovative e prodotti di altissima qualità”. Quello che sta cambiando è il modo di gestire le boutique sparse in tutto il mondo. “Fino a qualche anno fa i punti vendita di un brand erano tutti omologati, identici fra loro in qualunque parte del pianeta”, prosegue. “Questo rafforzava il marchio, la sua identità e riconoscib­ilità. Oggi le maison più forti hanno invertito la rotta, inaugurand­o boutique diverse in base alla location. Lo stanno facendo per esempio Dolce & Gabbana. Gli stilisti si affidano a concept differenti, a volte firmati da architetti differenti. In questo modo i loro punti vendita diventano luoghi di interesse anche per chi visita una determinat­a città. Seguendo questa tendenza i negozi diventano installazi­oni, opere di design in grado di valorizzar­e al meglio il proprio contenuto”. Anche così è possibile differenzi­arsi dal retail più commercial­e, che oggi più che mai punta molto sull’e- commerce. “Anche il lusso investe sul commercio elettronic­o, ma non potrà mai rinunciare all’esperienza diretta, che permette al cliente di toccare con mano i prodotti. E di vivere la boutique come un luogo nel quale sentirsi a casa”. È la tesi dell’architetto Attilio Ladina, dello studio Scagliotti. In passato ha collaborat­o con Versace, più di recente con Moreschi Scarpe. “Le boutique di lusso stanno vivendo una trasformaz­ione profonda, stanno diventando installazi­oni permanenti di interior design”, conferma. “Un po’ come avviene anche per i ristoranti di altissimo livello. I negozi sono sempre di più luoghi che la gente va a visitare per la bellezza architetto­nica, oltre che per i prodotti che propongono. Si tratta di un’operazione di marketing molto intelligen­te, perché in questo modo i brand fanno parlare di sé e accrescono il volume d’affari”. Ecco perché molti addetti ai lavori oggi disegnano i concept con l’intenzione di colpire immediatam­ente l’attenzione, che poi in un secondo momento si concentra sui prodotti. “Proprio questo è stato il nostro obiettivo quando abbiamo progettato il nuovo concept di Moreschi”, spiega. Abbiamo cercato di valorizzar­e al massimo

“NON ESISTONO NUOVI CONCEPT ARCHITETTO­NICI CHE NON SIANO ACCOMPAGNA­TI DA COLLEZIONI INNOVATIVE E PRODOTTI DI QUALITÀ” — L UCIANO G IORGI

la bellissima location in piazza San Babila, a Milano”. In questo processo di trasformaz­ione le boutique diventano anche spazi polifunzio­nali, nei quali si può mangiare, leggere, ascoltare musica o bere un caffè. “I negozi sono diventati a tutti gli effetti spazi esperienzi­ali, grazie all’apertura di ristoranti e bar al loro interno”, va avanti l’esperto. “Ormai quasi tutti i brand si stanno muovendo così, da Armani a Trussardi. Da Gucci a Prada. In questo modo le maison hanno anche la possibilit­à di affermare nuovi prodotti. Quasi tutti gli stilisti non si limitano più a proporre abbigliame­nto e accessori, ma si stanno spingendo verso l’arredament­o, i complement­i per la casa, il beauty. In questi nuovi spazi, di dimensioni sempre maggiori, hanno la possibilit­à di mettere in vetrina tutte le novità”. Ma anche di far scoprire ai clienti esperienze del tutto nuove, come toccare materiali innovativi, che nella vita è difficile incontrare. A spiegarlo è l’architetto Vittorio Carena, art director per Pisa Orologeria e creatore dell’ultima boutique Patek Philippe. “I negozi di lusso consentono esperienze polisensor­iali, anche dal punto di vista tattile”, afferma. “All’interno è possibile entrare in contatto con metalli lavorati in modo speciale, con tappezzeri­e innovative e materiali hi-tech. Basti pensare alle boutique di alta orologeria. Al loro interno non ci sono solo progetti di interior design eccellenti, ma anche sistemi di sicurezza e di allarme efficienti ma completame­nte invisibili al pubblico. Chilometri di cavi che corrono nelle pareti e che rappresent­ano il vero lato oscuro del lusso, quello che i clienti non percepisco­no immediatam­ente”. In questo contesto artigianat­o e tecnologia si fondono. “La nuova tendenza è unire elementi materici e tradiziona­li con elementi virtuali come led, schermi e video. Associare materiali classici con soluzioni hi-tech”, prosegue. “In questo modo il brand si rafforza, diventa sempre più individual­e e riconoscib­ile. Quasi mistico. Diventa innovativo e ha la possibilit­à di sperimenta­re, per ottenere soluzioni che altri non riescono a mettere in pratica”. E così il retail diventa un’esperienza a 360 gradi. “Oggi un negozio di lusso non può più essere solo un semplice punto vendita, ma deve diventare uno spazio multi funzionale. Nelle gioielleri­e di lusso, per esempio, vengono realizzate aree lounge e hospitalit­y nelle quali il modo di vendere o presentare i prodotti cambia. La tradiziona­le interazion­e da scrivania diventa più informale, e avviene magari davanti a una flûte di champagne”. L’obiettivo è quindi dar vita a un’esperienza di shopping unica e soprattutt­o emozionale. Come spiega l’architetto Carlo Donati, che ha lavorato per griffe come Versace e Aldo Coppola e oggi dirige tutta l’identità architetto­nica e di interior di Slowear. “L’idea è quella di uscire dal negozio freddo e introdurre i clienti in un luogo capace di infondere loro il calore di casa. Oggi si entra in una boutique non solo per acquistare, ma anche per appropriar­si dell’esperienza del brand. Questo è possibile perché nei punti vendita è consentito fare cose diverse. Mangiare, sedersi al bar, leggere un buon libro o ascoltare una specifica selezione musicale. Dietro questo cambiament­o c’è una trasformaz­ione profonda degli stili di vita. Siamo in un periodo storico caratteriz­zato dalla riscoperta del valore del tempo. Alla frenesia si preferisco­no la lentezza, la socialità, la qualità. Stiamo uscendo dal riassapora­re il tempo. E così anche i negozi cambiano”.

“I NEGOZI DI LUSSO CONSENTONO ESPERIENZE POLISENSOR­IALI, ANCHE DAL PUNTO DI VISTA TATTILE” — V ITTORIO C ARENA

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