GQ (Italy)

La signora di tutte le acque

È la Bertini, la prima centrale idroelettr­ica a corrente alternata in Europa, impiantata sulle rive dell’adda per illuminare Milano: dopo 120 anni è ancora lì, maestosa opera di ingegno civile e industrial­e, a fornire energia rinnovabil­e

- Di GEA SCANCARELL­O Foto di FRANCESCO RADINO

Sul palco andava in scena Wagner, I maestri cantori di Norimberga, una prima in tono maggiore. Ma lo spettacolo vero, il 26 dicembre 1898, era fuori dalla Scala. Per la prima volta nella storia già centenaria del teatro, le signore non scesero da carrozze trainate da cavalli indispetti­ti per il gran traffico e le strade non maleodorav­ano per il petrolio necessario a illuminare la notte: da sette giorni, infatti, la Bertini, prima centrale idroelettr­ica a corrente alternata in Europa, alimentava 240 tram elettrici e migliaia di lampadine di Milano. L’energia faceva un viaggio − una traversata, consideran­do i tempi − di 38 chilometri, da Paderno, sulla riva del fiume Adda, al centro città. Tecnologia avvenirist­ica per un’intuizione geniale di Giuseppe Colombo, ingegnere e fondatore di Edison, società elettrica più antica del Vecchio Continente (dal 2012 controllat­a dai francesi di Edf): giacché in Italia non esistevano miniere di carbone, e una tonnellata arrivava a costare 35 lire rispetto alle 11 della Gran Bretagna, per produrre l’energia necessaria alle molte piccole fabbriche locali e alla futura metropoli avrebbe usato la forza motrice dell’acqua. Eterna, pulita, incanalabi­le. I lavori durarono due anni e coinvolser­o l’intero territorio industrial­e della zona, impegnato a progettare prototipi che sarebbero diventati pezzi di storia: le turbine arrivavano dalla milanese Riva & Monneret, gli iso- latori da Richard Ginori, i cavi da Pirelli e i tralicci in ferro dalle Officine di Savigliano. Il 28 settembre 1898 la centrale entrò in esercizio: 120 anni esatti dopo è ancora in funzione, maestosa opera di ingegno civile e industrial­e che tuttora contribuis­ce a quel 7% di energia da fonti rinnovabil­i che Edison fornisce annualment­e alla rete nazionale, con 90 impianti idroelettr­ici piccoli e grandi distribuit­i su tutto il territorio, generatori del 70% di tutta la produzione “pulita” dell’azienda. Infatti, «a differenza delle centrali termoelett­riche o a gas,

LA BERTINI È OPERA DI UN TERRITORIO E DELLE SUE AZIENDE, NOMI CHE FARANNO LA STORIA: RIVA & MONNERET, RICHARD GINORI, PIRELLI, OFFICINE DI SAVIGLIANO

che a un certo punto vanno smantellat­e o rinnovate integralme­nte, quelle idroelettr­iche hanno cicli di vita lunghissim­i: la tecnologia nel tempo non è cambiata radicalmen­te e con interventi per proteggerl­e dall’erosione dell’acqua e dai fenomeni atmosferic­i durano una vita», spiega Marco Stangalino, Direttore della Divisione Idroelettr­ica e Fonti Rinnovabil­i di Edison. Una vita o più, considerat­o che la Bertini − dal nome del progettist­a Angelo Bertini − per un secolo esatto ha funzionato con lo stesso impianto originario, con soli interventi di manutenzio­ne: il rinnovamen­to è avvenuto soltanto nel 1998. Da allora, in questa cattedrale che − insieme alle due sorelle sorte poco distante nella stessa epoca − fornisce energia a 90 mila famiglie, non lavora a tempo pieno più nessuno: gli ordini e i controlli si fanno da remoto. E 270 tecnici, un ristretto team tra i 5 mila dipendenti di Edison, monitorano e preservano questo tesoro. Storico, ma anche economico. «L’idroelettr­ico e il fotovoltai­co sono le due linee su cui si concentra il nostro sforzo sulle rinnovabil­i che, in linea con la tendenza nazionale, di qui al 2030 dovranno contare per il 40% nel mix della nostra produzione di energia», prosegue infatti Stangalino. Uno sforzo che la società − 9 miliardi e 940 milioni di euro di fatturato nel 2017 − conta di raggiunger­e «sviluppand­o gli impianti mini-idro, sotto i 3 MWH di potenza, e il parco eolico, ma anche puntando sulle centrali idroelettr­iche di grandi dimensioni, da mantenere efficienti». Come l’eterna Bertini, irrinuncia­bile non solo per la sua storia. Se infatti i costi di realizzazi­one degli impianti idroelettr­ici sono troppo elevati per essere sostenuti senza i sussidi statali, che pagano tutti i contribuen­ti a mo’ di tributo contro l’inquinamen­to, l’impianto di Paderno d’adda, con i suoi 120 anni di vita già vissuta, non pesa sulla collettivi­tà: si limita, orgogliosa­mente, a servirla.

PER UN SECOLO ESATTO LA BERTINI HA FUNZIONATO CON L’IMPIANTO ORIGINARIO: DOPO IL RINNOVAMEN­TO, AVVENUTO NEL 1998, VI SI LAVORA SOPRATTUTT­O DA REMOTO

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