Tre uomini in gamba
Questa è l’ultima di una serie di rubriche che in 30 mesi hanno fatto parlare e rispondere le novità letterarie più originali. Poiché tra questi c’è ora Sospensione, opera prima di chi ogni mese ha firmato questa pagina, abbiamo voluto concludere con un’iperbole: l’autore che interroga il suo romanzo. Tanto più che tratta d’amicizia, il fil rouge di questo numero di GQ. Trama: tre ex liceali, superata la cinquantina, si ritrovano perché uno di loro si è reso responsabile di disastri pubblici e privati. Sarà l’occasione per scoprire cosa resta dei sentimenti dell’adolescenza. E per affrontare una seconda “formazione” maschile, ritrovando nello sguardo degli amici un sé più veritiero.
Quanti anni sono passati?
«Trenta... amico mio. Amico, bello chiamarti di nuovo così». Quand’è successo?
«A fine luglio, pochi giorni dall’ultimo orale della maturità. Una sera d’estate, l’ora di armonie estreme, e quando di estremi vuoi capire». Dove?
«Nel covo di Gabriele: la casa s’intravedeva appena, racchiusa tra piante di ogni dimensione». Chi eravamo?
«I soliti tre amici più un quarto, e tre ragazze». Che cosa sognavamo?
«Trascorrere una due giorni sregolata, benché fosse frutto di una preparazione meticolosa». E come pensavamo di riuscirci?
«Ci s’illudeva che bastassero i diciotto anni, e bastavano perché non c’era nessuno a dire che ci stessimo illudendo». Quali erano i nostri alleati?
«Il viola effervescente dei campi, il cambio di guardia tra cicale e grilli, gli occhi allergizzati, e poi la luna piena e calda, quei sette corpi, indifferenti alle voci rimaste a valle, alla cappa delle abitudini e delle raccomandazioni». Chi ha dato il via?
«Gabriele ha detto “E adesso cosa facciamo di eccitante?”. Tentò di sabotare gli indugi con un effetto speciale: sosteneva tra le mani, come un breviario, de Sade, La filosofia nel boudoir ». I maschi come stavano?
«Il desiderio li vedeva, li inventava per poi consumarli; era arroventato come una sorsata di J&B, affamato da secoli, era infelice e irritabile». E le ragazze?
«Erica, sfinita dalle preghiere, aveva mostrato i seni... Si sedette sulla poltroncina in mezzo al prato. Sotto la maglia, niente, niente mutande». E poi?
«Basta. Eravamo arrivati a un plateau costruito con pazienza e canzoni, sigarette, lucciole e alcol. A quel punto della festa in cui si era divisi in due fronti: contente così e non contenti così». E il secondo giorno?
«Gabriele: quello che non era arrivato, fu lui a produrlo». In che modo?
«Sfilò su una ruota della moto, una parata verticale protratta per una ventina di metri, raggiungendo l’equilibrio, il corpo sospeso nell’infondatezza di un gesto da uomini, e nato per le donne». Spiegati.
«Aveva cambiato marcia senza frizione, ritrovando il sostegno di una corrente ascensionale, affidandosi alla fisica senza conseguenze dell’impennata. Fu uno spartiacque. Per l’amicizia e l’amore. Fu la prima volta in cui s’affacciò l’ipotesi che la memoria della nostra amicizia contenesse più di quanto poteva accadere. Ricordi?». Sì. E ora?
«È tardi. Ma non è più la sera legittima e in cui tornare a casa; no, è la notte delle donne e degli uomini, la notte dell’ultima sedia in fondo al bar». Cosa possiamo fare?
«Non lo so. Però... Incontrare chi ti ha conosciuto da ragazzo è guardarsi negli occhi di uno zombie. Saltano fuori cambiamenti screziati; gli specchi non dispongono di questa superficie psichedelica». Qual è il senso della nostra storia?
«Ricordare è sospendere per un attimo l’errore in cui vivi. E per te?». Siamo fortunati a essere ancora qui. * Diffuso a fine 800 nei salotti frequentati da Marcel Proust, il Questionario viene generalmente utilizzato per intervistare i personaggi. Qui le domande sono invece rivolte a un libro, che “risponde” con citazioni tratte dal proprio testo