La signora di tutte le acque
È la Bertini, la prima centrale idroelettrica a corrente alternata in Europa, impiantata sulle rive dell’adda per illuminare Milano: dopo 120 anni è ancora lì, maestosa opera di ingegno civile e industriale, a fornire energia rinnovabile
Sul palco andava in scena Wagner, I maestri cantori di Norimberga, una prima in tono maggiore. Ma lo spettacolo vero, il 26 dicembre 1898, era fuori dalla Scala. Per la prima volta nella storia già centenaria del teatro, le signore non scesero da carrozze trainate da cavalli indispettiti per il gran traffico e le strade non maleodoravano per il petrolio necessario a illuminare la notte: da sette giorni, infatti, la Bertini, prima centrale idroelettrica a corrente alternata in Europa, alimentava 240 tram elettrici e migliaia di lampadine di Milano. L’energia faceva un viaggio − una traversata, considerando i tempi − di 38 chilometri, da Paderno, sulla riva del fiume Adda, al centro città. Tecnologia avveniristica per un’intuizione geniale di Giuseppe Colombo, ingegnere e fondatore di Edison, società elettrica più antica del Vecchio Continente (dal 2012 controllata dai francesi di Edf): giacché in Italia non esistevano miniere di carbone, e una tonnellata arrivava a costare 35 lire rispetto alle 11 della Gran Bretagna, per produrre l’energia necessaria alle molte piccole fabbriche locali e alla futura metropoli avrebbe usato la forza motrice dell’acqua. Eterna, pulita, incanalabile. I lavori durarono due anni e coinvolsero l’intero territorio industriale della zona, impegnato a progettare prototipi che sarebbero diventati pezzi di storia: le turbine arrivavano dalla milanese Riva & Monneret, gli iso- latori da Richard Ginori, i cavi da Pirelli e i tralicci in ferro dalle Officine di Savigliano. Il 28 settembre 1898 la centrale entrò in esercizio: 120 anni esatti dopo è ancora in funzione, maestosa opera di ingegno civile e industriale che tuttora contribuisce a quel 7% di energia da fonti rinnovabili che Edison fornisce annualmente alla rete nazionale, con 90 impianti idroelettrici piccoli e grandi distribuiti su tutto il territorio, generatori del 70% di tutta la produzione “pulita” dell’azienda. Infatti, «a differenza delle centrali termoelettriche o a gas,
LA BERTINI È OPERA DI UN TERRITORIO E DELLE SUE AZIENDE, NOMI CHE FARANNO LA STORIA: RIVA & MONNERET, RICHARD GINORI, PIRELLI, OFFICINE DI SAVIGLIANO
che a un certo punto vanno smantellate o rinnovate integralmente, quelle idroelettriche hanno cicli di vita lunghissimi: la tecnologia nel tempo non è cambiata radicalmente e con interventi per proteggerle dall’erosione dell’acqua e dai fenomeni atmosferici durano una vita», spiega Marco Stangalino, Direttore della Divisione Idroelettrica e Fonti Rinnovabili di Edison. Una vita o più, considerato che la Bertini − dal nome del progettista Angelo Bertini − per un secolo esatto ha funzionato con lo stesso impianto originario, con soli interventi di manutenzione: il rinnovamento è avvenuto soltanto nel 1998. Da allora, in questa cattedrale che − insieme alle due sorelle sorte poco distante nella stessa epoca − fornisce energia a 90 mila famiglie, non lavora a tempo pieno più nessuno: gli ordini e i controlli si fanno da remoto. E 270 tecnici, un ristretto team tra i 5 mila dipendenti di Edison, monitorano e preservano questo tesoro. Storico, ma anche economico. «L’idroelettrico e il fotovoltaico sono le due linee su cui si concentra il nostro sforzo sulle rinnovabili che, in linea con la tendenza nazionale, di qui al 2030 dovranno contare per il 40% nel mix della nostra produzione di energia», prosegue infatti Stangalino. Uno sforzo che la società − 9 miliardi e 940 milioni di euro di fatturato nel 2017 − conta di raggiungere «sviluppando gli impianti mini-idro, sotto i 3 MWH di potenza, e il parco eolico, ma anche puntando sulle centrali idroelettriche di grandi dimensioni, da mantenere efficienti». Come l’eterna Bertini, irrinunciabile non solo per la sua storia. Se infatti i costi di realizzazione degli impianti idroelettrici sono troppo elevati per essere sostenuti senza i sussidi statali, che pagano tutti i contribuenti a mo’ di tributo contro l’inquinamento, l’impianto di Paderno d’adda, con i suoi 120 anni di vita già vissuta, non pesa sulla collettività: si limita, orgogliosamente, a servirla.
PER UN SECOLO ESATTO LA BERTINI HA FUNZIONATO CON L’IMPIANTO ORIGINARIO: DOPO IL RINNOVAMENTO, AVVENUTO NEL 1998, VI SI LAVORA SOPRATTUTTO DA REMOTO