IL CIOCCOLATO È A DIETA
Venchi festeggia 140 anni di storia. E continua a scommettere sul capitale umano italiano
Primo mito da sfatare è che il cioccolato più buono del mondo sia prodotto in Svizzera. Secondo, che mangiarlo sia un peccato di gola e che, come tale, faccia ingrassare. «Se il primo è solo pura questione di marketing, il secondo lo sfatiamo noi da oltre 140 anni producendo cioccolato a ridotto contenuto di zuccheri, senza glutine, grassi idrogenati, additivi e aromi artificiali». Ad affermarlo con convinzione è Daniele Ferrero, milanese di 48 anni, da 20 alla guida della Venchi SPA, società del cioccolato con sede a Castelletto Stura, in provincia di Cuneo.
Insieme con gli altri due soci – Giovanni Battista, detto “GB”, Mantelli, l’anima creativa, e Niccolò Cangioli, la mente dello sviluppo dei negozi –, ha rilevato l’azienda alla fine degli Anni 90. «Siamo ripartiti con 30 persone, oggi ne contiamo un migliaio a livello globale con un consolidato 2017, chiuso a 80 milioni, e un fatturato atteso di circa 96 milioni per il 2018», spiega Ferrero. La scommessa vincente? «Puntare sul capitale umano, ovvero assumere gente giovane e talentuosa. Ma anche aprire boutique monomarca, ora anche in Asia, vendendo solo sulla base delle prenotazioni. E lavorando sull’innovazione del prodotto». La Venchi sta infatti studiando con le università italiane un cioccolatino che gestisca meglio i tassi di glicemia, con una digeribilità più veloce, ma che mantenga più antiossidanti. Il cioccolatino del futuro è quindi sulla carta, intanto quello del presente non è da meno in termini di qualità e freschezza. «Nelle ricette, anche del gelato, usiamo solo ingredienti rigorosamente italiani: le nocciole IGP Piemonte, i pistacchi siciliani, le mandorle pugliesi, l’olio extravergine; a eccezione dei semi di cacao che, per l’ultima linea di tavolette e cioccolatini, siamo andati a prendere in Venezuela», precisa Mantelli. Un cioccolato che farà impazzire gli asiatici, poco avvezzi ai grassi animali, ma anche tutti quelli che amano il fondente o i grandi classici: dal Gianduiotto al Cremino Gold. Eppure il trio Venchi sta già pensando a come diversificare l’offerta: in previsione c’è il lancio di una bevanda a base di acqua e cacao. «Da intendersi un po’ come una pausa tè o caffè», suggerisce Ferrero. E anche una sorta di Starbucks del cioccolato: «Da Fico a Bologna esiste già un nostro laboratorio sul cioccolato ma stiamo studiando un nuovo luogo dove regalare esperienze uniche e immersive».