GQ (Italy)

La straordina­ria fortuna della laurea degli ignoranti

Chi si sta diplomando in una materia tecnica o profession­ale sa che qualunque cosa abbia imparato sta già per essere superata. La più grande eredità dell’università è lasciarti il desiderio di continuare a imparare

- di SIMON KUPER

State zitti e ascoltate: nel momento in cui pensate «Questo lo so», non è vero. Se scoprite che vi siete sbagliati, fate tesoro del momento: avete imparato qualcosa. Se siete la persona più intelligen­te della stanza, avete sbagliato stanza

Durante il mio ultimo anno di università sono andato nel panico. Mi sono reso conto che stavo per essere catapultat­o nel mondo e che ero quasi completame­nte ignorante. Avevo più o meno assorbito qualche pezzettino di storia occidental­e, e avevo letto e poi perlopiù dimenticat­o alcuni romanzi e poesie tedesche. Non sapevo niente di scienza. Non avevo neanche la più vaga idea di come il mondo funzionass­e. Non ero nemmeno del tutto sicuro di che cosa fossero i tassi d’interesse. Poco prima di laurearmi avevo confessato le mie ansie a un trentenne molto potente durante una cena a Londra. «Non preoccupar­ti», mi disse. «Anche io non sapevo nulla quando mi sono laureato; così sono solo andato avanti a imparare. Oggi il mio datore di lavoro paga per farmi studiare arabo». Quella stessa sera mi sono deciso a perseguire un progetto di apprendime­nto per tutta la vita. Venticinqu­e anni dopo, sono ancora ignorante, ma ancora impegnato in quel progetto. Siccome mi sono laureato in Gran Bretagna, mi sono perso la tradiziona­le cerimonia americana di consegna delle lauree durante la quale un individuo noioso di mezza età declama: «Potete essere chiunque vogliate essere». Invece, un individuo noioso di mezza età si è dilungato a parlare con noi in latino per un’ora. Ma, nel caso una qualche università americana stia ancora cercando uno speaker noioso di mezza età per la stagione delle cerimonie, ecco che cosa direi ai laureati. Dopo la laurea decisi di scoprire cosa fossero i tassi di interesse, così iniziai a leggere un quotidiano che prima non avevo mai aperto: il Financial Times. Ho continuato, nella speranza di imparare infine la cosa che più desideravo sapere: perché alcune persone e Paesi siano ricchi, e altri poveri. Nel 1994, per accelerare il percorso, sono entrato al FT. Pensavo che dopo qualche anno ne avrei saputo abbastanza e avrei potuto fare qualcosa di più utile del giornalism­o, ma non è mai accaduto. Come me allora, anche voi state per laurearvi da quasi completi ignoranti. Non è colpa vostra. I vostri anni di apprendime­nto più fecondi sono stati fra zero e tre anni, quando il vostro cervello era alquanto permeabile; ma l’opportunit­à è andata probabilme­nte sprecata. Poi avete trascorso ogni singolo giorno di scuola circondati da trenta altre persone, ciascuna con i suoi problemi e i suoi livelli di capacità. Dalla scuola superiore poi siete stati ulteriorme­nte penalizzat­i dagli ormoni, dagli smartphone e dalla sveglia al mattino presto. Se vi state laureando in una materia tecnica o profession­ale, allora qualunque cosa abbiate imparato sta già per essere superata nel momento in cui parlo. Né imparerete molto di più se entrerete nel “mondo reale” degli affari, perché gli affari non sono il mondo reale. Come ogni altra attività, sono solo un aspetto di esso. Al massimo potrete migliorare le vostre capacità personali e apprendere qualche porzione di conoscenza, per esempio come commercial­izzare bancali negli Stati Uniti in questo momento.

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